Aitutaki, l'isola laguna
Quarantacinque minuti di volo conducono in una delle lagune più belle del mondo. Quando il piccolo aereo si avvicina ad Aitutaki, la vista dall'alto lascia senza parole. Una sfilata di motu verdi si corteggiano all'interno di un anello corallino che le abbraccia fra acque di tutte le sfumature del blu. Placida, avvolgente, tiepida. Qui nel 1789 approdò capitan Bligh, pochi giorni prima dell'ammutinamento della sua nave, il Bounty.
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La laguna vanta misure mozzafiato: 12 km di larghezza e 15 km di lunghezza dove "naufragare" fra isole deserte che hanno fatto la fortuna di programmi televisivi come Survivor. Il tour in barca conduce fra piccoli gioielli incontaminati come Honeymoon Island, una striscia di sabbia candida spettinata da un ciuffo di palme. Qui si cammina in un paesaggio quasi astratto, minimal, essenziale. Gli uccelli volano sopra la corona di piante affioranti dove nidifica il raro red tailed , un uccello tropicale dal becco rosso. La visione è così bella da sembrare irreale, il classico poster da sogno che ora si può toccare con mano. Dopo averci lasciato il cuore, si riparte per un'altra perla lagunare: One Foot Island. Così chiamata perchè ricorderebbe l'orma di un piede, l'isoletta è un alternarsi di palme ricurve sull'acqua e spiaggette bianche. L'unica costruzione è un ufficio postale, o meglio l'ufficio postale più piccolo al mondo, da cui spedire una cartolina direttamente dal'Oceano e farsi timbrare il passaporto con un curioso stampo, a forma di piede.
Atiu, l'isola di corallo
Volando verso sud est si atterra su una vera e propria rarità naturalistica. La piccola Atiu, è una selvaggia isola di corallo emersa in superficie dal fondale oceanico. Poco più di 500 abitanti vivono attorno alla giungla in piccoli villaggi costruiti attorno alle chiese di diverse confessioni. Fino a pochi anni fa non c'era la corrente elettrica e i ritmi del sole e delle maree erano i soli a scandire le giornate. I rifornimenti arrivano periodicamente con la nave container, soprannominata dagli abitanti "tomorrow" perché non si sa mai il giorno in cui arriva.
Chi approda qui cerca il contatto diretto con la natura. Non ci sono resort, ma solo villette ai margini della foresta, una fitta macchia di felci e palme in cui addentrarsi insieme a Birdman George, l'uomo che conosce le decine di specie di uccelli imitandone il verso. Per esplorare invece le grotte fra le viscere di corallo, non c'è guida migliore di Marshall. Lui è in gradi di guidare i visitatori alla scoperta dei misteriosi uccelli kopeka che popolano le cavità facendosi spazio nel buio grazie a un sonar.
Ad Atiu i pochi turisti vengono accolti come in famiglia dai socievoli abitanti, che alla sera si riuniscono attorno al tumunu (contenitore scavato nel tronco di palma) per il rito della bush beer, una "birra" artigianale preparata con malto, alcol, erbe e arancia, da bere in cerchio accompagnata di fettine di cocco. Su richiesta si può partecipare a questo antico rituale ed essere ammessi al "club" in cui uomini e donne si passano un bicchierino d'infuso scambiandosi saluti e, prima di finire ubriachi, anche preghiere a Dio. Un'esperienza da provare per entrare in contatto con questa comunità amichevole e prodiga di sorrisi, che tuttavia mise in fuga Capitan Cook nel 1777 quando l'avventuriero inglese vide pararsi davanti migliaia di guerrieri maori in odore di cannibalismo. Un episodio che ha donato all'arcipelago il nome oggi conosciuto.
Prima di allontanarsi da questo microcosmo non si può fare a meno di camminare sulla spiaggia rocciosa per scoprire un tappeto di coralli, paguri, granchi e conchiglie dalle forme e i colori più svariati che nascono dall'erosione della vicinissima barriera corallina. Un anello protettivo che qui, a differenza della atre isole, si trova a pochi metri dalla riva. Caratteristica che da una parte riduce l'ampiezza della laguna, ma dall'altra regala una visione straordinariamente ravvicinata delle balene, di passaggio fra luglio ed ottobre.
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8 marzo 2013
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