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Snapchat e le sue sorelle. Ecco le ex startup pronte a sbarcare a Wall…

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Snapchat e le sue sorelle. Ecco le ex startup pronte a sbarcare a Wall Street

(Ap)
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A giudicare da come sono cambiate le classifiche delle aziende di maggior valore al mondo negli ultimi quindici anni, si intuisce abbastanza facilmente che il comparto tecnologico ha saputo toccare le corde giuste. Soprattutto l’agglomerato californiano - dove le best company dell’hardware (come Apple) sono state affiancate da nuovi colossi come Facebook, Google ed Amazon - ha inciso in modo notevole sulla finanza mondiale.

Il debutto scoppiettante di Snap Inc. (la società madre di Snapchat) a Wall Street è una prova lampante delle nuove dinamiche e dei nuovi trend finanziari. L’economia basata sull’idea e non più sul fatturato. Snapchat ha chiuso il 2016 con un bilancio in profondo rosso. Il modello di business non è ancora chiaro. Anzi, le perplessità sono enormi. Eppure il debutto in borsa è stato un vero e proprio boom, con un valore schizzato in poche ore a 33 miliardi di dollari. Oggi le web company valgono circa il 6% di Wall Street, e il loro peso sul mercato azionario statunitense è più o meno triplicato rispetto a cinque anni fa.

La strada è delineata, insomma. Per questo vale la pena chiedersi chi sarà il prossimo Snapchat. I nomi più gettonati, al momento, sono tre: Uber, Airbnb e Viber. Tre aziende, tre storie, tre modelli di business abbastanza diversi.

Snapchat a Wall Street, i fondatori suonano la campanella

Uber e Airbnb

Dell’approdo a Wall Street di Uber e Airbnb si parla da tempo. Addirittura da prima che si iniziasse a paventare l’ipotesi Snapchat. Le due aziende con sede a San Francisco, però, non hanno ancora compiuto il grande passo. Nonostante tutto sembrano quelle più vicine. Va detto che quella di Uber è probabilmente l'Ipo più ambita dalla banche d'affari di Wall Street. La valutazione è spaventosa: 68 miliardi di dollari, grazie a nove round di finanziamento. Il CEO, Travis Kalanick, che recentemente ha lasciato la squadra dei consulenti di Donald Trump a causa del caos scoppiato dopo il “muslim ban”, non ha mai fatto mistero di voler posticipare il più possibile l’approdo a Wall Street. Del resto, Uber è alle prese con controversie legali ormai croniche in più Paesi. Una quotazione in borsa potrebbe rendere gli equilibri finanziari ancora più delicati. Molto dipenderà dal nuovo modello di business incentrato sulle auto a guida autonoma.

Discorso non troppo dissimile per Airbnb. Il colosso dell’affitto condiviso ha una valutazione di circa 30 miliardi, e a Wall Street sarebbe un boccone goloso. Un recente prestito da 1 miliardo di dollari da parte di alcune banche d’affari ha regalato nuovi indizi sulla possibile Ipo. Il modello di business, inoltre, si sta spingendo verso nuovi lidi (dalle guide turistiche ai voli). Ma anche qui le controversie legali, di tanto in tanto, generano scossoni preoccupanti. Meglio andarci cauti, insomma.

Viber

Poi c’è Viber, azienda proprietaria dell’omonima applicazione di messaggistica istantanea. Qualcosa di simile a WhatsApp, per capirci. È di proprietà della giapponese Rakuten, internet provider presente in tutto il mondo, con oltre quattordicimila dipendenti. Rakuten ha acquistato Viber nel 2014, per una cifra vicina ai 900 milioni di dollari. Lo stesso anno in cui Facebook ha acquistato WhatsApp per 19 miliardi. Il rilancio di Viber è cosa degli ultimi mesi, grazie a nuovo modello di business: l’eCommerce. All’interno della piattaforma di messaggistica, infatti, è spuntata un’icona dedicata allo shopping e i rumors danno per fatto un accordo con Macy, marchio di grandi magazzini. Inoltre pare molto vicino il passo per l’introduzione di servizi di home banking. Anche per questo una probabile Ipo di Viber sta diventando idea sempre più battuta dagli analisti.

Spotify, l’unica europea

Meno prossima rispetto alle prime tre, ma Spotify ha tutte le carte in regola per seguire le orme di Snapchat. Si tratta dell’unica startup made in Europa diventata unicorno. L’obiettivo, secondo diversi analisti, è quello di una Ipo nel 2018. Intanto il valore dell’azienda continua a crescere. E secondo fonti citate da TechCrunch, l’idea è quella di raggiungere una valutazione pre Ipo di 13 miliardi di dollari.

 

Twitter: @biagiosimonetta

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