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Mediterraneo, 30 isole top: Minorca

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Mediterraneo, 30 isole top: Minorca

Cala Macarella (foto Alamy/Milestone Media)
Cala Macarella (foto Alamy/Milestone Media)

Rimane la più segreta delle Baleari: selvaggia, intatta (tutto il suo territorio è Riserva della Biosfera dell'Unesco), raffinata, slow-chic. Ma gli echi (molto sonori) che arrivano da Maiorca, Ibiza e Formentera sembrano naufragati anche sui suoi lidi. Dopo aver attratto per secoli gli inglesi, splendidamente isolati nel loro buen retiro, Minorca oggi è diventata il punto di ritrovo di giovani artisti e designer. Che qui si sono trasferiti con i loro atelier, aprendo la via a un turismo sempre più giovane che, in quest'angolo del Mediterraneo, riesce a conciliare la ricerca della bellezza incontaminata e delle spiagge selvagge ai ritmi rilassati e al divertimento.

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COSTA SUD: SPIAGGE E FATTORIE
Un divertimento molto più ricercato che si esprime alla perfezione nelle discoteche, più rifugi segreti, protetti da una natura possente, che luoghi notturni di rumore e trasgressione. Come Cova d'en Xoroi, una delle poche discoteche al mondo ad aprire alle undici e mezza del mattino. Forse perché è questa l'ora in cui questo locale – un labirinto di grotte che bucano il marés, la calcarea pietra di Minorca – è più spettacolare. Quando il sole prende a pugni i tavolini disseminati sulle terrazze di pietra bianca, l'aperitivo ha un vago sentore di salsedine, lo sguardo precipita fino al mare di un blu profondo e la musica è appena un'eco lontana.
Sulla più schiva delle Baleari tutto è una conquista, a cominciare dalle spiagge più belle, che si raggiungono a piedi. Tutta colpa di una costa frastagliata, ripida e di difficile accesso che ha ricacciato macchine e asfalto nell'entroterra. Sull'isola c'è un'unica vera strada, un nastro sottile lungo 45 chilometri che la taglia a metà unendo i due centri principali, Maó e Ciutadella, da cui si diramano stradine e mulattiere che quasi sempre si perdono prima di raggiungere il mare.
Da Cala en Porter, dove è incastonata Cova d'en Xoroi, proseguendo verso ovest la costa si ammorbidisce leggermente e le ripide falesie si aprono per lasciar spazio a baie e cale dalle acque cristalline. Come Cala Mitjana, forse la più celebre dell'isola. Per raggiungerla bisogna seguire uno sterrato lungo sette chilometri che s'infila nella pineta e che, anche in agosto, la protegge dalla folla dei bagnanti che prediligono più facili lidi. Eppure lo spettacolo offerto da questa striscia di sabbia abbracciata dal verde e dalle falesie vale la fatica spesa per arrivarci. Da qui uno stretto sentiero conduce a Cala Mitjaneta, altrettanto bella ma più riparata dal vento e perciò affollata di barche. Più facile raggiungere le vicine Cala en Turqueta, celebre per le sue acque turchesi, e Macarella, proprio in fondo a un lungo fiordo. Qui, nascosto nella pineta, c'è l'unico chiringuito di questo tratto di costa, Susy.
Gli alberghi invece se stanno un po' discosti dal mare, a ricordare la vocazione rural-chic di Minorca. A Es Migjorn Gran, a venti minuti dalla bella spiaggia di Binigaus, Binigaus Vell è stato ricavato da un'ex fattoria. È una grande casa bianca che conserva intatta l'architettura tradizionale delle dimore maiorchine: le travi a vista, il patio ampio, l'imponente portale d'ingresso e i vecchi attrezzi per lavorare il formaggio. Nelle camere le pareti di pietra a vista, gli ambienti separati da arcate e i pavimenti di cotto, omaggio alla tradizione, contrastano con le linee pulite degli arredi minimal. Poco lontano, a Ferreries, l'agriturismo Ca Na Xini (vai al sito) offre camere di charme e autentico formaggio dop di Minorca. Le otto stanze, ricavate da un elegante palazzetto degli Anni Venti, circondate dal giardino, hanno soffitti mansardati, pavimenti in legno e mobili total white dal design rigoroso. E qui, l'azienda agricola Hort de Sant Patrici (proprietaria dell'agriturismo) è il posto migliore per acquistare il Queso di Maò fatto ancora in modo artigianale: con latte cagliato insieme a una miscela di erbe locali, lavorato finché non raggiunge la giusta compattezza e venduto in tre versioni: tenero, semistagionato e stagionato (conservato anche in olio d'oliva).
Tornati sulla costa, vale la pena spingersi fino all'estrema punta sudoccidentale per mangiare in un posto davvero unico, Es Far d'Artrutx. Dentro il vecchio faro della metà del Novecento, ai tavoli affacciati sulle onde, si gustano alcuni classici della cucina minorchina: riso e pesce (dal polpo alla gallega agli spiedini di tonno con sesamo).

