Sono in arrivo blister che “parlano” con le app dei telefonini. Nella confezione del farmaco ci sarà infatti un circuito invisibile che manda un segnale ogni volta che si prende una compressa. Così sia il medico sia il paziente posssono monitorare l’aderenza alla terapia. È l’ultima innovazione, in ordine di tempo, dei cosiddetti “beyond the pill”, ovvero i servizi “al di là della terapia” che vengono offerti dalle farmaceutiche direttamente ai pazienti con l’obiettivo di semplificare l'accesso alla salute, educare in modo responsabile nel percorso della propria salute, motivare ciascuno a prendersi cura di sé.
Ma è anche una metafora di quello che è oggi il settore della salute, sempre più digitalizzato e personalizzato, dove il perimetro delle aziende farmaceutiche rispetto alle Big tech (come Amazon, Google, Apple, ecc) è sempre più sfumato e si avvia verso una grande intersecazione. Quella che in apparenza sembra un’invasione di campo è in realtà una proficua collaborazione, dove ogni azienda applica i propri punti di forza strategici per risolvere le sfide sanitarie coprendo insieme tutta la “filiera”: dall’attività di prevenzione al post-trattamento, con servizi che stanno dietro la terapia.
Ma queste partnership naturali trovano la loro massima espressione nella medicina di precisione, nata grazie alle sinergie tra scienza e tecnologie. «Oggi nelle pipeline dell’industria del Pharma il 50% dei nuovi farmaci sono per la terapia personalizzata, e nell’oncologia arriviamo al 70 per cento - precisa Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria e ad di Janssen Italia - Senza la collaborazione con le Big tech che mettono a disposizione big data e intelligenza artificiale saremmo ancora al palo».
L’arrivo della tecnologia ha dunque portato innovazione nella produzione del farmaco, nel dialogo con il malato e nella ricerca facendo fare in poco tempo passi da gigante. «Il futuro sarà integrato e si giocherà sugli accordi tra aziende digitali e aziende farmaceutiche - sottolinea Luigi Boano, general manager Novartis Oncology Italia - Le aziende del mondo digitale consentono alle farmaceutiche di aumentare le loro conoscenze e di produrre nuovi farmaci. Questa la via del futuro».
«Tecnologia e scienza devono essere complementari e fornire servizi che migliorino la qualità della vita delle persone perché al centro c’è una domanda di salute sempre crescente, fluida ed evoluta - spiega Fabio Mazzotta, general manager della Business unit consumer healthcare di Sanofi -. Quindi un’alleanza che permetta di analizzare in tempo reale un’enorme quantità di informazione e che possa rendere più efficace il processo di ricerca e perfezionamento delle cure è una grande opportunità. In questa logica il farmaco potrebbe e dovrebbe smettere di essere solo un prodotto, ma parte di un percorso terapeutico, che dialoga con i sistemi della diagnostica, i dispositivi, i servizi digitali per offrire contenuti personalizzati, fruibili in ogni momento, basati su algoritmi di intelligenza predittiva, che offrono soluzioni anticipate ai bisogni di cura».
E in questo cambio di paradigma si apre lo spazio non solo per i giganti del web, ma anche per quelle startup che offrono servizi distintivi nell’ambito della salute. «Roche ha recentemente comprato l'intero pacchetto azionario dell'americana Flatiron Health per un valore commerciale di quasi due miliardi di dollari - dice Maurizio de Cicco, presidente e amministratore delegato Roche Italia -. Con questa operazione possiamo offrire una piattaforma per lo scambio di informazioni sui pazienti oncologici utilizzata al momento da 265 cliniche specializzate nella lotta contro il cancro, sei centri di ricerca accademica di primo piano e 14 tra le prime 15 aziende attive in campo oncologico a livello globale».
Resta in dubbio la fiducia dei pazienti in termini di privacy nei confronti delle piattaforme dei colossi del web, ma è anche vero che se i vantaggi si traducono in nuove cure tale concessione non dovrebbe incontrare ostacoli.
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