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Vanessa Branson, sorella d'arte

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Vanessa Branson, sorella d'arte

  • – di Arianna Garavaglia
Vanessa Branson, presidente e fondatrice della Biennale di Marrakech (foto Leila Alaoui)
Vanessa Branson, presidente e fondatrice della Biennale di Marrakech (foto Leila Alaoui)

Niente trucco, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, espadrillas ai piedi e colorate borse berbere allacciate in vita. Vanessa Branson si muove con la stessa naturalezze tra le strade di Marrakech come tra gli spazi del Riad El Fenn, nella Medina.
Questo palazzo storico, casa di Vanessa, è il fulcro della Biennale ormai alla sua quinta edizione.
«Una piattaforma per discutere idee attraverso l'arte», la descriva la Branson, cinquantacinquenne, madre di quattro figli e sorella di Richard, fondatore della Virgin.

La passione per l'arte non nasce sui banchi di scuola che del resto Vanessa lascia presto, a 16 anni per i problemi legati alla dislessia. «Tutti noi fratelli – si legge sull'Independent siamo dislessici e non potevamo avere un lavoro normale. Stava a noi trovare la nostra strada».
La sua adolescenza, dichiara in un'intervista al Financial Times, è stata «il giusto equilibrio tra nicotina, alcol e persone».
La curiosità per l'arte nasce più tardi in Italia, durante un'estate in autostop con un ragazzo che «amavo follemente» e che studiava storia dell'arte a Cambridge.

A 24 anni Vanessa sposa Robert Devereux, socio di Richard alla Virgin, e collezionista. Negli anni Ottanta apre una galleria a Portobello dove espone il sudafricano William Kentridge. «All'epoca avevamo dibattuto molto se fosse il caso di presentare il suo lavoro a Londra e rompere l'embargo culturale contro il regime dell'Apartheid. Ho iniziato presto a vedere l'arte come fatto politico», dichiara ai giornali.
Dopo pochi anni la galleria chiude ma la Branson continua la sua avventura da collezionista di arte contemporanea.

LA BIENNALE COME REAZIONE ALL'11 SETTEMBRE
Nel 1997 la famiglia Branson scopre il Marocco grazie a una delle imprese di Richard. Branson era fermo all'aeroporto di Marrakech con il suo pallone aerostatico in attesa del vento favorevole per ripartire per il suo viaggio intorno al mondo. Il progetto fallisce ma per entrambi scatta il colpo di fulmine per il Marocco. Vanessa compra un antico palazzo da un mercante e lo ristruttura, trasformandolo nel Riad El Fenn. Richard crea Kasbah Tamadot, un lussuoso resort sull'Atlante a 45 chilometri dalla città.

Intanto il mondo sta cambiando. Sono gli anni drammatici dell'11 settembre, dell'"asse del male" di George W. Bush e della guerra in Iraq.
«Bush continuava a ripetere frasi come "Se non siete dalla nostra parte siete con i terroristi"», racconta la Branson sempre al Financial Times. «Ma lavorando con gli arabi so per esperienza che sono persone che ti guardano dritto negli occhi e che finiscono una discussione con un abbraccio. Così un giorno di primavera del 2004 sono scattata. Ho capito che dovevo fare qualcosa e che dovevo farla subito».
E la risposta della Branson è la Biennale, festival delle arti in arabo, inglese e francese che ogni due anni accoglie artisti da ogni parte del mondo e trasforma Marrakech «città da sempre tollerante» in un luogo di incontro e di scambio.

A finanziare l'appuntamento è Vanessa con circa un milione e mezzo di euro perché, nonostante il patrocinio del re Mohammed VI, per ora non si sono fatti avanti finanziatori locali e questa, ammettono i responsabili, rischia di essere l'ultima Biennale.
Un errore, commenta Vanessa, perché l'arte è una grande investimento e la «creatività porta sviluppo economico». Parola di Branson.

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7 marzo 2014

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