Ad animare questi giorni fitti di incontri, vertici e prese di posizione fra Roma, Bruxelles e Francoforte non c’è la bacchetta magica in grado di risolvere da sola tutti i problemi delle banche in difficoltà. C’è un set di strumenti, alcuni già acquisiti e in parte al lavoro, altri in fase di discussione, che compongono un mosaico per accompagnare tutte le tappe necessarie a uscire dall’angolo senza produrre danni permanenti al mercato: il fatto è che quando al mosaico manca una tessera fondamentale tutto lo strumentario rischia di non riuscire a centrare l’obiettivo.
La crisi di alcuni istituti, Mps in primis, nasce dall’unione di due fattori: l’esigenza di alleggerire i bilanci dai crediti deteriorati moltiplicati dalla crisi e dai tempi lunghi di smaltimento che hanno caratterizzato il sistema Italia esplode in una fase di capitalizzazione ultra-leggera delle banche, che porta come tappa inevitabile un aumento di capitale in un momento in cui sul mercato non c’è esattamente una folla di aderenti.
Sul primo fronte, le «soluzioni di mercato» richiamate in più di un’occasione dal governo sono già tutte in campo, e non hanno bisogno di ulteriori autorizzazioni dall’Unione europea. La replica dello schema Atlante con la raccolta di nuovi capitali è partita, e coinvolge una platea articolata di soggetti che nel caso di Cassa depositi e prestiti si avvicinano allo Stato ma non entrano nel perimetro pubblico. Una forma di garanzia statale sui crediti in sofferenza, la «Gacs», è già stata scritta nel decreto legge 18/2016, non ha incontrato obiezioni a Bruxelles e dopo la prima richiesta da parte della Popolare di Bari sembra incontrare l’interesse di altri istituti come Carige, oltre a poter entrare in campo anche per Mps.
È l’altro intervento, quello sul capitale, a cercare ancora il via libera ufficiale di Bruxelles, dov’è stato frenato da obiezioni tedesche e olandesi più che della commissione. Il principio-guida della direttiva sulle risoluzioni bancarie, che oltre agli azionisti fa pagare lo scotto dell’aiuto pubblico a chi ha sottoscritto obbligazioni subordinate e, se serve, anche ai titolari di bond senior e di depositi superiori a 100mila euro, è stato scritto guardando alle fasi di mercato ordinarie, come ha rilevato anche l’Fmi nel suo ultimo rapporto sull’Europa, ma produce effetti al momento ignoti quando la crisi ha aspetti sistemici. La discussione, allora, è tutta qui: riconoscere fino in fondo l’esigenza di «evitare una grave perturbazione dell’economia di uno Stato membro e preservare la stabilità finanziaria», per citare la stessa direttiva, e sospendere un bail in che rischierebbe di “scottare” gli investitori tenendoli lontano a lungo dai titoli italiani.
Attenzione, però, perché la stessa sospensione chiesta dall’Italia ha confini precisi. L’intervento dello Stato avrebbe natura «precauzionale», perché le risorse pubbliche sono tutt’altro che infinite e soprattutto perché, come ha sottolineato giovedì lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il governo si muove dentro l’orizzonte delle regole Ue. Su depositi e bond senior, poi, non ci sono problemi, che invece riguardano le obbligazioni subordinate e, in particolare, quelle in pancia a investitori istituzionali, mentre sul retail la stessa Ue ha già fatto trapelare nei giorni scorsi la possibilità di uno stop. Il contesto è lo stesso della garanzia pubblica sulle emissioni per la liquidità, già ottenuta, che non intreccia il problema principale delle banche italiane oggi ma offre un’indicazione interessante: la copertura pubblica può abbassare la febbre per il solo fatto di essere possibile, anche senza scattare davvero.
IL QUADRO DELLE MISURE
GLI STRUMENTI GIÀ OPERATIVI
BOND SENIOR. Nelle scorse settimane governo italiano e Unione europea si sono accordati sulla possibilità di attivare una garanzia pubblica, entro il 31 dicembre, sulle emissioni di bond senior per ottenere liquidità. La garanzia scatta su eventuale richiesta della banca, e non ha impatto immediato su deficit e debito. Il bilancio pubblico comincerebbe a tenerne conto solo in una fase successiva, nel caso in cui la banca che ha effettuato l'emissione non riuscisse a rispettare il piano di rimborso, e la garanzia diventasse quindi da potenziale ad effettiva.
