Bari pagherà 20 centesimi a chilometro chi va al lavoro in bicicletta in modo da alleggerire il traffico cittadino. Ma come essere sicuri delle distanze effettivamente percorse? A certificarlo sarà Pin Bike, un piccolo device da agganciare al mozzo della ruota che si attiva con la velocità e con il movimento rotatorio in modo da tagliare le gambe ai furbetti.
La stessa startup che ha progettato questo sistema innovativo di monitoraggio e incentivazione della mobilità a due ruote propone anche un servizio di carpooling. Così come Up2Go, che si concentra proprio sui servizi di condivisione dei viaggi al servizio delle aziende e delle community territoriali incentivando una mobilità smart che possa far “guadagnare” l’impresa in termini di welfare e di bilancio di sostenibilità. Il carpooling può anche essere esclusivamente elettrico, come nel caso di No Fuel che raggruppa diversi servizi con autovetture e van tutti indipendenti dai combustibili fossili.
Allo stesso tempo la mobilità urbana si integra sempre più con sistemi di sharing di scooter elettrici, come quelli di GoVolt, partita da poco a Milano con una cinquantina di mezzi, riconoscibili per il design originale e il colore verde-nero, abilitati al trasporto di due persone: la startup ha in programma di allargarsi a Bologna e Torino entro l’anno.
Non c’è dubbio che parta dalla mobilità integrata all’insegna della sostenibilità la sfida delle smart cities, delle aree metropolitane chiamate a diventare piattaforme territoriali di sviluppo mettendo insieme l’innovazione delle aziende e la capacità di visione delle amministrazioni locali. Al tema delle aree urbane è dedicata una delle aree tematiche in cui si è dipanata la due giorni di Connext, l’incontro di partenariato industriale organizzato da Confindustria a Milano per rafforzare l’ecosistema del business in una dimensione di integrazione e contaminazione tra i vari attori dell’ecosistema.
Già oggi nelle aree urbane vive più della metà della popolazione mondiale, che si concentra in spazi attorno al 3-4% della superificie terrestre: le città producono circa l’80% della ricchezza globale, ma allo stesso tempo consumano il 90% delle risorse e producono il 75% delle emissioni di CO2.
«La progressiva polarizzazione di popolazione e risorse nelle città ha ricadute positive in termini di concentrazione delle risorse economiche e culturali - sostiene Stefano Boeri, architetto e urbanista - ma anche effetti estremamente negativi per i consumi e l’impatto ambientale: le città sono la causa prima del climate change, ma ne sono anche la prima vittima. Ma c’è anche la possibilità che possano rappresentare la soluzione». Boeri, che insegna al Politecnico di Milano e dirige anche il Future City Lab alla Tongji University di Shanghai, ha dedicato al tema delle aree urbane uno degli interventi di visione di Connext, sottolineando come una delle soluzioni passi attraverso la “riforestazione urbana”, con la piantumazione di nuovi alberi ma anche mediante edifici innovativi come il suo iconico Bosco verticale di Milano.
Ma la questione ambientale è solo uno degli aspetti, necessario da affrontare ma non sufficiente per risolvere: «È indispensabile una visione integrata, olistica, che affronti allo stesso tempo la questione dei consumi energetici con quello delle fonti, quello delle emissioni e della mobilità con l’alimentazione e il consumo di suolo - ha proseguito Boeri -: dobbiamo farlo nelle strutture urbane già esistenti, ma allo stesso tempo dobbiamo pensare le nuove città con soluzioni smart “by design”, fin dalla progettazione».
In questa logica le imprese, con un atteggiamento fattuale e propositivo, sono essenziali per lo sviluppo delle smart cities al pari delle amministrazioni locali che sappiano puntare nella direzione della progettazione e della visione.
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