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A spasso nella Parigi dei misteri

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A spasso nella Parigi dei misteri

Louvre (foto Associated Press)
Louvre (foto Associated Press)

Si potrebbe iniziare dalla Papeterie Joseph Gilbert, al 26 di boulevard Saint-Michel. Per comprare uno dei grandi quaderni su cui Umberto Eco disse di aver abbozzato Il nome della rosa. Ovvero, il romanzo che ha innescato il trionfo del thriller storico e, passando dal Pendolo di Foucault dello stesso Eco o dal Codice da Vinci di Dan Brown e i suoi mille cloni, della moda globale della Parigi dei simboli e dei misteri. Con il quaderno in una tasca (servirà per gli appunti), nell'altra mettete una copia de Il cimitero di Praga, nuovo omaggio del semiologo di Alessandria alla capitale francese, e bestseller del 2010. Intendiamoci, Parigi è centro di pellegrinaggi misterici da quasi 2000 anni, da quando cioè, Giuliano l'Apostata, nel 360 d.C., avrebbe costruito un tempio per fare della Lutetia dei Galli un luogo sacro a Iside, dea egizia della Terra e della Luna e quindi dispensatrice di Vita. Da allora, spiegano i cultori, è destino di questa città illuminare il mondo. Con le università o con il culto della ragione dei philosophes, con la pratica di nuove percezioni o, al limite, con una Rivoluzione. D'obbligo quindi puntare alla sponda sud della Senna, tra l'Île de la Cité e il Jardin du Luxembourg, nel nucleo antico della città. Quello medievale, dove Eco, studente, passeggiava scegliendo, racconta in un'intervista, «solo strade in cui tutto ciò che vedevo era medievale, così da poter fingere con me stesso di vivere qualche giorno in quell'epoca».

ALLA SCOPERTA DEL TURISMO MASSONE
In queste strade sarebbe sorto il tempio, e qui sorge la Chiesa di Saint-Sulpice, affollata di turisti americani in cerca di tracce del Codice: dall'obelisco astronomico ideato nel 1743 per misurare l'equinozio di marzo, alla sacrestia che immetterebbe su arcani sotterranei. Se vi interessa, infiniti e in ogni lingua sono i libri o blog che illustrano i simboli misterico-massonici dei fregi, delle statue o dei dipinti di Delacroix. Ma nella chiesa dove vennero battezzati il Marchese de Sade e Baudelaire, ci si può anche solo limitare ad ammirare uno dei più grandi organi del mondo e il gigantesco pulpito settecentesco. Non troverete tracce invece del Priorato di Sion, loggia segreta citata da Dan Brown ma, ahimè, creata dal nulla nel 1956 dall'illustratore francese Pierre Plantard. Aggiungiamo solo che Plantard avrebbe creato anche le prove materiali delle sue affermazioni (come quell'opuscolo del Serpente rosso citato da ogni cacciatore di Templari che si rispetti). E che fu preso più o meno sul serio fino al 1960, l'anno in cui rivendicò per sé il trono merovingio di Francia.

Da place Saint-Sulpice, in fondo a rue Bonaparte, l'antica Abbazia di Saint-Germain-des-Prés è l'altra chiesa del mistero parigina. Sorta nel 542, più volte distrutta e restaurata, ospita tra l'altro la tomba del filosofo Cartesio e splendide vetrate medievali. Dribblate i turisti che chiedono di entrare nella cripta (dove sarebbe celata la prova del collegamento fra i merovingi e Gesù di Nazareth), e ammirate i portali e le volte che mixano Gotico, Romanico primitivo e fregi arcaici. L'ultima tappa hollywoodiano-templare, svoltando a destra e percorrendo per mezzo chilometro boulevard Saint-Germain, è la Chiesa di Saint-Séverin, dove si cerca ansiosamente la statua di Maria Maddalena (chi ha finito il Codice sa perché) e si trova un elegante esempio di Tardogotico, tra gargoyle, vetrate multicolori e sinuose colonne tortili. Intanto, siamo ormai in piena zona Cimitero di Praga. È qui, tra le case più vecchie del quartiere, l'Impasse Maubert dove si nascose, a fine Ottocento, l'antiquario, falsario e ghiottone Simonini, sorta di Forrest Gump che sfiora (e influenza) i principali eventi italiani e francesi del XIX secolo. Così come rue Frédéric Sauton, il Cul-De-Sac Saint-Ambroise, rue des Anglais e le altre strade dove si muove l'antieroe di Eco tra bettole e cospirazioni.

