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Nicaragua, fascino d’arte e natura

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Nicaragua, fascino d’arte e natura

  • – di Arianna Garavaglia
León (INTUR - NICARAGUA TOURISM BOARD )
León (INTUR - NICARAGUA TOURISM BOARD )

Con un pacco di banconote in mano e uno nel marsupio, sotto un cartello di stop nella città coloniale di Granada, il cambista aspetta i suoi clienti tra il via vai delle sei del pomeriggio. «Tutti cambiano da lui, fa tassi migliori delle banche ed è ufficiale», commenta Glauco, 35enne di Modena, un passato nella cooperazione internazionale e un lavoro presso un tour operator responsabile con base in Nicaragua.

Il paese centro americano - un passato recente complicato e un appuntamento elettorale del prossimo novembre che quasi sicuramente riconfermerà alla presidenza Daniel Ortega - sta puntando sul turismo. Per attirare i viaggiatori il Nicaragua può contare su splendide città coloniali, meraviglie naturali e cultura. A questo sta accompagnando investimenti su nuove infrastrutture e nuovi resort.
Ecco un itinerario che tocca Granada, León, il mare di San Juan del Sur e si chiude nella capitale Managua.

Granada, bellezza coloniale
Granada, parque central. Tra i rumori assordanti degli uccelli gruppi di amici e turisti stanno seduti sulle panchine tra le piante aspettando un soffio di vento. Il parque central è il cuore delle città del Centro America. Qui affacciano gli edifici principali di Granada come la cattedrale, il palazzo arcivescovile, diversi hotel e il bell'edificio giallo del consolato italiano. Granada è una delle meraviglie del Nicaragua. Fondata nel 1524 e ricostruita nell'Ottocento la città è un insieme fotogenico di palazzi coloniali dalle facciate colorate. Il centro si gira tranquillamente a piedi, si sbircia nei portoni degli edifici d'epoca e si vedono di sfuggita patii ombreggiati dalle palme e donne che si fanno aria sulle sedie e dondolo. La zona più frequentata la sera dai turisti è la strada che costeggia la cattedrale. È qui che ci si ritrova a cena o per un drink in uno dei tanti locali. Tra le tappe da non perdere la suggestiva chiesa de La Merced dalla facciata annerita in stile barocco, costruita nel ‘700. Da qui, passando per un stretta e buia scala a chiocciola, si può salire sul tetto e avere una vista panoramica dei tetti e dei palazzi di Granada.

León, la città di Rubén Darío
Lasciata alle spalle Granada si fa rotta verso León. Dalla strada si vedono sfilare villaggi rurali con casette di lamiere sparse tra la vegetazione. Tra panni stesi, galline e mucche i bambini con la divisa scolastica tornano a casa dopo le lezioni. Passando in auto si incrociano spesso gli scuolabus gialli americani. Dismessi negli Stati Uniti vivono una seconda vita sulle strade del Nicaragua come autobus di linea.

León
detiene diversi primati. È stata la prima capitale del Nicaragua, è la capitale della rivoluzione e la capitale culturale. Il titolo simbolico di capitale della rivoluzione le è stato riconosciuto dal governo per il suo ruolo durante la guerra tra i sandinisti e i sostenitori dei Somoza, dittatori del paese fino al 1979. León è poi considerata al capitale culturale perché qui si trova un'importante università fondata a inizio Ottocento ma anche perché in città ha vissuto ed è morto nel 1916 il poeta e icona nazionale Rubén Darío, amatissimo ancora oggi dai nicaraguensi e sepolto in cattedrale.
Anche León è un insieme di edifici coloniali ma a differenza della più turistica Granada molti sono ancora da restaurare e la città mantiene un deciso fascino decadente. Affacciata sul parque central si trova la Cattedrale. Anche qui si può salire sul tetto. Tra le cupole di un bianco abbagliante si può camminare solo a piedi nudi e abbracciare con uno sguardo tutta la città.
Oltre a una passeggiata nel bel centro storico a León si può fare tappa al Centro de Arte Ortiz Gurdián (museo d'arte contemporanea ospitato in una villa coloniale) e alla casa museo di Rubén Darío.

San Juan del Sur, la spiaggia dei surfisti
Ex villaggio di pescatori sulla baia circondata dalle colline San Juan è una tipica città di surfisti sopratutto americani che vengono qui con voli diretti. La città è un susseguirsi di ostelli, negozi sportivi, bar, locali e centri per i tatuaggi. I locali sul malecon, il lungomare, sono pieni di ragazzi in infradito e pantaloncini. Protagonista della vita cittadina è ovviamente la spiaggia, 3 km di sabbia dove si gioca a beach volley e si prende il sole sotto la sguardo di una statua di Cristo costruita su una una collina affacciata sulla baia che ricorda Rio de Janeiro.

Managua, la capitale

A Managua c'è un prima e un dopo. Lo spartiacque è il 1972 quando un terremoto devasta la città e uccide dalle cinque alle diecimila persona. Della Managua pre-terremoto rimane poco: la spettrale cattedrale presidiata da un paio di militari e l'attiguo palazzo dell'assemblea nazionale che oggi ospita un museo e un'emeroteca.

La capitale di prima del 1972 è cristallizzata in una ricostruzione in miniatura nel parco che affaccia sul lago di Manauga. Il parco è un luogo di ritrovo durante i fine settimana per gli abitanti di Managua, si entra per pochi spiccioli, ci sono chioschi dove bere qualcosa, giochi per i bambini, qualche poliziotto madido di sudore nel caldo tropicale e poi, naturalmente, luoghi dedicati agli eroi nazionali del paese. Qui si trova la ricostruzione della casa di Darío e di Augusto Sandino, eroe della resistenza contro l'esercito di occupazione americana e morto in città nel 1934.

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