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Chiostri e cubismo, itinerari d'arte in Catalogna

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Chiostri e cubismo, itinerari d'arte in Catalogna

La Casa Museo di Dalí a Portlligat (foto Martin A. Doe / Alamy/Milestone Media)
La Casa Museo di Dalí a Portlligat (foto Martin A. Doe / Alamy/Milestone Media)

Quattro è il numero magico dell'arte catalana. Perché quattro sono gli artisti che l'hanno resa celebre: Joan Miró, Pablo Picasso, Salvador Dalí, Antoni Gaudí. Ma questa terra, proprio perché si trova tra i Pirenei e il Mediterraneo, è stata conquistata da molti popoli: Greci, Romani, Arabi, Visigoti, Aragonesi… che, ben prima di quei geni dell'arte del Ventesimo secolo, hanno lasciato il loro segno. Città, teatri, chiese, monasteri: capolavori celebri e segreti – immersi in un paesaggio generoso – che vale la pena visitare con calma. Perché qui, anche la natura è uno dei suoi geni più fantasiosi. Dalla costa alla montagna, attraversando valli e parchi dichiarati Patrimonio dell'Umanità Unesco, basta prendere una cartina e scegliere un itinerario, a seconda dei propri gusti. Artistici e no.

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PRIMO ITINERARIO: ARTE ROMANICA
Lo stile romanico catalano è una sorpresa. Originale e ricchissimo vanta, sparsi sul territorio, più di 2000 esempi di un'arte che si è sviluppata tra il IX e il XII secolo, producendo capolavori per la maggior parte sconosciuti. Il percorso inizia con il Monastero benedettino di Sant Pere de Rodes, a pochi chilometri dalla frontiera francese. Secondo la leggenda, all'epoca di papa Bonifacio IV, vi sarebbero state sepolte le reliquie di san Pietro. La sua storia è un insieme di enigmi, saccheggi, incendi. E vari stili architettonici si incrociano tra i diversi livelli del terreno su cui è costruito. Spettacolare il panorama che si gode salendo verso i resti del Castello di Sant Salvador: una passeggiata di venti minuti con vista sulla penisola di Cap de Creus, il golfo di Roses e i Pirenei, con il leggendario Canigò al fondo, cima che sfiora i 2.800 metri . Scendendo verso sud, merita una tappa il paesino medievale di Peralada, nel cui castello si tiene uno dei festival estivi di musica più importanti della Catalogna. Altri borghi medievali da non perdere, Pals e Peratallada.
Dove i fiumi Ter e Onyar si incrociano sorge Girona, città ricca di storia e con uno dei quartieri ebraici meglio conservati d'Europa. Imperdibile la Cattedrale gotica, la più grande al mondo di una sola navata, alla quale si accede per una magnifica scalinata barocca del XVII secolo. Risalendo verso nord, si attraversa la Garrotxa, dove i vulcani estinti hanno lasciato in eredità colline fertili, punteggiate da antiche caverne molto apprezzate dagli speleologi. Si arriva quindi a Beget, splendido borgo che nasconde una delle chiese romaniche più autentiche della regione, e a Besalú, cittadina medievale che vanta un ponte di origine romana. Proprio accanto, si trova Restaurant Pont Vell (tel. 0034.972591027, menu da 25 euro. Vai al sito), che propone una cucina del territorio con prodotti a chilometro zero. Come l'esqueixada, piatto freddo a base di baccalà crudo a pezzi, con pomodoro, cipolla e olive nere. Altro ponte romanico degno di nota è quello di Camprodon dove si possono assaggiare e comprare gli insaccati tradizionali – primo fra tutti la botifarra, salsiccia aromatizzata con spezie – della xacutería Cal Xec, aperta fin dal 1870 (tel. 0034.972740084, vai al sito).

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Ma è a Ripoll che il Romanico catalano propone uno dei suoi capolavori più singolari: il Monastero benedettino di Santa Maria la cui chiesa, con il sepolcro di Berenguer III il Grande e il monumento funerario di Guifré el Pilós, è un importante luogo di culto. Poco lontano, il Monastero di Sant Joan de les Abadesses, nella cui abside centrale spicca lo straordinario gruppo scultoreo del Descendimiento de la Creu. Spostandosi verso ovest si raggiunge La Seu d'Urgell, con la più importante chiesa romanica di Catalogna: la Cattedrale di Santa Maria. Ed è qui, a ridosso dei Pirenei, che inizia il percorso romanico attraverso la Val d'Aran e la Vall de Boí, dichiarata Patrimonio dell'Umanità Unesco nel 2000. Scendendo a sud, si arriva nel Tarragonese, con i suoi molti monasteri cistercensi. I più significativi? Vallbona de les Monges, abitato da più di 800 anni, Santes Creus, con un meraviglioso chiostro gotico, Poblet, straordinario congiunto monumentale (Patrimonio Unesco), con ben tre recinti concentrici. E per finire in bellezza, non può mancare un'escursione alla montagna sacra della regione: Montserrat. In questo luogo misterioso, dalla forma particolare, si trova o il Monastero benedettino di Santa Maria. Qui è conservata la leggendaria Moreneta: una Madonna nera in legno, meta di pellegrinaggi da tutto il mondo.

