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Istanbul, segnali di nuovo: una moschea al femminile

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Istanbul, segnali di nuovo: una moschea al femminile

Istanbul, un particolare interno della moschea di Sakirin
Istanbul, un particolare interno della moschea di Sakirin

Zeynep Fadıllıoğlu è una giovane signora bionda, figlia di una delle grandi famiglie dell'aristocrazia laica di Istanbul. Ma è anche uno dei più apprezzati architetti turchi, conosciuta a livello internazionale soprattutto dopo il successo del Chintamani, un ristorante da lei disegnato e aperto a Londra nel 2002. Insieme ad alcuni colleghi e creativi ha fondato lo Studio ZF Design, specializzato nell'ideazione di alberghi, ristoranti e night club. La loro carta d'intenti ha una missione precisa: creare ponti culturali tra Oriente e Occidente.

«A Istanbul», dichiara Zeynep, «ho firmato alcuni alberghia cinque stelle e ho progettato La Brasserie di Nişantaşi (Abdi Ipekçi Caddesi 23/1, tel. 0090-212343044344, aperta dalle 10 a mezzanotte), il quartiere più trendy della città». Tra i ristoranti da lei progettati, quello che riscuote maggiore successo è l'Ulus 29 (Adnan Saygun Cad. Ulus Park Içi Ulus, tel. 0090-2123582929). «Le due cose più straordinarie però», si schermisce Zeynep, «non le ho fatte io. La stupefacente vista sul Bosforo e lo splendido menu. Ci sono ottimi piatti della cucina turca e internazionale, anche se io per la verità ordino sempre l'ottimo sushi…».

Dalle riviste di architettura, da qualche mese, il suo nome è passato sui quotidiani internazionali perché è sua la grande Moschea di Şakirin,la prima al mondo ideata da una donna. «Quando la famiglia turco-saudita Sakir mi ha commissionato questo lavoro ero davvero incredula. Capivo che si trattava di un privilegio, ma ero così spaventata che ho persino pianto. Volevo creare qualcosa di innovativo, che mescolasse insieme elementi contemporanei e della tradizione. Volevo coinvolgere i sensi dei fedeli: un'idea che mi ha tolto il sonno per molte notti. A ogni fase abbiamo consultato teologi, storici dell'arte e artisti, in modo da non offendere nessuno. E la sorpresa è stata che, strada facendo, abbiamo scoperto che le persone più colte tra gli islamisti erano più aperte di quanto non lo fossi io».

La moschea è nella parte asiatica della città, in quell'enorme segmento urbano dove sono ubicati quartieri molto religiosi, come Üsküdar. Questo non ha impedito a Zeynep di ideare un progetto fuori dagli schemi della tradizione. Gli interni sono una sapiente miscela di metallo e vetri, di disegni tradizionali e forme d'avanguardia. L'entrata è dominata da una sfera metallica creata dal designer inglese William Pye, mentre il centro della moschea è occupato da un gigantesco lampadario di vetro prodotto in Cina: gocce di vetro che, come le parole di Allah, scivolano sui fedeli.

Zeynep si autodefinisce musulmana nell'identità e saltuariamente si reca in una moschea per raccogliersi. Nella sua, la parte riservata alle donne è spaziosa. E la separazione dall'area maschile è meno netta. «A volte ho notato che in alcune moschee la zona femminile è relegata non lontano dai bagni. Nella mia invece volevo che le donne si sentissero uguali agli uomini e che non ci fossero differenze. Nell'Islam non credo che ci sia una differenza tra uomo e donna e anche
nel Corano non ce n'è alcuna. Si tratta di tradizione, che resta dietro le interpretazioni di ciascuno».

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