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Valpolicella, tra vigne e antichi borghi

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Weekend

Valpolicella, tra vigne e antichi borghi

  • – di Fracesca Pace
Un vigneto a Castelrotto, in Valpolicella
Un vigneto a Castelrotto, in Valpolicella

Storia, tradizioni e, soprattutto, ottimo vino. In Valpolicella ci sono tutti gli ingredienti per passare un week end immersi nell'atmosfera rilassante della campagna, a gustare i sapori di questa terra. Qui, infatti, nascono grandi vini, dall'omonimo Valpolicella al Recioto fino al rinomato Amarone, il rosso veronese tra i più apprezzati al mondo. Una terra ricca e fertile, rinomata fin dai tempi dei romani, da scoprire tra cantine ed enoteche lungo i diversi itinerari della Strada del Vino Valpolicella o nei ristoranti gourmand degli antichi borghi, come quelli associati alle Tavole della Valpolicella.

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Situata a nord ovest di Verona, tra la Val d'Adige e i Monti Lessini, la Valpolicella è attraversata da tre valli che, dalla zona montuosa a nord, scendono verso la pianura. Le caratteristiche differenti del terreno sono all'origine della varietà di vini prodotti dai vigneti che, disposti in filari delimitati da muretti a secco, detti marogne, seguono i dolci pendii del paesaggio. Tra le diverse cantine e aziende agricole presenti sul territorio, la Cantina Valpolicella Negrar è un punto di partenza ideale per assaporare la varietà di questi aromi. Nata oltre 80 anni fa come Cantina Sociale per volontà di sette imprenditori locali, la cantina riunisce oggi 230 soci che forniscono la produzione di 700 ettari di vigneti situati principalmente nella Valpolicella classica. Dalle sue cantine escono i rossi più pregiati della zona, tra cui il famoso Amarone, nato nel 1936 proprio nella bottaia nella cantina di Negrar. La sua origine pare si debba alla dimenticanza di una botte di Recioto (il vino, al tempo, più noto della Valpolicella) la cui prolungata fermentazione, produsse un vino "amaro". Grazie alla felice intuizione di come stavano cambiando i vini del territorio e del gusto degli estimatori, si mise in produzione a partire dal 1939. Da allora, l'Amarone è diventato un vino di successo mondiale. In particolare, per il 2015, è stato aggiudicato il Tre Bicchieri all'Amarone "San Rocco" 2008 della Cantina Negrar, uno dei 5 cru della linea "Espressioni" Domini Veneti.

Per saperne di più sulla sua storia e sui metodi di lavorazione dell'uva in Valpolicella, la Cantina organizza, su prenotazione, visite guidate, nel caveau delle bottiglie storiche, al Museo dell'appassimento, dove sono esposti anche 40 tipi di uve autoctone tra cui lo Spigamonti, una varietà il cui Dna non era stato mai censito e che si è rivelata ottima per la produzione dell'Amarone, nella Bottaia d'Autore e, a conclusione del tour, alla sala degustazioni "Domini Veneti" dove assaporare la varietà di produzione vinicola.
Ma la Cantina Negrar è anche un bell'esempio di imprenditoria integrata, la cui la rete di produttori è un punto di forza per esaltare le differenze e peculiarità delle singole produzioni e per sostenerne la crescita di ciascuno, anche in un'ottica di innovazioni e strategie green, rivolte sempre più al biologico e al basso impatto ambientale.

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Storia e tradizioni si ritrovano anche nel paesaggio del Valpolicella, le cui testimonianze sono presenti nelle tante belle ville venete, antiche residenze dei signori veronesi costruite durante l'epoca veneziana o nei comuni e nei borghi arroccati sulle colline. Come San Giorgio Ingannapoltron, una frazione di Sant'Ambrogio di Valpolicella, che dalla sommità del colle, offre una spettacolare vista sui vigneti e sul Lago di Garda. Il borgo, inoltre, è noto per la sua pieve longobardo-romanica, costruita in pietra su un insediamento pagano intorno al VII-VIII secolo. Da ammirare la particolare pianta a tre absidi, il chiostro interno con un porticato sorretto da colonne e capitelli tutti diversi e l'imponente torre campanaria. Le antiche origini della Valpolicella, si ritrovano, poi, verso nord, a Sant'Anna d'Alfaedo. Qui, infatti, si ritrovano rocce risalenti al Giurassico, scavate, nei secoli successivi, dagli abitanti per estrarre la famosa pietra della Lessinia usata nelle costruzioni degli edifici. Da queste cave sono emersi anche fossili di squali, tartarughe e mosasauri di importanza eccezionale, oggi conservati nel bel Museo Paleontologico di Sant'Anna. Nei dintorni, si trova infine, si può ammirare il Ponte di Veja, un arco naturale in pietra ampio circa 50 metri e scavato dall'acqua nel corso dei secoli. Circondato dalla natura selvaggia del bosco, è un luogo molto suggestivo, ritratto anche dal Mantegna negli affreschi per la Camera degli Sposi di Palazzo Ducale a Mantova.

18 settembre 2014

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