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COSTA NORD: FIORDI, ARAGOSTE E PARCHI NATURALI
Da Artrutx la costa sale dritta fino a Ciutadella, il salotto buono di Minorca. Tre decumani dal disegno intricato, dove le stradine acciottolate sbucano in piazzette, chiostri e giardini segreti, i portici riparano dal sole violento dell'estate negozietti e localini, e gli eleganti palazzi settecenteschi fanno da ancelle alla primadonna della città, l'imponente Cattedrale Gotica. Qui ci sono gli alberghi più sorprendenti di Minorca. Come il Tres Sants (vai al sito), ricavato da una dimora nobiliare della metà del Settecento e trasformato in un piccolo, originalissimo rifugio. Appena otto camere dalle pareti decapate, i letti dai baldacchini geometrici, divanetti ricavati nelle alcove, vasche da bagno disegnate come piccole piscine che si aprono nel pavimento di pietra del bagno e qualche mobile d'antan. Appena fuori città, una secentesca casa di campagna con annessa stalla ospita le diciannove camere del Morvedra Nou: soffitti con le travi, pareti in pietra a vista e ampi terrazzini assolati.
A nord di Ciutadella il litorale si frammenta e il mare penetra la costa disegnando profondi fiordi che abbracciano spiagge spettacolari come Cala Pregonda: un morso di sabbia rossa, punteggiato di scogli che le conferiscono un aspetto lunare, bagnato da un mare turchese e limpidissimo. Poco lontano, a Fornells, tappa d'obbligo per gourmet: il ristorante Es Cranc. Una grande sala e un gigantesco vivaio con vasche d'acqua salmastra che i pescherecci locali riforniscono continuamente di aragoste e cicale, astici e palombi. Da non perdere la caldereta de langosta, la zuppa d'aragosta, specialità della casa. A est di Fornells, il parco naturale S'Albufera des Grau, popolato da aironi, cormorani e rapaci, custodisce alcuni dei lidi più selvaggi di Minorca, come le solitarie Cala Presili e Cala Tortuga.
Ridiscendendo il litorale orientale, la costa si spacca fino a creare lo spettacolare fiordo in fondo al quale sorge Maó: una ferita lunga cinque chilometri che ha regalato alla capitale di Minorca il più grande porto naturale al mondo dopo quello di Pearl Harbor. Il centro storico – una ridda di vicoli e case d'un bianco abbacinante – domina il porto dall'alto di una collina, mentre in basso il lungomare è un'ininterrotta sfilata di ristorantini, locali e negozietti. Il posto giusto per dedicarsi allo shopping. Il souvenir più elegante si compra alla boutique di Jaime Mascaró, griffe minorchina di scarpe artigianali: le più celebri sono le ballerine, amatissime da Lindsay Lohan. Gli acquisti a più alta gradazione si fanno invece alla Distilleria Xoriguer, dove si trova l'omonimo gin, lavorato ancora in maniera artigianale, senza additivi né coloranti, mescolando alcol, bacche di ginepro ed erbe aromatiche, e da Vinya Sa Cudia, che produce una raffinata malvasia.
A sud di Maó, due tappe imperdibili per gourmet alla ricerca della cucina locale rivista in chiave creativa: Es Moli de Foc, tempio della paella (ordinate quella al tonno o quella al coniglio), e Sant Joan de Binissaida, dove la chef Elizabeth Julienne Guillén prepara raffinati piatti a base di pesce fresco, agnello isolano e verdure biologiche dell'orto, rielaborando ricette della tradizione.

24 agosto 2012

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