Partiamo dalla fine: la leadership di Mark Zuckerberg non vacilla. Eppure, dentro Facebook, qualcosa si è rotto. Il potere nelle mani del Ceo - che pur detenendo il 13% delle azioni, ha il 58% di diritti sul voto, blindando ogni decisione – sta diventando un argomento spinoso, anno dopo anno. I casi Cambridge Analytica e Russiagate hanno minato una stabilità apparente che andava avanti da tempo. E negli ultimi 12 mesi, in più occasioni sono emerse crepe evidenti, con la posizione di Zuckerberg che è apparsa meno salda che in passato.
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Licenziate Zuckerberg
L'ultima prova la si è avuta in questi giorni, con un'infuocata riunione degli investitori andata in scena giovedì scorso
all'Hotel Nia di Menlo Park. Qui, l'associazione Fight for the Future ha lanciato la campagna “Fire Mark Zuckerberg”, con
tanto di proiezione sulla facciata dell'albergo e hashtag sui social network. Il grido “Licenziate Zuckerberg” ha fatto un po’ il giro della rete.
Gli investitori della più grande piattaforma di social media al mondo sono stati chiamati a votare su otto proposte. Fra queste, alcune raccomandavano di introdurre un presidente indipendente del consiglio di amministrazione, altre di rivedere la struttura di doppia classe di partecipazione azionaria in modo che i diritti di voto extra concessi agli amministratori venissero rimossi. Ma i risultati dicono che tutte le proposte sono state respinte. Anche perché a votarle, e con potere decisionale di maggioranza, è stato lo stesso Zuckerberg, che - come successo già in passato – ha respinto ogni attacco alla sua leadership.
Fuoco incrociato sul Ceo
La posizione di Zuckerberg, dunque, non vacilla. Ma nei confronti del Ceo, durante la riunione degli investitori, si è scatenato un fuoco incrociato da non sottovalutare.
«Non è saggio avere così tanto potere concentrato nelle mandi di una sola persona», ha dichiarato Jonas Kron, vicepresidente
senior di Trillium Asset Management, che ha presentato la proposta di un candidato indipendente in sostituzione di Zuckerberg
come presidente. La mozione di Kron ha ricevuto il sostegno del revisore dei conti di New York City e dei tesorieri dell'Illinois,
del Rhode Island e del Connecticut, tra gli altri.
Momenti di imbarazzo si sono vissuti quando Natasha Lamb, socio dell’azionista attivista Arjuna Capital, ha chiesto a Zuckerberg
se fosse stato disposto a cedere parte del suo potere. Il Ceo di Facebook, a quanto pare, ha preferito non rispondere. Un
altro azionista ha chiesto a Susan Desmond-Hellmann, direttore indipendente di Facebook, la possibilità di convocare una sessione
esecutiva senza Zuckerberg presente per discutere del suo “licenziamento”. La risposta è stata abbastanza chiara. La Hellmann
ha detto di non avere alcuna intenzione di convocare questa riunione, aggiungendo che lei e il Cda sono «a proprio agio con
l'ambiente operativo attuale».
Perché comanda Zuck
Ma perché la leadership di Mark Zuckerberg, nonostante tutto, non è a rischio? Il 35enne californiano è Ceo e fondatore di Facebook. E nonostante negli anni la partecipazione azionaria della società si
sia via via diversificata, con un numero crescente di investitori, il papà di Facebook ha tenuto per sé il 13% di azioni.
Un numero che non gli consentirebbe di avere il controllo sull'azienda, se non fosse che le azioni in mano a Zuckerberg sono
definite di “classe B”, e il loro valore è più o meno 10 volte una singola azione normale. Questo consente al Ceo di poter
blindare ogni sua decisione e di avere il pieno controllo su Facebook Inc.
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