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lombardia in testa

Risorse alle start-up: il venture capital punta sul centro-nord

La sorpresa arriva dalla Sardegna, che guadagna la medaglia d’argento. Su 185 milioni di investimenti in capitale di rischio per favorire la creazione di start up innovative in Italia, dal 2013 al 2015 l’isola ne ha attirati 36, circa il 20% del totale. Di meglio ha fatto solo la Lombardia, dove sono stati investiti 48 milioni, mentre l’Emilia-Romagna è al terzo posto con 25 milioni, seguita dal Lazio. Lo dicono i dati Aifi, l’Associazione italiana del venture capital, private equity e private debt, che intende ripartire dal territorio per dare un nuovo impulso al capitale di rischio a sostegno dell’innovazione.

Complessivamente nel periodo considerato sono state realizzate 362 operazioni di «early stage» a livello nazionale, quello che in gergo del settore indica l’investimento nelle prime fasi di vita di un’azienda. Anche in questo caso è in testa la Lombardia, dove il numero delle operazioni - 103 in tutto - è stato costante nell’arco dei tre anni. Qui al secondo posto spicca invece la Campania, con 36 investimenti. Di questi ben 23 sono stati realizzati nel 2013, sulla scia del fondo hi-tech per il Mezzogiorno introdotto nel 2009, che ha iniziato a esaurire i suoi effetti nel 2014. In totale in questa regione sono stati investiti 12 milioni nel periodo considerato. La Sardegna è ancora sul podio e si aggiudica il terzo posto con 35 operazioni.

LA MAPPA ITALIANA DELLE START UP
Ammontare investito in mln di euro dal 2013 al 2015 e numero di operazioni anno 2015 (Fonte: AIFI-PwC)

A parte queste eccezioni i dati regionali restituiscono ancora una volta l’immagine di un Paese spaccato a metà: nel Centro-Nord, infatti, si registrano circa il 70% degli investimenti e delle operazioni di venture capital. Le regioni del Sud, invece, arrancano. In alcune, come Puglia e Molise, non si registrano operazioni di early stage nel periodo considerato. In altre, come la Basilicata e la Calabria, gli interventi di fondi nel capitale delle start up si contano sulle dita di una mano e sono rispettivamente una e cinque nei tre anni presi in esame.

«Nel Mezzogiorno - sottolinea Anna Gervasoni, direttore generale dell’Aifi - l’innovazione non manca, ma è molto difficile attrarre investimenti, spesso anche per motivi di sicurezza. Il nostro obiettivo è mettere in rete i casi di eccellenza per fare in modo che queste energie non vengano disperse».

DISTRIBUZIONE SETTORIALE DELLE OPERAZIONI DI EARLY STAGE IN ITALIA
(Fonte: AIFI-PwC)

La Sardegna invece viaggia controcorrente.«Il sostegno all’innovazione - spiega l’ assessore all’Industria, Maria Grazia Piras - è uno dei tratti distintivi della nostra regione. Una delle iniziative più recenti è stata la creazione, finanziata con risorse Ue 2014-2020, di un fondo di venture capital per finanziare da 150mila fino a un massimo di un milione di euro». Lo strumento è attivo da aprile e i beneficiari sono start up innovative che operano in Sardegna, «con un particolare focus sull’Ict e sull’agroalimentare, fiori all’occhiello della nostra economia». La dotazione iniziale è di 10 milioni di euro, ma «siamo pronti - dice l’assessore - ad aumentarla se necessario».

La Sardegna non è un caso isolato. Negli ultimi anni, a livello nazionale, si è sviluppata una comunità di investitori pronti a scommettere sul territorio. Oggi su venti operatori di venture capital in Italia ben 13 sono regionali. «La loro presenza - spiega il direttore generale dell’Aifi - è fondamentale, perché gli investimenti in venture capital hanno una forte connotazione geografica e la prossimità è un fattore essenziale soprattutto nelle prime fasi di investimento».

Chi sono le neo imprese che vengono finanziate con capitale di rischio? Hanno da zero a tre anni e sono in genere guidate da imprenditori con un’età media intorno ai 30 anni. A livello nazionale appartengono soprattutto ai settori dell’informatica, dei servizi non finanziari e del medicale, ma ciascun territorio presenta le proprie specificità, legate alle caratteristiche dell’economia e alle specializzazioni degli atenei. Così in Lombardia primeggiano l’Ict, il biotech e i servizi, in Emilia-Romagna l’alimentare, in Toscana il biotech e la meccatronica. Il ticket medio degli investimenti del venture capital è di circa un milione di euro.

«Oggi in Italia - aggiunge Gervasoni - abbiamo uno degli ecosistemi per start up migliori d’Europa, grazie anche a un quadro normativo e fiscale che negli ultimi anni è diventato più favorevole». E cita gli organismi che lo popolano: 5.657 start up innovative, 3mila business angels, 96 incubatori e acceleratori, 43 parchi tecnologici e 49 gare di start up. Le aziende innovative, poi, hanno avuto il riconoscimento del loro status con la creazione di una sezione speciale del Registro delle imprese a loro dedicata. «Adesso - conclude Gervasoni - non dobbiamo più piangerci addosso, ma occorre condividere le esperienze maturate sul territorio e fare un ulteriore scatto in avanti».

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