SECONDO ITINERARIO: GAUDÍ, JUJOL E GLI ALTRI
Non solo Gaudí. E non solo Barcellona. Lo stile modernista che si è sviluppato in Catalogna tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX si affranca e distacca da tutte le avanguardie europee dell'epoca. Antoni Gaudí ne è il rappresentante più conosciuto. Ma sono molti gli artisti (scultori, ebanisti, vetrai…) che hanno lasciato un'eredità immensa in tutto il territorio catalano. Nelle città più grandi e ricche, in alcuni paesini della costa, nelle zone di villeggiatura e industriali. Un esempio di architettura industriale modernista è la Colònia Güell a Santa Coloma de Cervelló, vicino a Barcellona. Al suo interno, Gaudí ha costruito una favolosa cripta che sarebbe, secondo gli esperti, una prova generale della Sagrada Família. Sempre in provincia di Barcellona, si possono apprezzare gli edifici progettati da Josep Maria Jujol a Sant Joan Despí, tra i quali spicca Can Negre, una vecchia casa di contadini con tetto ondulato e finestre colorate, che oggi ospita il centro culturale del paese. Da non perdere poco lontano, a Sant Cugat, Can Borrell ristorante ricavato da una vecchia masia immersa nel bosco, celebre per gli ottimi e abbondanti piatti di carne e pesce alla brace (tel. 0034.936929723, menu da 24 euro. Vai al sito).
Sulla costa settentrionale, a Canet de Mar, si trova la Casa Museo di Lluís Domènech i Montaner, l'architetto modernista che ha progettato il barcellonese Palau de la Música Catalana. Nello stesso paesino di mare, l'ultimo grande modernista e discepolo di Domènech, Joep Puig i Cadafalch, ha costruito la fabbrica Carbonell, della quale rimane in piedi solo la facciata. Ma è a Mataró, sempre sulla costa del Maresme, che quest'artista è nato ed è qui che ha lasciato la maggior parte della sua eredità, costruendo la sede del Comune e alcuni edifici: Casa Coll i Regàs, Casa Parera, Casa Sisternes, El Rengle, La Beneficiencia. Mentre ad Argentona, pochi chilometri nell'entroterra, si trovano la sua casa di villeggiatura e la originale Casa Garí. E se questa sfilata di gioielli modernisti non bastasse, a Girona, firmate da Rafael Masó, ci sono Casa Teixidor, la fabbrica di farina Teixidor, Casa Batlle, Casa Ensesa, Casa Gispert Saüch e Casa Masó. A Olot e a Reus, Domènech i Montaner ha costruito le case Solà-Morales, Gasull e Rull. A Terrassa, Lluís Muncunill ha disegnato la splendida Masia Freixa. Infine a Solsona, un luogo unico: un cimitero in stile modernista.

