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Palermo, i tesori nascosti dell'arte moderna

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Palermo, i tesori nascosti dell'arte moderna

L'autoritratto di Renato Guttuso, esposto nella Galleria d'arte moderna
L'autoritratto di Renato Guttuso, esposto nella Galleria d'arte moderna

Per un'imperdonabile svista, il Cavaliere Louis de Jaucourt, braccio destro del filosofo Diderot e redattore dell'Encyclopédie, nella monumentale edizione del 1765 citò Palermo come "città inesistente". Appresa la notizia, scoppiò un vero e proprio putiferio. Il Viceré Duca Giovanni Fogliani di Aragona ordinò immediatamente ad archivisti, bibliotecari, storici, studiosi di patrie memorie e dotti di ogni genere, di raccogliere documenti onorifici, mappe incisioni, stampe, volumi e quant'altro comprovante l'esistenza della città e di affidare al Marchese Villanova, tra i pochi a conoscere il francese, il compito di consegnare il tutto a Jean Baptiste d'Alambert e chiedere le scuse del superficiale Jaucourt.
Non vorremmo che ancora oggi si ripetessero errori del genere e l'occasione di un fine settimana nel centro storico della città più fascinosa della Sicilia, riporterebbe sicuramente alla memoria tante cose utili al viaggiatore.

Tra queste vi è sicuramente il Complesso Monumentale di Sant'Anna, sede della Civica Galleria d'Arte Moderna. Si tratta di un antico convento incastonato tra piazza Rivoluzione, Via Aragona e Palazzo Gangi, nel suq arabo di el-Attarin ("mercato dei droghieri"), dove sono oggi custoditi i tesori artistici dell'Otto e Novecento siciliano, quello più autentico e luminoso di Francesco Lo Jacono fino a quello Liberty e Modernista che fece di Palermo una delle città europee più alla moda. A volere la nascita della Civica Galleria fu, quasi un secolo fa, l'allora assessore del Comune di Palermo, Empedocle Restivo (al quale fu, poi, dedicata), insigne giurista ed appassionato cultore delle arti. Nel corso della seduta del Consiglio comunale che si tenne il 28 marzo 1906, l'istituzione del museo fu approvata, e quattro anni dopo, il 24 maggio 1910, la Civica Galleria d'arte moderna venne inaugurata dal re Vittorio Emanuele nella sede allora ritenuta più idonea e prestigiosa, anche se considerata provvisoria, cioè l'elegante Ridotto del Teatro Politeama, realizzato nel 1874 da Giuseppe Damiani Almeyda nel cuore della città moderna.

Al Ridotto, l'esposizione delle opere si svolgeva nei due saloni in stile pompeiano, affrescati da Giuseppe Enea, Rocco Lentini ed Enrico Cavallaro, e nelle sale e salette che si succedevano fra questi due enormi ambienti (per un'estensione totale di 2 mila mq, con 220 metri di pareti utilizzabili). Nata dalla collaborazione tra l'Amministrazione comunale e i privati, la Civica Galleria d'arte moderna, negli anni successivi alla sua istituzione, venne gestita da una deputazione formata da esponenti delle banche, dell'imprenditoria locale e del mondo della cultura, che poteva contare sui fondi erogati dal Comune e dagli sponsor privati, e che stabilì rapporti costanti con le principali rassegne d'arte d'Europa, garantendo partecipazioni alle varie edizioni della Biennale di Venezia e alle esposizioni di Londra e Parigi. Nel giro di quattro anni dalla sua istituzione, la Galleria poteva contare su un patrimonio di opere, allora cospicuo, del valore di 100 mila lire.

Era la Palermo del primo '900, la città dei Florio, della grande Esposizione Nazionale del 1891-92, meta di principi e regnanti di tutta Europa; una città che contava una rilevante schiera di artisti e artigiani di notevole qualità, guidati dal geniale Ernesto Basile, tra i protagonisti dell'architettura europea (autore, assieme al padre Giovan Battista Filippo, del Teatro Massimo). A promuovere anche a Palermo un'Esposizione nazionale fu lo scultore palermitano Ettore Ximenes (nella Galleria si può vedere il suo Ecce Mater), intorno al quale si formò un comitato promotore composto da artisti, uomini politici, rappresentanti dell'alta borghesia imprenditoriale e di quella aristocrazia illuminata attenta ai nuovi fermenti culturali.

