Sono passati 150 anni, ma a Marsala sembra che Giuseppe Garibaldi sia sbarcato ieri. Le sue fotografie con il cappello di sbieco riempiono la città, come fosse una star di oggi. Ovunque basta alzare la testa per leggere una targa: qui l'Eroe dei due mondi ha dormito, ha mangiato, ha bevuto. Partiti da Quarto e vestiti con le loro camicie rosse, i garibaldini scelsero Marsala per il loro sbarco sulle coste siciliane, l'11 maggio 1860. Scelta felice, anche perché il loro arrivo venne coperto dalle navi da guerra britanniche, presenti nel porto per proteggere le cantine inglesi di produzione del vino Marsala. Così la storia di Giuseppe Garibaldi e dell'Unità d'Italia si lega a doppio filo con quella della città e con il suo vino più celebre.
UN ASSAGGIO DI STORIA
Una visita in quest'angolo di Sicilia non può prescindere né dal ricordo dello sbarco, né da un assaggio di Marsala, fiore all'occhiello della città. Il luogo ideale per fare la conoscenza di questo vino liquoroso Doc sono senza dubbio le Cantine Florio, luogo storico di produzione. Fu proprio Vincenzo Florio a fondare, nel 1833, la prima cantina italiana di produzione del Marsala, fino ad allora appannaggio degli inglesi, Ingham e Whitaker su tutti. A "scoprire" il Marsala, o meglio il suo antesignano Perpetuum, era stato un commerciante di Liverpool, John Woodhouse, nel 1773, quando approdò nel porto della città e ne iniziò la commercializzazione, riscuotendo un grande successo in Inghilterra. Una cinquantina di anni più tardi, Florio insediò il suo baglio proprio a ridosso delle cantine dei suoi rivali britannici e iniziò la produzione di Marsala in concorrenza con loro.
Botte dopo botte, visitando le cantine, si assapora questa lunga storia. Anche qui si incontra una targa che ricorda il passaggio di Garibaldi. Porta la data 1862, quando, terminate le sue imprese, l'eroe si concesse un vero e proprio tour per la penisola. Si diceva fosse astemio, ma, quando assaggiò il Marsala, ne trovò particolarmente gradevole la variante dolce, che da allora porta il nome di Garibaldi superiore. Nei lunghi corridoi i fusti di rovere riposano, resistendo al tempo che passa. I più antichi risalgono al 1943. Ce ne sarebbero di più vecchi se le cantine Florio non fossero state bombardate durante la Seconda Guerra Mondiale. Per andare più indietro nel tempo, basta entrare nella piccola enoteca storica: un vero e proprio tempio del Marsala dove, fra le bottiglie impolverate, si trovano veri cimeli, come quella del 1920 realizzata per il mercato americano. Erano gli del proibizionismo e per aggirare i divieti il Marsala veniva venduto come medicina, con tanto di misurino abbinato.
IN GIRO PER CANTINE
Poi arriva la parte più piacevole, l'assaggio. Vergine, Fine e Superiore sono i tre tipi di Marsala che si distinguono in base agli anni minimi di invecchiamento. Il Vergine è quello che richiede più pazienza: devono passare almeno cinque anni prima che venga imbottigliato. Dieci se si parla di riserva. E il suo sapore è più secco e speziato, adatto sia ai dolci sia ai formaggi, oppure a cibi dai sapori forti, come la bottarga e il pesce affumicato. Le varianti semi-secche e dolci, invece, sono ideali vini da dessert. Non è questa l'unica cantina della zona. Sono 11 le aziende che fanno parte del Consorzio del Vino Marsala e tra queste sei risalgono all'Ottocento. Con l'aiuto del Consorzio si può organizzare un vero e proprio tour del vino attraverso le cantine della città: Pellegrino, Intorcia, Casano, Martinez, solo per fare qualche nome.
MARSALA, UNA PASSEGGIATA NEL CENTRO STORICO
Il tour attraverso il centro storico della città non può che cominciare da Porta Garibaldi. Imboccata la via omonima, in direzione della Chiesa Madre, ci si trova sulla destra un pittoresco mercato alimentare dove si possono trovare tutti i prodotti gastronomici siciliani (aperto tutte le mattine eccetto la domenica). Dalla frutta profumatissima al pesce che viene dalla vicina Mazara del Vallo. Odori e colori fanno girare la testa. La strada prosegue verso la Chiesa Madre, dedicata a San Tommaso di Canterbury. Il motivo per cui venne la chiesa più importante di Marsala venne intitolata a questo santo straniero risiede in una vicenda antichissima, risalente alla fine del 1100. Una nave inglese era in viaggio per portare a Canterbury i materiali per la costruzione di un tempio dedicato al santo, ma a causa di una tempesta si rifugiò nel porto di Marsala. L'avvenimento venne interpretato come una volontà divina di erigere la chiesa non in Inghilterra, bensì in Sicilia: marmi e colonne trafugati dalla nave servirono quindi per la costruzione della Chiesa Madre. Poi si aggiunse l'intervento dei Gagini, Antonello e Domenico in particolare, che nel Settecento furono fra i principali artisti incaricati di arricchirne la struttura. Il risultato è un'interessante commistione di romanico e barocco. Proprio alle spalle di questa chiesa il Museo degli arazzi, che custodisce un ciclo di otto preziosissimi arazzi fiamminghi che il cardinale Antonio Lombardo volle regalare alla sua città natale nel 1589. Fu la regina d'Inghilterra Maria I Tudor, figlia di Enrico VIII, nota anche come Maria la Sanguinaria, a donarli al cardinale come buonuscita, per i suoi uffici come cappellano di corte.
TRAPANI E DINTORNI
Sono solo 25 i chilometri che separano Marsala da Trapani. Prima di arrivare nel capoluogo, una piccola deviazione permette di visitare le Saline di Paceco. Vasche rosa e deliziosi mulini a vento che fanno pensare di essere in Olanda. Arrivati nel porto di Trapani, all'ombra della statua dell'immancabile Garibaldi, ci si trova davanti a un bivio: rimanere in città o proseguire per le isole Egadi. Il consiglio è di fare entrambe le cose. Bastano pochi minuti, dal porto di Trapani, per arrivare a Favignana, Levanzo e Marettimo (Siremar e Ustica Lines sono le linee navali che partono quotidianamente per le isole). Ognuna di esse merita un'attenzione particolare, specialmente d'estate quando vale la pena di spingersi, via mare o via terra, fino alle calette più belle, come la superba Cala Rossa di Favignana, isola famosa anche per le tonnare, benché il sanguinoso rito della mattanza non sia più praticato. Per acquistare dell'ottimo tonno, però, si può tornare anche a Trapani dove sono molti i negozietti di gastronomia che vendono le specialità realizzate con quello che viene definito "il maiale del mare", proprio perché nessuna delle sue parti viene buttata via.
Fra un acquisto e l'altro, vale la pena godersi la passeggiata nel centro storico di Trapani, impreziosito da decine di palazzi dalle facciate come merletti e il quartiere Palazzo, con le sue stradine strette, edificato dagli spagnoli nel Trecento e rivisitato in epoca barocca. Il centrale corso Vittorio Emanuele è il salotto buono della città, un'area pedonale che culmina con la facciata barocca di Palazzo Cavarretta, sede del municipio. Ed è sempre da Trapani che parte la funivia che porta a Erice. In pochi minuti si sale fino a toccare le nuvole, verso un incantevole borgo medievale intatto che dall'alto domina tutta la provincia. È solo da qui, dall'alto, che si riescono ad abbracciare con un solo sguardo tutte le meraviglie che questi luoghi regalano.
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