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Turchia: mare, spiagge e tesori sommersi

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Turchia: mare, spiagge e tesori sommersi

Veduta aerea di Oludeniz, nella Costa Turchese (foto Paul Lindsay / Alamy)
Veduta aerea di Oludeniz, nella Costa Turchese (foto Paul Lindsay / Alamy)

Il cartello – linee ondulate con un ombrellone piantato sopra – indica che per raggiungere la spiaggia di Patara si passa proprio da qui. Eppure, scivolando accanto all'arco trionfale a tripla arcata che risale al I secolo dopo Cristo, mentre si calpestano le lastre di pietra di un'antica via incorniciata da resti di colonne corinzie, la sensazione di aver sbagliato strada cresce. Finché non appaiono le dune e l'azzurro abbagliante del mare. Patara è come un miraggio, dove storia e natura hanno mescolato le carte e i tesori archeologici convivono con le tartarughe marine. Un tempo il piccolo villaggio di Patara era uno dei porti principali della Licia Orientale, celebre per il suo tempio e per l'oracolo di Apollo, secondo solo a quello di Delfi.

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Divinità e santi erano di casa: san Paolo e san Luca, narra il Nuovo Testamento, vi fecero scalo; san Nicola, vescovo bizantino del III secolo emigrato poi a Bari, vi nacque. In seguito, nel Medioevo, il porto s'insabbiò diventando una palude coperta di canneti; templi e necropoli sparirono sotto le dune, gli uccelli e gli animali marini presero possesso dell'arenile. Oggi gli archeologi hanno riportato alla luce buona parte delle rovine romane, mentre una riserva naturale protegge la spiaggia, un piccolo paradiso dove vengono a nidificare le tartarughe Caretta caretta. Ed è facile imbattersi in gruppi di bagnanti che si aggirano stupiti tra le rovine: per arrivare al mare bisogna per forza passarci in mezzo. Così si ammirano la necropoli, con i sarcofagi, gli altari e le lastre di pietra dove è ancora possibile leggere le antiche iscrizioni, i resti di un tempio, un'insolita buca circolare scavata nella roccia con una colonna in mezzo (che potrebbe essere stata la sede del famoso oracolo), i granai del tempio di Adriano.

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Ma il luogo più spettacolare è l'anfiteatro romano, appoggiato a una collina dalla quale la vista spazia su tutto il sito: il proscenio e una trentina di gradinate sono ben conservati. Sono visibili anche i resti dell'antico porto e le mura con le torri del castello che lo dominava. Superate le rovine, Patara si disfa in sabbia. Un nastro candido che corre per venti chilometri (è la spiaggia più lunga di tutta la Turchia), s'increspa in grandi dune punteggiate da cespugli di mimose verso l'entroterra, e poi si distende fino a scivolare in un mare che i fondali di ghiaia chiara rendono cristallino. Un luogo, questo, che non si fa colonizzare: le poche aree attrezzate scompaiono, subito nascoste dalle dune, gli alberghi sono costretti a tenere le distanze (tutta l'area è sotto protezione) e persino i bagnanti devono lasciare libero il campo prima che arrivi il tramonto. Perché, quando il disco del sole scompare, Patara diventa il regno esclusivo delle tartarughe marine. Di notte l'accesso alla spiaggia è consentito soltanto al personale specializzato e quando, il mattino dopo, i turisti tornano, trovano dei piccoli recinti che segnalano la presenza delle uova appena deposte.

LA CITTÁ SUBACQUEA DELLA COSTA TURCHESE
Il cuore della Costa Turchese, il litorale più celebre della Turchia, è un piccolo paradiso per gli appassionati di archeologia. A sud di Patara, Kaş è uno dei siti prediletti dagli archeo-sub. Qui, nel 1984, Mehmet Çakir, cacciatore di spugne turco, scoprì a 45 metri di profondità i resti di un relitto eccezionale, l'Uluburun. Il legno di cui è fatta la nave risale al 1316 a.C., il che ne fa una delle pochissime imbarcazioni dell'Età del Bronzo ancora esistenti. A bordo sono stati trovati un sigillo d'oro della regina egiziana Nefertiti, statuette votive del dio Bes, un libro in bosso, avorio e cera d'api, lingotti di rame, stagno e vetro. E se il carico oggi si può ammirare nelle sale del Bodrum Museum of Underwater Archaeology, lo scafo giace ancora sul fondo del mare di Kaş. Poco distante, i resti dell'S. M. 79 Sparviero, bombardiere della Regia Aeronautica Italiana. Per vedere le mura bizantine, i mosaici e le banchine del porto fantasma di Batık Şehir, città sommersa al largo della costa dell'isola di Kekova, poco lontano da Kaş, non servono bombole e muta, basta una canoa: l'antica Simena, città del II secolo a.C., giace a pochi metri di profondità e le acque cristalline che bagnano le coste dell'isola danno l'impressione che le rovine siano conservate sottovetro.

LE CASCATE DI PIETRA DI PAMUKKALE
Se il mare è uno scrigno che conserva sorprendenti tesori, l'entroterra alle spalle di Patara non è da meno. Risalendo la costa verso Fethiye, e inoltrandosi verso l'interno, si raggiungono le Gole di Saklıkent, uno spettacolare canyon lungo diciotto chilometri fatto di grotte profonde fino a duecento metri, piscine naturali, salti e pareti di roccia perfette per l'arrampicata. Allontanandosi ancora di più dal mare, il paesaggio si fa drammatico e spettacolare. Perché nel cuore della Turchia la terra trema, vacilla, sputa gas e acqua calda. E disegna fiabeschi scenari. Come Pamukkale, che in turco significa Castello di Cotone: una maestosa scalinata fatta di vasche d'acqua termale e cascate pietrificate, cristallizzate in colate di un bianco abbacinante. Il lento e continuo scorrere dell'acqua ricca di bicarbonato di calcio, che sgorga a 35 gradi, nel corso dei secoli ha creato una cattedrale di terrazze calcaree, piscine e laghetti. Al tramonto, le acque azzurre e le rocce candide si tingono di colori intensi che vanno dal rosa al viola. Uno spettacolo da ammirare a distanza perché oggi, dopo che il sito è diventato Patrimonio dell'Unesco, è vietato fare il bagno nelle piscine e camminare sulle terrazze calcaree. La fama di queste sorgenti era già nota ai tempi di Eumene, re di Pergamo nel II secolo a.C., che fondò qui la città di Hierapolis (l'odierna Pamukkale), oggi uno dei siti archeologici più interessanti della Turchia. Un luogo ancora ricco di templi, strade, piazze e luoghi di culto. Dove un manipolo di archeologi italiani sta lavorando a un'impresa grandiosa: riportare alla luce, ricostruendola pezzo per pezzo, una delle più fastose facciate in marmo dell'antichità. Quella dell'antico teatro di Hierapolis, straordinario esempio dell'architettura "barocca" tipica delle province orientali dell'Impero Romano.

8 agosto 2011

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