Difficile credere non si tratti di uno sbaglio. O di un miraggio. Eppure quei ragazzi, gli scarponcini allacciati stretti, i bastoncini a scandire il ritmo rapido del passo da montagna, sono proprio lì. Sfiorano le onde sul bagnasciuga di Platja de ses Illetes e scalano le dune di sabbia dribblando bagnanti in costume adamitico. Da quando sull'isola più piccola dell'arcipelago delle Baleari sono apparsi sei tracciati, lunghi da 8 a 41 chilometri con un dislivello massimo del 6,5 per cento, gli appassionati di nordic walking sono diventati un'immagine consueta a Formentera. Li si vede seguire la ragnatela di sterrate e strade di sabbia che si allarga da La Savina a La Mola e si confonde con i venti itinerari verdi, da fare a piedi o in bicicletta, che attraversano tutta l'isola. E finiscono sempre su una spiaggia.
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PALESTRE DI SABBIA E MARE
Come El Camí de ses Illetes, 1900 metri di sentiero che, tra dune, pinete, saline e stagni, raggiunge le spiagge più belle e celebri del nord dell'isola, a ovest e a est di una striscia di terra che si allunga nel mare come un dito puntato dritto verso Ibiza. Platja de ses Illetes sembra arrivata direttamente dal Caribe: sabbia bianca e finissima, un mare che i fondali bassi e candidi rendono luminoso come una tavola di cristallo, venti che si prestano a tutti gli sport nautici. È qui che si ritrovano patiti di vela e canottaggio, surfisti, canoisti e appassionati di wakeboard, lo snowboard d'acqua. Lungo la battigia e nel vicino porto turistico di La Savina si susseguono le scuole per imparare a destreggiarsi con pagaie e spinnaker e i centri dove si noleggiano imbarcazioni e tavole da surf.
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Tutta distesa a ovest, Illetes è uno dei set migliori per assistere allo spettacolo più gettonato di Formentera, la puesta del sol, il tramonto. E anche se quest'estate ha chiuso i battenti il Big Sur, storico chiringuito celebre per i suoi mojito e tra i primi a lanciare il rito dell'aperitivo in spiaggia, non mancano i locali dove bere qualcosa, guardando il sole che va a morire tra le onde, o cenare in riva al mare. Come Juan y Andrea, aperto quasi trent'anni fa quando la strada non c'era e qui si arrivava solo in barca o a piedi. Diventato uno dei ristoranti top dell'isola, amato da celebrities come Leonardo DiCaprio e Gabriele Salvatores, offre una superba paella di aragosta, astice in salsa d'aglio e una soffice torta di fragole. Altrettanto gustoso il menu del Mediterraneo, un locale al porto di La Savina con pareti d'acciaio e legno di recupero e pavimenti in cemento: pasta fatta in casa, pesce fresco e coniglio ai sapori di Formentera. Dall'altro lato della sottile penisola di ses Illetes, il mare diventa color cobalto e i venti cambiano: la spiaggia di Llevant, sul versante orientale, è una sequela di basse dune sabbiose che si allungano e si assottigliano fino a sparire in mare. Il posto giusto per nuotare, magari fino all'isolotto roccioso di Espalmador, ad appena 200 metri dalla riva, e per mangiare un piatto di aragosta fritta o di pasticcio di baccalà sotto le bianche tende del Tanga.
NELLA PISCINA DEI FENICOTTERI
Alle spalle delle spiagge di Llevant e ses Illetes, Formentera è un inno alla natura incontaminata. A ridosso del mare, c'è uno dei tesori naturalistici dell'isola, protetto dalla Riserva Naturale delle Saline. Una catena di bacini d'evaporazione, muretti a secco, piccole chiuse. Anche se ormai sono abbandonate da anni, il processo di evaporazione continua, e le vasche, alimentate dal mare, fioriscono di cristalli di sale. Accanto alle saline, due grandi specchi d'acqua, gli stagni di Estany des Peix e Estany Pudent, popolati di sterne, fenicotteri e gabbiani. Qui si può visitare anche il sepolcro megalitico più imponente di tutte le Baleari, Ca Na Costa. Gli studiosi lo chiamano l'"Orologio" perché i grandi dolmen che lo compongono si allargano a raggiera come un gigantesco orologio solare, il cui significato è ancora sconosciuto agli archeologi. Proseguendo verso sud l'isola si alza, facendosi aspra e inaccessibile. Dalle saline, un bel tracciato di una trentina di chilometri, abbastanza pianeggiante ma tormentato dal sole, scende fino alla punta più meridionale di Formentera, Cap de Barbaria, dove l'omonimo faro domina un paesaggio roccioso e deserto. A metà strada merita una deviazione Cala Saona, l'unica vera spiaggia della costa occidentale. Vista dall'alto, sembra una piscina cobalto incastrata tra alte falesie rocciose che la proteggono dal vento. Arrivati sulla battigia, nonostante ombrelloni e bagnanti che l'affollano durante l'alta stagione, non si può non lasciarsi conquistare dalla sua selvatica bellezza. Una mezzaluna di 150 metri di sabbia soffice e chiara, circondata da dune e dalla pineta che copre le coste scoscese quasi fino a raggiungere il mare. Il mare, blu acceso, con il fondale che digrada lentamente, è scurito a tratti dalle praterie di posidonia.