E a costituire il primo nucleo della collezione del futuro museo di via Turati furono proprio le opere che restarono a Palermo dopo la chiusura della storica Esposizione, allestita nei grandi padiglioni progettati da Basile e realizzati negli ex aranceti del principe di Radaly (circa 130 mila mq tra via Libertà, il Teatro Politeama Garibaldi e via Dante). Fu in questo stimolante clima di entusiasmo dettato dalla volontà di dare alla città un volto sempre più europeo, che vennero raccolte le opere dei migliori pittori e scultori siciliani tra '800 e '900, tra i quali Francesco Zerilli, Giuseppe Sciuti, Giovan Battista Carini, Francesco Lojacono, Antonino Leto, Michele Catti, Ettore De Maria Bergler, Giuseppe Patania, Tommaso Riolo, Salvatore Lo Forte, Filippo Liardo, Andrea D'Antoni, Paolo Vetri, Onofrio Tomaselli, Pietro De Francisco, Valerio Villareale, Benedetto De Lisi, Mario Rutelli, Antonio Ugo, Benedetto Civiletti, Ettore Ximenes, Domenico Trentacoste, Vincenzo Ragusa. Oltre alle opere di Gioacchino Toma, Domenico Morelli, Antonio Mancini. In seguito, ad arricchire la Civica Galleria furono le numerose donazioni (importante quella dell'erudito Edoardo Alfano, nel 1918), alcuni cospicui lasciti e gli acquisti effettuati in occasione delle principali rassegne d'arte europee, che portarono a Palermo opere come Ritratto di Signora di Lino Selvatico, considerato fra i migliori documenti della ritrattistica della Belle époque, e la Danzatrice velata, eterea scultura di Amleto Cataldi, fino a poco tempo fa esposta nel foyer del Teatro Politeama.

Altre acquisizioni riguardarono opere di Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo, Camillo Innocenti, Francesco Ciusa, Franz von Stuck, Ettore Tito. Negli anni Trenta, l'attenzione si rivolse all'arte contemporanea che, nonostante l'esiguità degli spazi, riuscì ad essere ben rappresentata grazie ad alcune preziose donazioni e ad oculati acquisti che la Civica Galleria effettuò tra il 1935 ed il 1937. Tra questi, Gli scolari di Felice Casorati, Il tram di Mario Sironi, Le nozze di Massimo Campigli, l'Autoritratto del giovane Renato Guttuso e il suo ritratto modellato da Nino Franchina. E in Galleria sono presenti, ancora, opere di Carlo Carrà, Francesco Trombadori, Pippo Rizzo, Vittorio Corona, Giovanni Varvaro, Antonio Salvatore Guarino, Alberto Bevilacqua, Francesco Camarda, Mimì Lazzaro, Gianbecchina, Lia Pasqualino Noto, Elio Romano, Pietro Consagra, Silvestre Cuffaro, Michele Dixit, Giovanni Rosone, che costituiscono una significativa rassegna del Novecento italiano. Dopo decenni di silenzio in fatto di acquisizioni, l'Amministrazione ha acquistato la Torre del Tempo di Emilio Tadini (collocata ai Cantieri culturali alla Zisa) e La rotta dei Catalani di Emilio Isgrò (a Palazzo Ziino), ed ha ricevuto la donazione di un dipinto di Totò Gregorietti degli anni Venti (nella Civica Galleria).

Da ricordare che anche le sculture in gesso esposte nella Gipsoteca di Palazzo Ziino provengono dalla Civica Galleria d'arte moderna. Tra le più importanti mostre realizzate negli ultimi anni al Ridotto del Politeama, quelle dedicate ad Ettore De Maria Bergler, Giuseppe Sciuti, Salvatore Gregorietti, Mario Rutelli, Giuseppe Patania, Salvatore Lo Forte, Michele Catti, Rocco Lentini, Antonino Leto, Pippo Rizzo.

Per saperne di più e per organizzare il vostro viaggio consultate la pagina degli indirizzi.

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