Spugne e gorgonie. A forma di ventaglio, simili a piume d'uccello, rosse, gialle e viola, affusolate come canne d'organo o panciute come grossi cuscini adagiati sul fondo del mare. E poi i pesci. I colorati pappagallo, vortici di carangidi, le tartarughe marine, le cernie e i banchi di camaiguana dai corpi argentei. È sotto la superficie del mare che bisogna guardare per la prima volta le isole dell'arcipelago venezuelano di Los Roques. E non soltanto perché questo pugno di sassi, sabbia, corallo e mangrovie è uno dei paradisi dei sub di tutto il mondo, ma perché è un universo d'acqua dove la terra è soltanto un'incerta linea di confine tra un mondo sommerso e l'altro. Arrivandoci in volo da Caracas la terra si vede appena: una piccola dorsale rocciosa macchiata dalle case basse e colorate dei Caraibi, antiche fasce di corallo cristallizzate in calcare, lembi di sabbia mossi dalle onde, foreste di mangrovie che affondano le radici nell'acqua. E, tutt'intorno, uno specchio liquido talmente luminoso da far male agli occhi.
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Centosessanta chilometri al largo del Venezuela, dichiarate Parco Nazionale nel 1972, Los Roques sono circa 300 tra isole, isolotti e banchi corallini che sbucano appena dall'acqua (l'altitudine massima è di 130 metri) e ci sprofondano per 1700 metri. Una miriade di isole che vantano una biodiversità davvero unica: qui vivono 61 specie di coralli, 280 di pesci, 200 di crostacei, 60 di spugne e 92 di uccelli. Una primordiale Arca di Noè da scoprire con cautela. Le regole del parco sono severe e, nonostante gli oltre 80 mila visitatori all'anno, la natura è ancora incontaminata. Anche perché quasi metà dell'arcipelago non è visitabile.
A ENSENADA DE LOS CORALES, TRA BOSCHI DI GORGONIE E MADREPORE
La laguna dell'Ensenada de los Corales, la più grande dell'arcipelago, abbracciata a sud dalla barriera corallina, è il luogo dove si fanno le immersioni più spettacolari. Il fondale guadagna profondità dolcemente e accoglie boschi di gorgonie, madrepore dai disegni geometrici, corone di anemoni, delicati Christmas Tree Worms. Nel mezzo, crostacei e pesci d'ogni foggia e colore. A Boca de Sebastopol, tra i canali che solcano la laguna, la sabbia s'arrossa: un tappeto di stelle marine e di botuto (grandi conchiglie rosate) nasconde il bianco opalescente del fondo. La spiaggia più rilassante è a Crasquí: una lunga lingua di rena candida e finissima che si attacca ai piedi come talco. E qui, Da Juanita, si assaggiano piatti di pesce freschissimo preparato al momento, dal carite (simile allo sgombro) ai gamberoni, all'aragosta. La spiaggia più bella forse è quella di Cayo de Agua: una falce sabbiosa dove il mare ha esaurito tutte le sfumature del blu e le dune di sabbia sono talmente compatte che al loro interno celano pozze d'acqua dolce. Los Canquises, invece, è il regno dei fenicotteri rosa, dalla silhouette di sottile eleganza e il becco ripiegato per setacciare i bassi fondali. Quello che vive qui è, inoltre, uno tra i pochi fenicotteri al mondo a preferire una laguna d'acqua salata all'acqua dolce di stagni e laghi.
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Se di giorno si vaga – in barca – da una spiaggia a una laguna, di sera ci si ritrova tutti a Gran Roque, l'unica isola abitata dell'arcipelago. È qui che ci sono le posadas, piccolissimi alberghi ricavati dalle tipiche casette a due piani. Le prime le aprirono gli italiani negli Anni 90 e, ancora oggi, molte sono gestite da nostri connazionali naturalizzati in questo piccolo paradiso. Come Elena Battani, proprietaria della Posada Mediterraneo: sei candide camere, dove stoffe e arredi sono violente macchie di colore acceso, impreziosite da mobili d'epoca e pezzi d'artigianato etnico.
LE TRENTACINQUE SPIAGGE DI ISLA MARGARITA
Le spiagge – quelle classiche con la sabbia candida, l'acqua cristallina e gli ombrelloni di foglie di palma – non mancano certo. Anzi, si dice che Isla Margarita, una manciata di chilometri al largo della costa venezuelana, ne conti ben 35: da Playa Guacuco, una falce sabbiosa dove il mare è tranquillo e ci sono ombrelloni e ristoranti, perfetta per le famiglie, a Playa El Yaque e Playa Parguito, amatissime dai surfer, che qui fanno anche delle gare, fino a Playa Manzanillo, dove arrivano ogni giorno i pescatori con il bottino della giornata, da gustare preparato al momento nei ristorantini on the beach.
Ma Isla Margarita è anche la meta giusta per chi ama la vita notturna e per appassionati di shopping. Che qui trovano locali aperti fino all'alba e giganteschi mall che offrono abiti griffati, profumi e gioielli duty free. Ma non mancano gli indirizzi per acquisti un po' particolari. Sull'avenida 31 de Julio, a El Salado, c'è Arte Senges, atelier di un artista locale, William Senges Castillo, che vende quadri, sculture, stampe e oggetti d'artigianato. Le tradizionali bambole venezuelane si comprano a La Casa de la Muñeca (av. 31 de Julio vía Playa El Agua, La Asunción) mentre a Santa Ana si acquistano le bellissime amache locali fatte a mano: qui si trovano infatti le botteghe degli artigiani che le fanno seguendo la tradizione.
23 febbraio 2012
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