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    Dossier | N. 40 articoli I lavori del futuro

    Ecco come le tecnologie cambiano il lavoro: l’ufficio presto sarà ovunque

    Le tecnologie che cambiano il lavoro. Il digitale che trasforma le nostre vite, le nostre abitudini. L'ultima fotografia scattata da Idc, nel rapporto Future of Work, non lascia spazio ai dubbi: tecnologie intelligenti e generazioni digitali trasformeranno per sempre il lavoro, al punto che le aziende dovranno cambiare anche il modo di misurare i dipendenti. Quella che si prospetta, insomma, è una vera e propria rivoluzione aziendale nel momento in cui l'intelligenza artificiale entrerà più in profondità nei processi operativi e le prime generazioni digitali, i millennial, inizieranno a rappresentare la quota maggiore della forza lavoro. Ovvero nell'arco dei prossimi due o tre anni.

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    L'ufficio è ovunque
    Entro il 2021 – secondo lo studio di Idc - il 60% delle aziende Global 2000 (le più grandi aziende quotate al mondo) adotterà quello che la stessa società di analisi definisce Future WorkSpace, ovvero un nuovo concetto di spazio di lavoro «in grado di migliorare l'esperienza e la produttività dei dipendenti attraverso un ambiente fisico e virtuale più flessibile, intelligente e collaborativo». Lo spazio di lavoro futuro non sarà «statico o a orari prestabiliti», ma sarà «ovunque, in qualsiasi momento, su ogni device, mutuando l'inclinazione di millennial e nativi digitali».
    E il ruolo dell'intelligenza artificiale sarà determinante. Perché nonostante ad oggi le tecnologie AI siano perlopiù utilizzate per ottimizzare il consumo di risorse sul posto di lavoro (luci, aria condizionata ecc.), nuovi strumenti intelligenti come risponditori predittivi, UI vocali o sistemi di videoconferenza automatizzati «aiuteranno i dipendenti a diventare più produttivi nel giro di pochi anni».

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    Cambiano le risorse umane
    Secondo IDC, la trasformazione dell'ambiente di lavoro, e della cultura del lavoro più in generale, «costringerà le aziende a cambiare anche il modo di reclutare e misurare i propri dipendenti». La ricerca dice che entro il 2022 il 35% delle aziende sostituirà i tradizionali e datati KPI con i KBI (key behavioral indicator) per misurare la collaborazione, la comunicazione, la capacità di risolvere i problemi, i risultati e gli obiettivi del proprio personale. Le metriche legate alla produttività saranno quindi «affiancate da metriche più moderne che una volta sarebbero state considerate pure “soft skill” (cioè non misurabili quindi meno importanti), ma che oggi sono ritenute essenziali per raggiungere quei livelli di produttività necessari per soddisfare le richieste dei clienti».

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