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Carpegna e Urbino, il sapore delle Marche

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Carpegna e Urbino, il sapore delle Marche

Veduta di Urbino (foto Milestone Media)
Veduta di Urbino (foto Milestone Media)

A guardarlo dal palazzo dei conti di Carpegna, una delle più antiche famiglie italiane da cui discesero i Montefeltro, questo piccolo paese marchigiano rievoca l'epoca di Federico II e di Cagliostro, racconta storie di contese e battaglie di cui ancora si conserva l'eco tra castelli-fortezza, pievi romaniche e aristocratiche dimore.

Eppure la piccola Carpegna, arroccata alle pendici del monte da cui prende il nome, è celebre soprattutto per aver dato i natali a un prosciutto Dop conosciuto fin dal Quattrocento, il crudo di Carpegna. Dolce, dalla consistenza pastosa, è prodotto in tre varianti: San Leo, morbido e delicato, adatto da consumare affettato o per arricchire i primi piatti; La Ghianda, più intenso e aromatico, da abbinare a sapori decisi come i funghi e i tartufi della zona; Montefeltro, aromatizzato con pepe e spezie macerate in vino bianco Verdicchio. Un tempo si utilizzavano i maiali neri, che vivevano allo stato brado nei boschi di faggio e carpino, oggi si usano cosciotti di suini di Marche, Emilia-Romagna, Lombardia, che vengono salati, lavati e cosparsi di uno stucco grasso che ne protegge la superficie, prima di metterli a stagionare all'aria delle valli appenniniche. Per acquistarlo – nelle varietà San Leo, La Ghianda e Montefeltro – c'è il Carpegna Prosciutti, indiscusso tempio del cosciotto locale.

PENNABILLI E LA STRADA DELLE MERIDIANE
Alle spalle di Carpegna si allarga il Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello, una ridda di boschi – come la splendida cerreta, tra le più grandi d'Europa –, massicci calcarei, calanchi, macchie di orchidee selvatiche, ginestre e fiordalisi montani dove vivono caprioli, cinghiali, fagiani e gufi reali. Tra i comuni del parco merita una sosta Pennabilli, paesino medievalestoricamente nelle Marche, ma dal 2009 in provincia di Rimini (Emilia Romagna). Qui, accanto ad antichi monumenti come la cattedrale cinquecentesca, la duecentesca Porta Malatesta e il Convento di Sant'Agostino, ci sono i suggestivi luoghi dell'anima di Tonino Guerra. Come l'Orto dei Frutti Dimenticati, dove sono rinati alberi ormai quasi spariti – il giuggiolo, il fico verdino, il melo limoncello, il susino biricoccolo –, la Strada delle Meridiane, sette opere d'arte sulle facciate dei palazzi del centro storico che rappresentano i modi in cui nei secoli si è misurato il tempo, l'Angelo con i Baffi, il Santuario dei Pensieri, il Giardino Pietrificato e il Rifugio delle Madonne Abbandonate, una collezione di statuine che un tempo ornavano le cappelle votive. E una piccola opera d'arte, dedicata ai gourmet, sono anche i piatti proposti dal ristorante Il Piastrino, nel cuore di Pennabilli, dello chef Riccardo Agostini, allievo prediletto di Gianfranco Vissani. Da non perdere, la degustazione di salumi, il carpaccio di marchigiana con crema di robiola, anacardi e funghi porcini, la fonduta di zucchine e nepetella con passatelli al pepe e gamberi di fiume, il piccione farcito d'ortiche cotto sui carboni, guarnito di lamelle di tartufo nero e servito con purè di patate all'olio.

EXTRAVERGINE DAL SENTORE DI MANDORLE
Lasciata Pennabilli, imboccata la valle del Feglia verso Sassocorvaro, si raggiunge Macerata Feltria con lo spettacolare borgo vecchio del Castello: una teoria di chiese trecentesche, palazzi aristocratici, viuzze strette e ripide, torri civiche. Qui, nelle maestose cantine di un palazzo settecentesco in botti di rovere riposano i pregiati vini dell'Azienda Vinicola Valturio, il Sangiovese Valturio e il Rebo il Solco, rossi corposi e di carattere.

Un olio preparato secondo tradizione si trova a Sassocorvaro, all'Oleificio Venturi Agape, un piccolo frantoio che produce un extravergine dal colore verde dorato, dal sapore amaro e piccante con sentori di erba, carciofo e mandorla. Arroccato su una collina, Sassocorvaro è dominato dai bastioni in pietra della Rocca Ubaldinesca, con le sue imponenti torri cilindriche. Qui, durante la Seconda guerra mondiale un giovane sovrintendente, Pasquale Rotondi, nascose splendide opere d'arte come La tempesta del Giorgione e Lo sposalizio della Vergine di Raffaello per sottrarle alle razzie delle SS. Un gesto temerario che gli fece guadagnare il soprannome di "Schindler dell'arte".

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Carpegna e Urbino, informazioni utili

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