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Arezzo, sulla Giostra della storia

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Arezzo, sulla Giostra della storia

Arezzo, un cavaliere durante la Giostra del Saracino (foto Christine Webb / Alamy)
Arezzo, un cavaliere durante la Giostra del Saracino (foto Christine Webb / Alamy)

Rari sono i luoghi che racchiudono in pochi metri un simile e sublime valore artistico. La chiesa di San Francesco, nel cuore di Arezzo, è uno di questi. Qui si può vedere uno dei grandi capolavori della storia dell'arte rinascimentale: il ciclo di affreschi di Piero della Francesca, La leggenda della Vera Croce. Sono dipinti sulle pareti del coro e narrano la storia della Croce su cui fu crocifisso Cristo, secondo la duecentesca Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine. Ma attenzione, perché l'ordine cronologico della vicenda non corrisponde a quello di disposizione sulle pareti. Mentre in ogni singolo affresco sono spesso raffigurate diverse e successive fasi di quel che viene narrato.

La storia inizia comunque con la morte di Adamo, prima in punto di morte sorretto da un'anziana Eva, poi cadavere con il figlio Seth che gli mette in bocca il germoglio ricevuto dall'arcangelo Gabriele e da cui nascerà il legno per la Croce di Cristo. Nella scena successiva, la regina di Saba riconosce nella trave di un ponte il legno cresciuto dal germoglio di Adamo e lo adora, quindi incontra il re Salomone. Ma la bellezza e l'importanza dell'opera sta anche nei personaggi di contorno, come le dame al seguito della regina. La storia prosegue con Saba che profetizza al re la rovina del giudaismo a causa del legno e si vede Salomone che ordina di sotterrarlo. Dopo l'Annunciazione, si balza al 312 d.C.: è la notte che precede la battaglia di Ponte Milvio fra Costantino e Massenzio. Mentre il primo dorme, un angelo gli porta in sogno la rivelazione della Croce, e della vittoria, in caso di conversione: è così che Costantino mette in fuga l'esercito di Massenzio mostrandola. Si arriva poi alla raffigurazione di Elena, madre di Costantino e inviata a cercare la Croce, che fa calare in un pozzo un povero ebreo per recuperare le tre croci del Golgota: riconoscerà quella di Cristo perché capace di resuscitare un morto. Il racconto si conclude con la vittoria del re bizantino Eraclio sul persiano Cosroe, che aveva trafugato il sacro legno, e il suo trionfale ritorno a Gerusalemme con la Vera Croce. È bene prepararsi prima della visita, anche perché per godere di tanta bellezza, avrete a disposizione soli 30 minuti.

Dopo l'immersione nel capolavoro di Piero ci si può avventurare nella città. Nei suoi giardini nascosti, nelle sue piazze meno celebri, nei ristoranti custodi di una cucina radicata nel territorio. Percorrendo un tratto di via Cavour e poi corso Italia, l'animata via principale del centro città, si raggiunge la Pieve di Santa Maria, costruita a partire dal 1140, anche se archetti ciechi e piccole logge in facciata sono del secolo successivo. Trecenteschi sono il campanile, lo splendido polittico di Pietro Lorenzetti sull'altare maggiore e il fonte battesimale con le formelle che raffigurano storie di san Giovanni Battista, realizzate da Giovanni di Agostino. Il retro della Pieve, con l'abside a due logge sovrapposte, dà sulla scenografica piazza Grande, inclinata e trapezoidale, cinta da edifici di diversi periodi storici.

Accanto alla pieve c'è il Palazzo del Tribunale, in stile barocco, e più oltre quello della Fraternita dei Laici, gotico in basso e rinascimentale in alto, con l'orologio cinquecentesco nella loggia. Il lato superiore della piazza in saliscendi è occupato dalle cinquecentesche Logge del Vasari. Il colpo d'occhio di piazza Grande, sulla quale si svolge la Giostra del Saracino, è completato da alcune case con ballatoi e torri medievali, oltre alla fontana cinquecentesca. Prendendo via dei Pileati, prosecuzione di corso Italia, si raggiunge il giardino pubblico detto Passeggio del Prato, da cui si accede alla Fortezza Medicea restaurata nell'Ottocento, oggi chiusa per lavori di restauro.

Dall'altro lato del Prato, sul sito dove sorgeva una basilica paleocristiana, c'è invece il Duomo, la cui costruzione iniziò nel 1278 per terminare nel 1511. Più della facciata rifatta all'inizio del Novecento è pregevole il portale trecentesco sul fianco destro, con una Madonna in terracotta di Luca Spinelli. All'interno c'è un altro celebre affresco di Piero della Francesca, la Maddalena. Via Ricasoli e via Sassoverde conducono infine alla Chiesa di San Domenico, costruita tra il 1275 e l'inizio del Trecento. Oltrepassato il bel portale romanico, all'interno si trova un altro capolavoro, il grande Crocifisso ligneo di Cimabue, realizzato fra il 1260 e il 1265, alto più di tre metri e largo oltre due e mezzo. Un'opera di potente espressività e plasticità per il XIII secolo, che mostra il corpo di Cristo flessuosamente inarcato da un lato. E la smorfia del suo volto carica di un dolore quasi contemporaneo.

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