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Gran Paradiso, un inverno da Far West

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Gran Paradiso, un inverno da Far West

foto Flickr.com / Visit Aosta
foto Flickr.com / Visit Aosta

Vivere la montagna pura e la neve onnipresente praticando le più svariate attività sportive. O, semplicemente, ascoltare il respiro della natura, che qui – in ogni stagione – ti inebria, letteralmente. Succede nelle valli che si allungano slungo la sponda destra della Dora Baltea: Valle di Champorcher, Valle di Cogne, Valsavarenche, Val di Rhêmes, Valgrisenche. Oggi riunite dall'Ente Turismo della Regione Autonoma Valle d'Aosta in un'unica megaregione meridionale dello sci e della montagna (anche se spesso, per passare dall'una all'altra valle, bisogna tornare al punto di partenza nel fondovalle principale).

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SCI E NATURA INTO THE WILD
Un trionfo di wilderness, di natura da selvaggio West, dove tutto è sepolto nel bianco per quasi sei mesi l'anno. Un paesaggio di cime, panettoni innevati, valli e valloni che si rincorrono dal solco che dà nome alla regione più piccola d'Italia.Un mondo a sé a un'ora dal capoluogo e dall'autostrada. Il fulcro del paesaggio e dell'orografia è il massiccio del Gran Paradiso, 4061 metri, l'unico 4000 italiano che non condividiamo con altri Stati confinanti. L'area comprende due importanti parchi naturali. Il Parco Nazionale del Gran Paradiso, la prima area protetta creata in Italia, è la meta che da sola smuove la maggior parte del turismo regionale in primavera-estate. Il Parco Naturale del Mont Avic, nella remota e semisconosciuta sezione sudorientale della regione, è stato creato invece solo nel 1989, ampliato nel 2003, e copre una zona quasi completamente priva di insediamenti permanenti, se si eccettua la Valle di Champorcher. La grossa novità è che da qualche anno, nonostante i rigori dell'alta montagna, i due parchi sono più agevolmente fruibili anche d'inverno, soprattutto grazie al proliferare di gruppi sportivi specializzati e associazioni di guide alpine o naturalistiche che propongono escursioni, tour di scialpinismo e altre esperienze invernali sul massiccio e le valli circostanti. Una buona auto-organizzazione è comunque necessaria. La vacanza, non solo di sci, qui ha dunque un sapore particolare. Non è cosa da turisti che amano la comodità o le passeggiatine pianeggianti con le racchette ai margini del paese. C'è da faticare. L'ambiente può essere duro, quasi estremo. Ma è il suo bello. Lo sci da discesa diventa allora un optional, ma gli appassionati più veri – quelli che cercano sensazioni non omologate – possono trovare nelle piccole località poche piste ma molto interessanti. E senza affollamento.

UNA MINIERA IN PARADISO
Cogne, di queste stazioni invernali, è la più attrezzata. Oltre che la più classica porta alle cime del Parco Nazionale. All'arrivo, passate a informarvi sulle escursioni invernali nel Parco al Centro Visite presso il Villaggio dei Minatori, aperto solo su prenotazione per gruppi, come tutti i centri visite di ogni vallata (tel. 0165749264). In generale, per scoprirlo, a caccia di tracce sulla neve e di "incontri ravvicinati" con la fauna in livrea invernale (come le lepri bianche), il mezzo migliore restano le racchette e lo scialpinismo. Ma ci sono anche piccoli ippotour; per esempio con il centro turismo equestre La Granzetta di Vetan-Saint-Pierre o l'associazione Cavalli del Paradiso (loc. Gimillan, Cogne, tel. 340615279). Di guide ce ne sono di ogni genere e ispirazione, da quelle alpine per sportivi alle cooperative di guide ambientali per i percorsi facili in ciaspole. Un buon riferimento per scegliere il vostro tipo di escursione può essere l'Unione Valdostana Guide Alta Montagna (tel. 016544448), con i contatti di tutte le sedi regionali e i liberi professionisti. Ma è l'ora di godersi la cittadina-gioiello della valle. Da tempi non sospetti, Cogne è un'isola di charme e natura, con alberghi di livello "altoatesino" e un grazioso centro storico. Una capitale dello sci di fondo, adagiata ai margini del suo amato prato di Sant'Orso, sullo sfondo del Paradiso. Di rigore per i fondisti l'anello della Valnontey, che si snoda in uno scenario incomparabile, dove la possibilità di avvistamento di camosci è reale. I più tranquilli rimangono invece sul pratone di Sant'Orso, mentre uno strappetto impegnativo porta alla radura soleggiata di Sylvenoire, a 1700 metri tra Cogne e Champlong-Lillaz, con spettacolare apertura sul Monte Bianco. Per il fondo in totale i chilometri totali sono 80, in 12 anelli. Per la discesa ci sono 9 chilometri di piste nel bosco servite da una cabinovia e due seggiovie con un dislivello importante (750 m) e una pendenza divertente.

