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Verona, romantica d'inverno

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Verona, romantica d'inverno

Verona vista dal Castello di San Pietro (foto Alamy/Milestone Media)
Verona vista dal Castello di San Pietro (foto Alamy/Milestone Media)

Ne vale la pena? Ora che il sole non la scalda rendendo le sue mura infuocate, ora che i turisti non la esaltano affollandosi nel centro, ora che le osterie non si aprono alle strade, facendo fuoriuscire profumi di formaggio e polpettine. Basta muoversi per i palazzi carichi di storia, in questi giorni, per capire che un passaggio per Verona vale sempre il viaggio.
Se ami qualcuno portalo qui, recita la campagna di Verona in Love, che dal 14 al 16 febbraio, in occasione di San Valentino, promuove eventi a base di cuori nella città dell'amore (seppur tragico, a dirla tutta) per eccellenza.

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Nella stagione meno commerciale il suo fascino assume un tono malinconico oltre che romantico. E muoversi nella terra terra di Romeo e Giulietta ha il sapore della riscoperta. Quella del passato descritto dalle ampie mura che si intravedono già camminando verso i Portoni della Bra dalla stazione. Si cammina un quarto d'ora per arrivare alla città vecchia e all'immancabile, indimenticabile, Piazza Bra. La larga piazza è dominata dall'Arena, magnifico lascito romano, arrivato fino a noi. Le facciate colorate, che costeggiano l'area, sono una piacevole passeggiata circolare e vanno ammirate con calma. Tra i tanti, si distinguono due grandi palazzi che sovrastano il tutto, la Gran Guardia e Palazzo Barbieri, sede del comune, con il color paglierino e le lunghe colonne.

Su tutto però si staglia l'Arena, il terzo anfiteatro più grande d'Italia, resa ancor più impressionate dalle luci che, come piccoli fuochi, la fanno brillare nelle notti dell'opera estiva. Nondimeno le sue alte scalinate, il palco centrale e le arcate che accolgono l'ingresso, umide e cariche di passato, sono così ben conservate da rendere meglio in questi giorni silenziosi. Si perde forse la sensazione di sentirsi dentro una ricostruzione da kolossal, certo, per vivere la realtà di una pietra senza tempo.

Lasciata a destra l'Arena, ci si sposta verso via Mazzini, tra negozi luminosi ed eleganti. Stretta e slanciata come i palazzi che l'abbracciano. Mai impersonali, con le persiane verdastre sui musi d'epoca. Ma certo resi più caratteristici dai bar e dalle taverne che punteggiano la strada, aggraziati nonostante l'affollarsi di bottiglie, di oggetti e di ricordi al loro interno. Tra il forte profumo di formaggio, delle classiche polpettine di cavallo ancora calde e del vino appena versato agli avventori, in cerca dello spuntino per eccellenza.
Si prosegue verso piazza delle Erbe, antico foro romano che oggi ospita ogni giorno il mercato. Si comprano frutta e verdura, immancabili inutili souvenir e qualche prodotto tipico. Ma soprattutto, ci si lascia trasportare lungo questo slargo quadrato, vero cuore pulsante della città scaligera. Nel centro, la Fontana di Madonna Verona e il Capitello, ma anche Torre dei Lamberti, il secentesco Palazzo Maffei e la Colonna del Mercato. I negozi qui sono un poco più polari, ma hanno il grande pregio di offrire allo sguardo le loro facciate affrescate. Seguire suoi muri il mito della lotta dei Giganti così come la storia di San Giovanni Battista affascina ben più dei manichini in mostra.

Eppure la piazza non è gremita se non dagli acquirenti del mercato e la vera folla di turistame, di quelle che danno l'impressone di esserci sempre, anche nelle giornate di grandine o di freddo sfiancante, è poco distante. E si inizia a intravedere fin da via Cappello, a un centinaio di metri dalla casa dei Capuleti, a memoria della famosa tragedia shakespiriana. Qui il via vai di gente non ha tregua. Forse un tempo gli innamorati avevano, come oggi, l'abitudine d'abbracciarsi sotto il balcone più copiato tra le scenografie teatrali e non, accarezzando impunemente il seno della statua di Giulietta, ormai liso e lucidato dal tanto maneggiare. Una cosa è certa: la volta d'ingresso, quasi una galleria che porta al fatidico balcone, un tempo non era fittamente coperta da messaggi d'amore, lucchetti mai usati e comunque arrugginiti, fitti post-it carichi di cuoricini, sigle e promesse sciolte dal tempo o dai successivi fruitori. Qualche innamorato desideroso di prove s'avventura, dopo un'attesa degna di grandi proclami, sul balcone. Per poi scoprire che avere una foto degna senza intrusi sorridenti o decisamente irriverenti alle spalle è spazialmente impossibile.

Tornati alla piazza, si intravede lo scorcio di un'altra bellezza, il salotto veronese per eccellenza, pizza dei Signori. Chi qui ci abita la chiama "Piazza Dante",e si rischia un poco di confusione. Ecco il centro amministrativo, politico e rappresentativo del dominio scaligero. In uno stagliarsi di palazzi emblematici del potere, come il Palazzo del Comune, il Cortile de Mercato, la Loggia del Consiglio. Passato il Palazzo del Capitano (o Palazzo di Cansignorio) ci si ferma ovviamente alle Arche Scaligere, sul sagrato della Chiesa di S. Maria Antica. Le tombe, circondate da un recinto in ferro battuto che riporta il fiero il motivo della scala, sono sarcofagi posti a terra o su mensole soprelevate, quasi dei baldacchini che celebrano la grandezza di illustri personaggi della casata.

Ci si muove per corso Sant' Anastasia, carico di preziose gallerie e dei migliori antiquari veronesi, si passa a via Giovambattista dalla Riva, dove si trovano ottime osterie. Rifugi per riscaldarsi con un piatto di salumi, accompagnato sempre da un bicchiere di rosso, tra quelli segnalati sulle lavagnette all'ingresso: i veronesi chiamano questo rito andar per goti, ovvero regalarsi un piacevole calice di vino (con stuzzichini d'accompagnamento). Pregiata l'Osteria Sottoriva, con pochi tavoli romanticamente posizionati sotto i portici di un vicoletto. Ideale per un assaggio di pasta e fagioli o sfilacci di cavallo.

Se la sera avanza, la scelta è tra proseguire verso il Duomo o attraversare il suggestivo, già nel nome, Ponte Pietra. Si racconta che un tempo fosse di legno, questo monumento di arcate di pietra bianca e rosa. A sinistra s'intravede la bella Chiesa di santo Stefano. Semplice ed austera, ma a suo modo raccolta, una delle basiliche paleocristiane più antiche della città. Si nota forse di più la maestosità della cupola del Monastero benedettino di San Giorgio in Braida, disegnata da Michele Sanmicheli. Ha motivo di farsi riconoscere, dato che è la custode di pezzi pregiati come il Martirio di san Giorgio di Paolo Veronese e il Battesimo di Cristo del Tintoretto. Si gira invece a destra, rispetto a ponte Pietra, e sempre sul Lungadige si incontra il Teatro Romano, che d'estate ospita magnifici concerti all'aperto. E ora, tramite un curioso ascensore, porta dritti al Museo Archeologico. E proprio dal terrazzo romano si accede a Castel San Pietro. Dove ammirare un panorama mozzafiato sulla città antica appena rosata dal calar del sole sui tetti color mattone. Suggestivo d'estate come d'inverno.

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31 gennaio 2013

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