Quando poi il nostro inizia ad arricchirsi, ecco che le sue peregrinazioni toccano location molto più chic, come Le Grand Véfour, ristorante di rue de Beaujolais tuttora esistente, tuttora esclusivo e oggi regno dello chef Guy Martin. O il salottiero passage Jouffroy, oltre Senna, dove tra fregi e boiserie sorgono ora una libreria - sala d'essai amata dalla Parigi chic, le Cinédoc, e una bella libreria di testi d'arte, la Librairie du Passage. Ma qui si apre soprattutto il Museo delle cere Grévin e il suo Palais des Mirages, salone neogotico fitto di specchi creato per l'Esposizione Universale del 1900. Nel museo fu girato, nel 1958, uno strano cortometraggio di Jacques Demy, in cui le statue di celebrità dell'epoca, come Jean Cocteau, si animavano per cercare in città il loro corrispettivo in carne ossa, ma fu anche la base del malefico Fantômas dei romanzi di Marcel Allain e Pierre Souvestre, mentre, per una notte, si fermò qui perfino Kriminal, scheletrico eroe dei fumetti italiani Anni 60 e 70.

PARIS, O L'ALCHIMIA DELLA RAGIONE
Si svolge invece pochi isolati a sudest, nella Chapelle del Musée des Arts et Métiers la scena clou del Pendolo di Foucault, secondo romanzo di Umberto Eco, del 1988. La trama annuncia in un certo qual modo il fenomeno Codice da Vinci («Brown è un personaggio dei miei libri!», dirà Eco): un gruppo di amici inventa una controstoria esoterica dell'Occidente che passa dai Templari all'occultismo, alle grandi cattedrali. Un gioco intellettuale, che finisce malissimo quando alcuni fanatici veri lo prendono sul serio.

La Chapelle è in realtà una chiesa del XI secolo dove sono esposte oggi auto di fine Ottocento, aerei del primo Novecento e, appunto, il pendolo con il quale Jean Bernard Léon Foucault misurò la rotazione della Terra. Tra laboratori e conferenze, qui si può assistere talvolta al teatrino degli automi meccanici del XVII-XVIII secolo pazientemente restaurati. Da notare che la sfera del pendolo, 28 chilogrammi, non è al momento quella originale, rovinata da una caduta nell'aprile del 2010: troppi turisti maleducati avrebbero palpeggiato il reperto, e troppi vip, scrive la stampa cittadina, hanno usato il museo per party aziendali… In realtà il vero e più interessante monumento ai segni della storia parigina resta la cattedrale di Notre-Dame, tra i maggiori edifici gotici al mondo. Iniziata nel 1163, luogo di incoronazioni e matrimoni di re e imperatori, nel 1789 i rivoluzionari vi sostituirono la statua della Vergine con quella di mademoiselle Maillard, cantante, mima, donna di facili costumi e, almeno per un po', volto improvvisato della dea della ragione. Fu però il generale De Gaulle, celebrandovi ufficialmente la liberazione dai nazisti il 26 agosto 1944, a ribadire per sempre il legame tra la cattedrale e la sua città. Sulla sua facciata e nelle vetrate trovate riferimenti biblici misti a simboli astrologici e alchemici. Sembra documentato che gli alchimisti parigini si riunissero nel XV secolo una volta alla settimana, nel giorno di Saturno, nel portico a nord. E in basso, sul pilastro centrale della facciata, tra altre rappresentazioni delle arti, spicca il medaglione dell'Alchimia che abbraccia la scala della conoscenza e stringe due libri, uno aperto, l'altro chiuso: c'è un sapere per tutti e un altro riservato agli iniziati.

Ed è davanti a Notre-Dame che il Simonini del Cimitero di Praga incontra più volte i suoi misteriosi datori di lavoro, mentre la trama si sposta dagli intrighi della politica estera al campo dell'occultismo. Centro, da fine Ottocento a gran parte del Novecento, della rinascita degli studi teosofici e occultisti, Parigi è tuttora crocevia degli adepti della materia. Essi omaggiano, nel cimitero del Père-Lachaise, il dolmen funerario di Allan Kardec, primo moderno divulgatore dello spiritismo. Quindi cercano le varie sedi della Società Parigina di Studi Spiritici (al civico 35 di Galerie de Valois, al 12 di Galerie de Montpensier, al 59 di rue Saint-Anne). Infine sostano al Café de la Paix di boulevard des Capucines, frequentato da Zola e Maupassant, ma soprattutto, tra gli Anni 20 e 40, da Georges Ivanovicˇ Gurdjieff e dal suo allievo René Guénon, pensatori che, tra ipnotismo e danze sufi, musicologia e dottrina olistica, cercarono una ragione superiore al confine tra Oriente e Occidente.

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