LE VIE DEGLI ARTIGIANI
Da Cala Saona si risale verso Sant Francesc, il piccolo capoluogo di Formentera e l'unico posto dell'isola dove valga la pena di dedicarsi allo shopping. È qui che se ne stanno una accanto all'altra le botteghe degli artigiani che confezionano, ancora a mano, gioielli, oggetti in ferro e legno, borse di cuoio. La prima tappa, per farsi un'idea delle tecniche di lavorazione dell'isola, è in calle Jaume I al 15, al Museo Etnologico dove sono esposti strumenti di lavoro, abiti tradizionali e oggetti di uso quotidiano. Gli stessi che, ridisegnati, si trovano nel negozio di Jordi Penyaranda Vouillamoz, che con il ferro e il legno riciclato e lavato dal mare costruisce mobili, lampade, porte e piccoli oggetti d'arredo. Sacche, pochette, cinture, monili e scarpe in cuoio si trovano da José Marcos Garzón, mentre per i gioielli gli indirizzi migliori sono Sandra Tarragó e Enric Majoral Castells, capaci di realizzare pezzi in oro, argento e pietre preziose. Sosta gourmet da Can Carlos, uno dei ristoranti più raffinati di Formentera: il piatto più celebre è il carpaccio di zucchine, amato dagli habitué del locale come Renzo Rosso, Philippe Starck e Carlo Samo, che ha riaperto la scorsa estate il chiringuito Chez Gerdi sulla spiaggia di Es Pujols. Per i nostalgici dei tempi in cui Formentera era l'isola degli hippy è d'obbligo, di mercoledì o domenica, una sosta al mercatino del villaggio di El Pilar de la Mola, dove ancora si possono acquistare abiti e bijoux colorati e stravaganti, dalle linee rétro.
NASCOSTI NELLA PINETA
Ai piedi della salita che porta in cima al promontorio de La Mola, dove l'isola si assottiglia in un istmo che fa da collante tra est e ovest, c'è la zona più riservata e chic di Formentera, quella dove gli alberghi sono ricavati da vecchie case isolane sapientemente restaurate e i ristoranti hanno tavoli sulla spiaggia e menu rigorosamente legati alla tradizione e agli ingredienti del territorio. Come Can Rafalet a Es Caló de Sant Agustí, un classico da quasi un secolo, dove si gusta la paella delle isole. Sulla costa sud c'è la spiaggia più lunga di tutta Formentera, platja Migjorn: 8 chilometri di finissima sabbia abbracciati dalla pineta tra Es Mal Pas e Es Copinar. Il lido più amato un tempo dagli hippy – è qui che, si dice, i Pink Floyd composero The Dark Side of the Moon – deve alle grandi dimensioni la sua anima molteplice: mondano intorno ai chiringuitos, come lo storico Blue Bar al km 7,9, solitario e per naturisti nei punti più lontani dalle aree attrezzate, perfetto per i sub che qui trovano diving, attrezzature e praterie di posidonia popolate di pesci. Ed è proprio sulla spiaggia il Gecko Beach Club: una trentina di camere vista mare con arredi in legno chiaro dalle linee zen e letto-sofà sul terrazzo, corridoi rigorosamente bianchi, bar chill-out in giardino, ristorante stellato e corsi di yoga. L'indirizzo più esclusivo dell'isola, l'Ecoresort Es Ram, però, se ne sta un po' lontano dal mare, tra le pinete del promontorio della Mola. Otto ville nella macchia mediterranea con terrazze sul tetto e gazebo di teli bianchi all'ingresso. Al mattino si fa colazione con croissant e pane appena sfornato, marmellate fatte in casa, burro e frutta fresca.
27 luglio 2011, aggiornato il 30 luglio 2012
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