ATLANTE. Già utilizzato per gli aumenti di capitale di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, il modello del fondo Atlante si prepara a tornare in campo per il maxi-smaltimento di crediti deteriorati da parte del Monte dei Paschi di Siena. La prospettiva è quella dell'acquisto e della cartolarizzazione di un grosso pacchetto di non performing loans, e per attuarla è in corso la raccolta di nuovi capitali al fondo a cui potrebbero partecipare diversi soggetti tra cui assicurazioni, casse previdenziali e Cassa depositi e prestiti
CARTOLARIZZAZIONE. L'Unione europa ha riconosciuto la legittimità, alla luce della disciplina sugli aiuti di Stato, della garanzia per la cartolarizzazione dei crediti in sofferenza («Gacs). Questo meccanismo, regolato dal decreto legge 18 del 2016, prevede la possibilità di richiedere la garanzia da parte delle banche che cartolarizzano e cedono i crediti deteriorati, in cambio del pagamento di una commissione periodica al Tesoro; questa commissione è calcolata come percentuale annua sull'ammontare garantito. La dotazione iniziale messa a bilancio è di 120 milioni
FONDO INTERBANCARIO. Già attivo è anche lo schema volontario del fondo interbancario, a cui ha aderito il 91,5% delle banche consorziate, che raccolgono il 99,6% dei depositi. Lo schema, che può mettere in campo misure di sostegno se la banca è a rischio dissesto, oppure è effettivamente in dissesto o in amministrazione straordinaria, è già stato utilizzato per il caso di banca Tercas. Proprio il caso Tercas, però, è al centro di un contenzioso con la Ue perché la commissione lo ha considerato aiuto di Stato, mentre Bankitalia ha annunciato il ricorso al tribunale Ue perché le risorse sono private e volontarie
GLI INTERVENTI E LE TUTELE IN DISCUSSIONE
RICAPITALIZZAZIONE. Per tutelare la stabilità finanziaria ed evitare «una grave perturbazione dell'economia», la direttiva europea sul bail in prevede la possibilità di un sostegno finanziario pubblico straordinario, a patto che sia «cautelativo», «temporaneo» e «proporzionato». Nel caso del sostegno pubblico agli aumenti di capitale, a differenza di quanto accade per le garanzie sulle emissioni di bond senior o sugli strumenti di liquidità forniti dalle banche centrali, la direttiva prevede come condizione ulteriore che le carenze di capitale siano certificate dagli stress test
DEPOSITI E BOND SENIOR. L'intervento pubblico straordinario a sostegno delle banche in difficoltà è soggetto all'autorizzazione europea, e rischia di far scattare le misure di «condivisione degli oneri» da parte degli investitori. In pratica, i meccanismi del burden sharing offrono un grado di tutela decrescente a seconda della tipologia di investimento. Accanto agli azionisti (colpiti anche dagli aumenti di capitale), possono essere chiamati a contribuire i titolari di obbligazioni subordinate, poi i sottoscrittori di bond senior e i depositi superiori a 100mila euro. Queste due ultime categorie non sono però in gioco negli interventi in discussione
BOND SUBORDINATI/1. In caso di sostegno pubblico straordinario, una tutela inferiore rispetto ai depositi sopra 100mila euro e ai bond senior riguarda i sottoscrittori di obbligazioni subordinate, cioè delle emissioni il cui rimborso è successivo rispetto a quello dei creditori ordinari (per questo si chiamano «subordinate»). Dall'Unione europea è già filtrata la possibilità di sospendere la condivisione degli oneri nel caso di obbligazioni subordinate sottoscritte da investitori retail, anche sulla base del presupposto che l'acquisto non sia avvenuto con una piena trasparenza sui rischi
BOND SUBORDINATI/2. Il punto cruciale della trattativa fra il governo italiano e l'Unione europea è legato alla possibilità di sospendere la condivisione dei costi anche per i casi in cui i titolari di obbligazioni subordinate siano investitori istituzionali come fondi o altri operatori professionali. In questo caso non vale ovviamente il principio della mancata comprensione del rischio da parte degli acquirenti, ma l'obiettivo è di evitare che un eventuale prezzo pagato dagli istituzionali abbia un effetto domino sull'attrattività dei titoli italiani
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