TERZO ITINERARIO: DAL MUSEO PICASSO ALLE CASE DI MIRÓ
«Tutto quello che so, l'ho imparato a Horta de Sant Joan», diceva Pablo Picasso. Nato a Malaga nel 1881, si era formato soprattutto nelle scuole di pittura a Barcellona. Ma è in un piccolissimo paesino in provincia di Tarragona che scopre il colore e le forme che avrebbero poi reso immortale la sua opera. Questa storia è poco conosciuta, ma negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi libri in cui si dimostra come l'autore di Guernica abbia attinto dai paesaggi di Horta de Sant Joan (dove visse per quasi un anno, nel 1898 e nel 1910, ospite dell'amico Manuel Pallarés) per sviluppare il Cubismo. Da non perdere, quindi, una visita al Centre Picasso della cittadina catalana, in cui un gruppetto di inossidabili amanti della storia e del genio dell'artista spagnolo hanno raggruppato lettere, documenti, fotografie e riproduzioni di quadri famosissimi per mantenere viva una leggenda ancora sconosciuta.
Più noto, anche se ugualmente poco riportato da guide e biografie, è il soggiorno di Pablo Picasso a Gósol, un altro piccolo municipio della zona pre-pirenaica. Qui, nella primavera del 1906, l'artista trascorse con la compagna Fernande Olivier uno dei periodi che si sarebbero rivelati decisivi per la sua svolta verso il Cubismo e per la storia dell'arte nel suo complesso. In pochi mesi, Picasso dipinse più di 300 quadri e nel Centre di Gósol a lui dedicato si possono trovare le riproduzioni di queste opere, oggi sparse nei migliori musei del mondo. Anche Joan Miró ebbe una storia d'amore intensa con la sua terra, da cui traeva costante ispirazione. Per lui, il luogo dell'intimità e della tranquillità (al di là di Barcellona e Palma di Maiorca, dove visse alternativamente) era la piccola cittadina di Mont-roig del Camp, a 25 chilometri da Tarragona. Qui si visita il Centre Miró. Da non perdere, la collezione degli strumenti agricoli e i frutti della terra (rossa, come dice il nome del paese) che ispirarono l'artista. Proprio a Mont-roig (dove Miró viveva allo scoppio della guerra civile) verrà presto inaugurato un nuovo museo a lui dedicato, nella casa in cui ha vissuto e che ritrasse nel celebre quadro La masia. Per gli amanti del vino, questa parte dell'itinerario risulta ancor più interessante se si accompagna con una visita alle cantine di Falset, nella zona del Priorat doq (denominació d'origen qualificada), a una ventina di chilometri da Mont-roig. Il Comune di Falset organizza decine di percorsi enogastronomici, dove sono segnalate le migliori enoteche e trattorie (vai al sito) in cui si possono degustare e comprare i vini del Priorat accompagnati dalle altre delizie di questa fertile terra. Da non perdere, a Falset, una visita con degustazione nella cantina modernista Cooperativa Agricola Étim (carrer Miquel Barceló 31, vai al sito).

QUARTO ITINERARIO: NEL TEATRO DI DALÍ
Infine, l'itinerario artistico più noto di Spagna. Ovvero, l'Empordà, terra di Salvador Dalí. Impossibile comprenderne l'estro senza conoscere i luoghi dove l'artista ha trascorso gran parte della sua esistenza. Si parte da Figueres, dove Salvador nacque nel 1904 per essere pittore: non poteva farne a meno, disegnava compulsivamente tutto quel che vedeva. I prodotti di questa precoce capacità si possono vedere appesi alle pareti dell'Hotel Duran. Qui l'artista, già maturo, era solito alloggiare: stanza 101, immancabilmente. E qui, anche oggi, si può dormire a prezzi accessibili (la doppia costa da 80 euro). Ma non solo. Da non perdere, una cena nel suo ristorante, che propone il meglio della cucina di mare locale, a cominciare dalle freschissime langoustine di Palomas alla griglia e la escalivada, uno sformato con melanzane, patate, peperoni e acciughe di L'Escala (tel. 0034.972501250, menu da 30 euro. Vai al sito). Per poi stordirsi con l'arte, tra le più di 4000 opere lasciate in eredità alla Fondazione Gala - Salvador Dalí, nello straordinario Teatro-museo di Figueres: il più grande oggetto surrealista del mondo, nella cui cripta riposano i resti dell'artista. Meno conosciute, ma altrettanto interessanti, sono le altre due tappe imprescindibili del percorso daliniano. La prima è la Casa-Museo di Portlligat, un labirinto di spazi zeppo di oggetti originali, in cui Dalí visse e dipinse con devozione maniacale dagli Anni 30 in avanti. La casa è su uno degli angoli più speciali di Spagna: la penisola di Cap de Creus. Un posto magico, parco naturale totalmente vergine, dove sorge un unico edificio: l'antico faro. Che oggi accoglie l'originale Restaurant Cap de Creus, il posto giusto per gustare uno dei migliori arros negres, il riso al nero di seppia (tel. 0034.972199005, menu da 30 euro. Vai al sito). Sulla punta della penisola Cadaqués, paesino sul mare dove Dalí passava le giornate e dove ha portato tutti, compreso Federico García Lorca. E dove si può trascorrere una notte romantica, nello splendido b, con spiaggia privata e un panorama da sogno (tel. 0034.972251020, doppia da 70 euro. Vai al sito).
Ultima tappa, il sobrio ed eccentrico – allo stesso tempo – Castello di Púbol, dimora di Gala, manager, musa, moglie (e anche madre sentimentale) di un artista che ha fatto della Catalogna un simbolo. E meglio di chiunque altro è riuscito a renderla immortale.

16 maggio 2012

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