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Dossier Il piano di Ala per rafforzarsi in Italia e all’estero: 50 milioni di…

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    Dossier | N. 10 articoli

    Il piano di Ala per rafforzarsi in Italia e all’estero: 50 milioni di investimenti nei prossimi 5 anni

    Ha costruito il suo business in un settore delicato come la logistica; per di più in un comparto esigente come quello aeronautico; per di più, ancora, partendo da una città non propriamente aperta alle innovazioni come Napoli. Si tratta della Advanced Logistic for Aerospace (Ala) che con 10 milioni d’investimenti programmati in Italia e all’estero ogni anno per i prossimi 5 anni (50 milioni in tutto) punta a diventare un vero e proprio leader nel suo campo d’attività.

    L’azienda, forte dell’elevata automazione dei processi impiegati, è specializzata nello stoccaggio e nella distribuzione di tutti i pezzi che servono a legare tra loro parti di aereo, a uso sia civile che militare, cui si aggiungono materiali elettrici e altre componenti essenziali che raggiungono direttamente le linee di produzione dei clienti con le modalità e nelle quantità richieste.

    Nata nel 2010 dalla fusione della Aip di Vittorio Genna e Fulvio Scannapieco con la Avio Import di Adolfo Varini, attive rispettivamente dal 1986 e dal 1995, la Ala ha subito puntato sulla informatizzazione del servizio che consente di gestire ventimila articoli diversi a costi competitivi da fornire in tempo reale a colossi come Alenia Aermacchi, Piaggio Aereo, Boeing, General Electric.

    Insomma, in poco tempo l’azienda nata sulle acque del Golfo – e più precisamente a Pozzuoli – riesce a conquistare la fiducia dei colossi mondiali di settore grazie all’immensa disponibilità dei suoi magazzini, alla qualità dei prodotti e alla puntualità delle consegne. Tre punti di forza che consentono all’impresa napoletana di conquistare interessanti quote di mercato.

    Ala è inoltre un attore di primo piano nelle politiche di sviluppo regionali e fa parte del cluster aerospaziale e aeronautico sul quale la Campania punta una buona fetta di fondi europei, dato che lo riconosce come driver della crescita locale. L’obiettivo, da conseguire assieme ad altre aziende del comparto, è migliorare le competenze per il conseguimento di una maggiore capacità competitiva.

    La crescita, avvenuta nel tempo come risultato di politiche di sviluppo costanti, ha consentito di sommare agli stabilimenti campani due impianti rilevati in Piemonte a Caselle (Torino) e Cameri (Novara) ai quali si aggiunge un ufficio di rappresentanza a Roma. L’espansione internazionale comincia cinque anni fa con l’acquisto totalitario di due aziende americane, la Aerolyusa e la Westbury, da integrare oggi sotto il marchio Ala Usa.

    I 70 milioni di fatturato delle attività nazionali si sommano ai 30 di quelle statunitensi per un totale di 100 che gli azionisti hanno intenzione di portare a 250 entro il 2020 grazie a un piano di sviluppo, questa volta a tappe forzate, mirato ad acquisizioni in Europa, diversificazione in altri campi come il ferroviario, conquista di nuovi clienti in ogni parte del mondo.

    Anche i dipendenti sono destinati ad aumentare dagli attuali 150, di cui 120 in Italia, a più del doppio seguendo l’evoluzione del gruppo che può definirsi una piccola multinazionale non tanto per l’attuale presenza all’estero quanto per la sua spiccata vocazione a incrementare le attività fuori dei confini nazionali dove la spesa di settore comincia a mostrare pericolosi cedimenti.

    Per prepararsi adeguatamente al salto dimensionale e culturale, il consiglio di Ala (Scannapieco presidente, Genna e Varini vice) ha di recente nominato amministratore delegato un esperto come Roberto Scaramella, già capo azienda di Meridiana e prim’ancora impegnato in Procter & Gamble. Sarà lui a dover trasformare in fatti i progetti della compagine napoletana ambiziosa e preparata al punto giusto.

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