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PICCOLE MA BELLE AREE SCIISTICHE
Rhêmes-Notre-Dame, a 1725 metri, circondata da boschi di abeti rossi e pini cembri, dominata nella testata della valle dalla Granta-Parey, è molto adatta per le famiglie con bambini. Nel cuore della Val di Rhêmes, offre 5 chilometri di piste servite da skilift: sono rosse e nere (tranne un tratto finale facile), ma con un parco giochi e un tapis roulant nell'area più pianeggiante alla base. Anche la Valsavarenche si distingue per il fondo, con buoni anelli e due piste per un totale di 12 chilometri (di cui una a Pont, a 2000 metri di altitudine). Per la discesa c'è un solo impianto, per un chilometro totale di sci. È una piccola esperienza non banale: qui siamo proprio nel cuore del Parco Nazionale. E se tutte queste vallate presentano begli agglomerati alpestri e frazioncine rurali di montagna molto tipiche, in Valsavarenche il nucleo di Tignet, accucciato su una selletta imbiancata, non si dimentica.
La Valgrisenche, lunga e impervia, nasconde diverse possibilità che a prima vista non emergono. L'ambiente, in quest'area, è quasi estremo. Nevica molto, le temperature restano spesso inchiodate in fondo al termometro. La neve rimane farinosa. Sono le condizioni perfette per il freeride sul versante vicino del Rutor, sulla Grande Sassière e sulla Grande Rousse (magari prenotando una spedizione di eliskì). La piccola area sciistica battuta, 4 chilometri appena, offre due tratti difficili, uno medio e uno facile.

QUANDO LA GARA SI FA ESTREMA
In vallata tra un mese di svolgerà il Tour du Rutor, una competizione scialpinistica a coppie che trae origine da gare militari degli Anni 30 del Novecento, si è imposta come una classica del settore ed è popolare anche presso la comunità straniera di scialpinisti "professionisti". Quest'anno, in un'edizione riveduta in chiave "Extreme" e corretta in attesa di diventare biennale, sarà accentuato l'aspetto della performance sportiva. Questo per dire che anche in questa periferia alpina non mancano eventi e sfide anche d'alto livello. Gara o no, l'escursione al ghiacciaio, di solito associata a La Thuile, vale sempre la pena. Specie attraverso l'itinerario classico dello Château Blanc, assolutamente entusiasmante, senza considerare le tante cime satellite del Rutor, tutte sciabili. In Valgrisenche anche lo sci alpino è "selvaggio". Basta prendere la seggiovia Payel che, rinnovata nel 2009, si arrampica su pendii impervi e poco battuti. Non manca però nemmeno il fun park per bimbi, con il suo tapis roulant. Né una pista da fondo, che per 7,5 chilometri scorre in un possente ambiente alpino fino alla diga del bacino di Beauregard. La Valle di Champorcher è la più grande fra le piccole, nonché la più vicina alla pianura e a Torino. Per quanto riguarda le passeggiate, la cittadina omonima è una delle porte d'ingresso al Parco Naturale del Mont Avic. Piccolo, di recente istituzione, scenografico, anche in questo caso è meglio informarsi prima sugli itinerari possibili nella stagione fredda al Centro Visite di Covarey (loc. Fabbrica, tel. 0125960643, è aperto di solito da fine dicembre a inizio gennaio e poi in aprile nei fine settimana). Nel Parco, nei pressi di Champdepraz, spettacolare l'itinerario con racchette da Veulla (1300 m) al Lac de Serva (1800 m), in un ambiente vagamente "canadese" attraverso la foresta di pini uncinati, tesoro della flora locale.
Per quanto riguarda invece lo sci alpino, la sorpresa sono 21 chilometri di piste di notevole livello tecnico, con una cabinovia, due seggiovie e altri impianti fino a 2500 metri. Non per niente si tratta di una zona a tradizionale vocazione agonistica, sede di allenamento per molti atleti del giro della Nazionale. Ma non manca nemmeno l'opportunità di un scialpinismo inedito (e impegnativo), magari sfruttando la cabinovia Chardonney Laris per guadagnare quota. Sempre in mezzo a una natura intatta, da provare anche la pista semiufficiale, non sempre battuta, Dondena n. 14, e nei dintorni, vari tracciati per il fuoripista e le racchette tra il bosco e il cielo.

13 febbraio 2012

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