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Deputato Usa contro Huawei e Zte: «Vietare le vendite alle agenzie…

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rischio spionaggio

Deputato Usa contro Huawei e Zte: «Vietare le vendite alle agenzie governative»

Foto AP
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Il nuovo disegno di legge che punta a vietare la vendita alle agenzie governative americane di dispositivi Huawei e Zte, smartphone naturalmente compresi, e di fornitori terze parti che utilizzano apparecchiature fornite dalle due aziende, risale alla scorsa settimana ed è a firma del deputato repubblicano Mike Conaway, membro della Camera dei Rappresentanti per lo Stato del Texas. Il bando che pende in capo ai due colossi cinesi ha un evidente finalità, quello della sicurezza nazionale. La norma, insomma, vorrebbe evitare che i device in questione possano consentire al governo di Pechino di approfittare di eventuali falle per spiare le comunicazioni di chi lavora nelle agenzie governative americane.

«Consentire a Huawei, Zte e ad altre aziende collegate di accedere alle comunicazioni riservate degli Stati Uniti vorrebbe dire introdurre la sorveglianza cinese in tutti gli aspetti delle nostre vite» ha scritto Conaway in una nota pubblicata sul proprio sito Web, precisando senza alcun rischio di fraintendimenti come questa proposta sia «perfettamente in linea con la politica del presidente Trump, che mira a mettere al primo posto gli interessi relativi alla sicurezza americana».

Il caso At&T e lo sfogo del Ceo di Huawei al Ces
La proposta di legge in questione (Defending U.S. Government Communications Act) interessa dunque solo gli enti che fanno capo all'amministrazione pubblica degli Stati Uniti ma non può non avere ripercussioni sul mercato privato. La crociata repubblicana fa infatti seguito alla rottura ufficiale dell'accordo fra Huawei e AT&T, uno degli operatori mobili più importanti del Paese, che avrebbe dovuto portare sul suolo americano l'ultimo nato della galassia smartphone del produttore, il Mate 10 Pro. L’azienda cinese era impegnata dalla scorso dicembre a tessere la rete degli accordi commerciali per distribuire il proprio catalogo di telefonini attraverso il canale dei carrier (dove viene acquistato, lo ha ricordato lo stesso Yu, il 90% degli smartphone). Cosa sta dietro l'improvviso dietro front di At&T? Pressioni politiche? Probabilmente.
La discussione sul presunto spionaggio che le aziende cinesi attuerebbero tramite la raccolta di dati sensibili è sempre molto attuale Oltreoceano e non sono ovviamente bastate le parole pronunciate a Las Vegas dal numero uno di Huawei («… Abbiamo vinto la fiducia degli operatori globali, di quelli europei e giapponesi. Serviamo più di 70 milioni di utenti in tutto il mondo. Abbiamo dimostrato la nostra qualità, la nostra privacy e la nostra protezione della sicurezza») a mettere tranquilli i senatori repubblicani.

La natura del bando
Ad ispirare il provvedimento dettato da Conaway ci sarebbe, secondo alcuni osservatori, il fatto che la multinazionale di Shenzhen utilizzi componenti proprietari per motorizzare i propri dispositivi mentre altre compagnie cinesi, per i prodotti destinati al mercato nordamericano, si affidano a fornitori più fidati. Il disegno di legge non prevede nello specifico un blocco commerciale totale dei dispositivi ma alza per l'appunto il muro sui servizi di telecomunicazione e sulle infrastrutture fornite dalle suddette compagnie alle agenzie governative. «È un problema che abbiamo analizzato per anni all'interno dell'House Permanent Select Committee on Intelligence (Hpsci)», ha aggiunto nella sua nota Conaway. «La minaccia è regredita dopo la pubblicazione di un report approfondito dell'Hpsci (House Permanent Select Committee on Intelligence, ndr), ma sta emergendo nuovamente ed è scenario molto preoccupante, perché il governo cinese sta cercando di compromettere l'integrità delle aziende americane, per spiare i nostri segreti più riservati».

Se la proposta verrà recepita e diventerà effettivamente legge oggi non è prevedibile. Certo è che rappresenta un ulteriore capitolo nella svolta “protezionistica” degli Usa e palesa in modo esplicito la diffidenza verso le compagnie cinesi da parte di una parte del Congresso Usa, quella più conservatrice. La stessa che diede vita all'indagine avviata nel 2012, accusando Huawei e gli altri colossi tecnologici cinesi di trasmettere volutamente, tramite le rispettive infrastrutture, informazioni sensibili a Pechino. Queste accuse, come ha scritto il Wall Street Journal ancora a inizio gennaio, sono tutt'altro che sopite e il divieto a tutte le agenzie centrali e locali di utilizzare software sviluppato dalla russa Kaspersky imposto dall'amministrazione Trump, per timori che gli antivirus contenessero delle “backdoor” in grado di inviare dati all'intelligence di Mosca, è un altro elemento della stessa strategia.

Gli impatti della nuova legge su Huawei
La penetrazione nel mercato Usa, per il colosso di Shenzen, è un passaggio obbligato per dare la scalata al trono degli smartphone. Oggi Huawei negli Usa controlla una quota di vendite molto risicata (inferiore all'1%) al cospetto di chi domina incontrastato, e cioè Apple (con oltre un terzo del mercato) e Samsung (con una market share del 18%). Il Mate 10 Pro e i prodotti a venire saranno comunque disponibili negli Usa, attraverso le più importanti catene di vendita online, da Amazona a Bestbuy ed altre catene online. Ma senza la spinta degli operatori la conquista del mercato americano resta improbabile anche per un marchio che nel 2018 è pronta a spendere 100 milioni di dollari in attività di marketing per accreditare il proprio marchio nel mercato a stelle e strisce.

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