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Dossier Facebook, ecco che cosa fare per difendere i nostri dati

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Dossier | N. (none) articoliFacebook e il datagate

Facebook, ecco che cosa fare per difendere i nostri dati

Sta suscitando molto scalpore in questi giorni la vicenda di Cambridge Analytica, un'azienda che ha raccolto tramite Facebook i dati personali di oltre 50 milioni di utenti e li ha usati come base per una serie di azioni rivolte a influenzare l'esito delle elezioni americane e del referendum inglese sulla Brexit. Quello che preoccupa le autorità garanti della privacy di mezzo mondo, però, è che questa raccolta è stata effettuata usando un'app installata da meno di 300mila utenti Facebook, sfruttando i meccanismi del social network per scavare nei loro post, nella loro lista degli amici e addirittura fuori dal social network. In altre parole, chi ha dato l'ok all'installazione dell'app ha consegnato nelle mani dell'azienda, oltre ai propri dati, anche quelli di amici e parenti, inclusi i loro gusti, gli interessi e le attività sociali.

Ma che cosa si può fare per evitare che la nostra privacy venga violata in maniera così estesa? Purtroppo, non molto se intendiamo continuare a usare i social network e a navigare sul web. Internet è, per definizione, un luogo dove chiunque è pienamente tracciabile a meno di mettere in atto una serie di misure eccezionali. Quel che è possibile è seguire alcune regole di base che limitino la nostra “impronta digitale”, ossia la quantità di tracce che lasciamo nella Rete.

Cosa sanno di noi i social network?
Innanzitutto, partiamo dal presupposto che Facebook, e i social network in genere, esistono solo perché riescono a fornire dei profili molto precisi dei loro utenti a cui vendere pubblicità. Per farci un'idea precisa di cosa questo significhi possiamo andare sulla pagina in cui viene raccolto tutto quello che Facebook sa di noi: la sezione delle inserzioni. Qui vediamo che ogni nostro clic viene catalogato e archiviato per costruire il nostro profilo.

Mettiamo un recinto attorno alle nostre attività
Ormai da anni Facebook ha messo a disposizione dei suoi utenti una serie di strumenti per limitare gli abusi sulla privacy, ma non sono in molti a usarli bene. Nel pannello delle impostazioni, troviamo una schermata dedicata alla gestione della privacy e un'altra al controllo dei tag, ovvero dei richiami alla nostra persona inserite da altri utenti. Qui dobbiamo mettere dei paletti a quello che gli altri utenti possono vedere di noi e a chi vengano mostrate le nostre informazioni. Se lasciamo le impostazioni su “tutti”, i nostri dati voleranno via fuori dal nostro controllo. Se iniziamo a essere più selettivi, la nostra privacy ne beneficerà. Tenete presente che nessuna di queste impostazioni può garantire che quanto postate non venga reso pubblico in qualche modo: l'unico modo per evitare fughe di dati è di non mettere online quello che non vogliamo venga divulgato.

Teniamo sotto controllo le app
Sempre nella schermata delle impostazioni, esiste una voce “app” che lascia sconcertati tutti quelli che la scoprono. Cliccandoci sopra, vedrete quali app di Facebook avete usato e cliccando su ogni app si accede a un resoconto dei dati che il creatore dell'app ha ricevuto nel momento in cui l'avete installata. Provvedete a scegliere cosa concedere e cosa no, ma con un grosso punto interrogativo: come noterete c'è una voce che recita “Rimuovi le informazioni raccolte dall'applicazione”; sotto c'è scritto che bisogna contattare lo sviluppatore e chiedergli di eliminare i dati che vi riguardano. Il problema principale è proprio questo: una volta che avete installato l'app, i vostri dati prendono il volo e non c'è garanzia di poterli eliminare dal web perché nessuno sa con certezza che uso ne è stato fatto né a chi siano, eventualmente, stati riceduti.

Perché l'app di un dispositivo di tv interattiva dovrebbe essere interessato al mio orientamento sessuale o alla lista dei miei amici? A proposito, se cancelliamo l'app, Facebook ci informa che i dati potrebbero essere ancora sul server dell'azienda e ci fornisce un link all'informativa privacy del produttore. Quando clicchi sul link, scopri che la pagina non esiste più

Leggiamo sempre le richieste delle app che installiamo
Quando installiamo una app, Facebook ci propone un elenco completo dei permessi che richiede. Prendiamoci dieci secondi e leggiamoli: scopriremo che molte volte decideremo di evitare l'uso di funzioni che risultano estremamente invasive. Inoltre, ricordiamoci che non basta cancellare una app per eliminare i dati che abbiamo consegnato al suo sviluppatore: bisogna fare una richiesta specifica e non è detto che verrà gestita in maniera soddisfacente.

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Installiamo un anonimizzatore web
Dal momento che Facebook e le sue app possono seguirci anche fuori dai recinti del social network, potrebbe essere una buona idea quella di usare un add-on come privacy Badger per evitare la maggior parte dei sistemi con cui le aziende spiano i nostri comportamenti online. Anche in questo caso non è garantita la completa immunità ai sistemi spia, ma la parola d'ordine è «ridurre la nostra impronta digitale», dal momento che eliminarla completamente è quasi impossibile. Inoltre, gli anonimizzatori impediscono l'uso di alcune funzioni che sono a volte indispensabili ai siti per funzionare correttamente e, quindi, cercare di rendersi invisibili rischia di tagliarci fuori da una parte del web. Ma vogliamo davvero far parte di tutta la grande Rete quando il prezzo da pagare è rinunciare a tutta la nostra privacy?

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