Tecnologia

A Londra arriva Amazon Restaurants

  • Abbonati
  • Accedi
on demand economy

A Londra arriva Amazon Restaurants

(Afp)
(Afp)

Dopo un anno di rodaggio negli Stati Uniti Amazon Restaurants arriva a nel Regno Unito per consegnare la cena ai londinesi: il servizio per il momento non copre tutte le zone della città ed è riservato ai clienti iscritti al programma “Amazon Prime” che in Inghilterra costa 79 sterline.
Sul sito di Amazon i londinesi potranno scegliere tra i menù di 180 ristoranti etnici e stellati, che arriveranno a domicilio in un’ora: Al Wilkinson, il responsabile Amazon Restaurants per il Regno Unito, lo ha definito il «servizio ultra veloce».

La velocità - insieme alla varietà della scelta e all’affidabilità - sarà il campo su cui si combatterà la guerra delle consegne a domicilio: negli ultimi cinque anni il mercato dell’Europa occidentale per asporto e la consegna di cibo è cresciuto del 2,2% mentre i ricavi dei ristoranti sono sceso del 7,6%, secondo i dati di Euromonitor. Un mercato “appetente” che ha attratto diverse società, da JustEat a Deliveroo, fino a UberEats e Amazon Restaurants. La scelta di entrare in un settore florido ma già affollato non spaventa Amazon: «Amazon può ridurre il costo delle consegne abbinando le spedizioni da più ristoranti in posizioni analoghe», ha spiegato al Financial Times Neil Campling, analyst di Northern Trust Capital Markets.

Il servizio di consegna dei piatti provenienti dai ristoranti gestito da Amazon per adesso è attivo in quattordici città degli Stati Uniti (Manhattan, Seattle, Dallas, San Francisco, Los Angeles, Chicago, San Diego, Austin, Atlanta, Houston, Miami, Baltimore, Minneapolis, e Portland) e a Londra. Non ci sono notizie, per il momento, dell’attivazione del servizio in Italia, dove però il food delivery è in forte crescita: nel 2015 il giro d’affari stimato era pari a 400 milioni di euro. I player sono tantissimi, sia a livello nazionale che locale: alcune di queste sono nate in provincia e sono poi state acquistate da società estere, come nel caso di Cibando, ideata dal romano (ma coreano di origine) Guk Kim e acquisita da Zomato, o come Pizzabo, nata dall’idea di Christian Sarcuni, all’epoca 29enne di Matera, e poi finita dentro Just Eat (come Clicca e Mangia).

Come sopravvivere (e guadagnare) nella giungla della “on demand economy” ? In un articolo pubblicato sul Journal of Marketing sono stati identificati cinque parametri da rispettare:
Decision convenience: per avere successo in questo campo è importante rendere la scelta dei prodotti veloce e immediata, per esempio mostrando recensioni e classifiche in modo da permettere all’utente di prendere la migliore decisione in tempi rapidi;
Access convenience: la velocità è una delle priorità di chi acquista online e infatti è alla base del successo di Amazon Prime Now, che consegna la spesa in un’ora, o di Deliveroo, il cui claim è “A casa o in ufficio, in 32 minuti!”;
Transaction convenience: è utile permettere all’utente di pagare in maniera facile e sicura, attraverso carte di credito, PayPal o online wallets;
Benefit convenience: la “on demand economy” non è solo utile ma anche dilettevole, perché permette agli utenti di sentirsi “coccolati” e serviti. In questo senso, le aziende devo prestare attenzione al confezionamento per migliorare la user experience;
Post-benefit convenience: in questo mercato sopravvive solo chi riesce a crearsi un bacino di clienti fedeli. Cosa non scontata perché gli utenti sono spinti, da un lato, ad affidarsi a chi li ha soddisfatti e, dall’altro, a provare nuove esperienze. Ecco che quindi, secondo gli studiosi del Journal of Marketing, diventa importante rendere l’azione di riacquisto semplice e veloce, per esempio permettendo di salvare l’indirizzo di consegna e le modalità di pagamento, oppure permettendo di memorizzare gli acquisti precedenti.

© Riproduzione riservata