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Bremer Landesbank a rischio default: anche la Germania alla prova del bail-in

Il disastro dei prestiti all’attività marittima rischia di portare all’insolvenza Bremer Landesbank e di mettere alla prova l’intransigenza del Governo tedesco sulle deroghe alla disciplina europea sul bail-in.

La situazione delle banca, che fino a qualche settimana fa sembrava dovesse essere salvata dalla sua casa madre, un’altra delle Landesbanken, le banche controllate dalle regioni, la Nord LB (che ha una quota nella Bremer del 54%), si è aggravata dopo che due dei Governi regionali azionisti, la Bassa Sassonia e la città-stato di Brema, si sono mostrati riluttanti a iniettare nuovo capitale.

I problemi dello shipping, che la vigilanza della Banca centrale europea ha messo quest’anno nel mirino, si stanno rivelando pesanti per il sistema bancario tedesco: sono stati fra le cause delle difficoltà di Commerzbank, che ha ricevuto due salvataggi pubblici negli anni scorsi, e di diverse Landesbanken, fra cui Hsh, la banca di Amburgo e dello Schleswig-Holstein, che ha a sua volta ricevuto a più riprese fondi dalle regioni controllanti. Nei giorni scorsi è emerso che Deutsche Bank ha ceduto parte del suo portafoglio di prestiti all’attività marittima per un valore di circa 1 miliardo di euro, su un’esposizione totale al settore di 5-6 miliardi, secondo l'agenzia Reuters.

La gravità del caso Bremer è esplosa questa settimana quando le obbligazioni convertibili (CoCo) della banca hanno perso oltre il 25% del loro valore nella sola giornata di giovedì, a fronte dell’indisponibilità dei soci pubblici a partecipare a un apporto di capitale. La Bremer Landesbank aveva già annunciato di voler svalutare il portafoglio dei prestiti allo shipping (un settore colpito dal rallentamento del commercio internazionale) per 400 milioni di euro circa e che andava incontro, per l’intero anno, a una perdita di alcune centinaia di milioni di euro.

La Bremer aveva a fine 2015 un attivo di bilancio di circa 29 miliardi di euro. È una delle più piccole Landesbanken, una categoria di istituzioni finanziarie che viene da decenni di disastri e che tradizionalmente è sempre stata coinvolta in tutti i crac finanziari internazionali, compreso quello dei mutui subprime negli Stati Uniti.

La situazione della Bremer è cambiata nell’ultimo mese, dopo che dalla Nord LB avevano fatto sapere che gli azionisti erano pronti alla ricapitalizzazione entro l’anno, quando è emersa la riluttanza dei soci pubblici, in particolare della regione della Bassa Sassonia. Il presidente del Land, Stephen Weill, ha detto che si farà di tutto per salvare la banca, ma che “il vecchio metodo” di iniettare capitali pubblici potrebbe non funzionare. Nel frattempo, sono infatti entrate in vigore le nuove regole europee che prevedono il bail-in di azionisti e obbligazionisti prima di ogni intervento pubblico.

“Il Governo di Berlino, che è stato finora il più intransigente nel chiedere l’applicazione del bail-in si trova ora davanti al dilemma di capovolgere la propria posizione o lasciar fallire la Bremer Landesbank”

 

Il Governo di Berlino, che è stato finora il più intransigente nel chiedere l’applicazione del bail-in alle banche italiane si trova ora davanti al dilemma di capovolgere la propria posizione e dover accettare la soluzione dell’intervento del capitale pubblico, in Italia come a Brema, o lasciar fallire la Bremer Landesbank.

Dato che si tratta di un istituto relativamente piccolo, non è detto che alla fine Berlino non opti per questa seconda soluzione pur di salvare in principio. L’esperienza degli ultimi anni insegna però che il Governo tedesco è stato sempre prodigo di aiuti nei confronti dei propri istituti di credito, soprattutto quelli a capitale pubblico o semi-pubblico, che hanno forti legami con la politica locale e nazionale.

Lo scoppio del caso Bremer proprio ora tuttavia complica la narrativa di Berlino che finora aveva cercato di dipingere la crisi bancaria in Europa come una vicenda tutta italiana.

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