ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLE INCHIESTE DI FIUME DI DENARO: NONA TAPPA

Serie A paradiso (fiscale): sedi legali in Lussemburgo, Delaware e Cayman

Sabato 24 agosto parte la massima categoria del campionato italiano di calcio. Dove sette società su 20 sono possedute da gruppi straniere, guarda caso tutti controllati da entità che hanno sede in paradisi fiscali come il Delaware (Stati Uniti), le Isole Cayman, il Lussemburgo e l’Olanda

di Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi

Parte la serie A e fa il pieno di società offshore

12' di lettura

Il Granduca Henri di Lussemburgo non ci sarà domenica 25 agosto sugli spalti della Dacia Arena di Udine. E neppure l'ex presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, per anni primo ministro del piccolo Granducato finito sotto i radar della Commissione europea per la sua politica fiscale troppo «aggressiva». Eppure, strano a dirsi, Udinese-Milan sarà il primo derby lussemburghese del nuovo campionato di calcio di Serie A che debutta questa settimana.

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Paradosso o provocazione, è quello che accadrà allo Stadio Friuli di Udine. Perché Udinese e Milan - italianissimi nel Dna e nella loro più che centenaria tradizione calcistica - sono di proprietà di società che hanno sede proprio in Lussemburgo, anche se pochi tra i fans dei due club ne sono consapevoli. E così, tra cori, urla e striscioni bianconeri e rossoneri, nessuno tra i tifosi delle due squadre si accorgerà dell'assenza del vessillo più importante: il tricolore rosso, bianco e azzurro, la bandiera del piccolo Granducato.

PARADISI IN CAMPO NELLA PRIMA GIORNATA DI CAMPIONATO

La nazionalità delle proprietà dei club della Serie A

PARADISI IN CAMPO NELLA PRIMA GIORNATA DI CAMPIONATO


Il calcio è un paradiso (fiscale)
Sono sette su venti i club della Serie A posseduti da società straniere e, guarda caso, tutti sono controllati da entità che hanno sede in paradisi fiscali come il Delaware (Stati Uniti), le Isole Cayman, il Lussemburgo e l'Olanda, altro paese messo sotto la lente della Commissione Ue per la sua politica fiscale troppo disinvolta.
I tempi gloriosi e un po’ ruspanti del Milan di Nereo Rocco e del suo presidente Andrea Rizzoli sono finiti da un pezzo. La globalizzazione ha contagiato anche il calcio italiano e i paradisi fiscali sono entrati negli stadi dei campionati di Serie A, di B e perfino delle serie minori.

Utilizzare paradisi fiscali o giurisdizioni segrete come base per le proprie società è del tutto lecito e il loro impiego non significa che si stiano attuando automaticamente comportamenti in contrasto con l'etica sportiva o, men che meno, con la legge. Eppure, l’ingresso dei centri finanziari offshore nel cuore del calcio italiano è un dato di fatto.

La classifica del campionato 2018-2019 ha visto nei primi sei posti ben quattro club che fanno capo a società domiciliate in giurisdizioni note per la loro bassa (o assente) tassazione: la Juventus, vincitrice dello scudetto, controllata dall'Olanda; l'Inter, al quarto posto, di proprietà di entità lussemburghesi e delle Isole Cayman; il Milan, lussemburghese ma con radici anche in Delaware e nelle solite Cayman; e la Roma, anch'essa radicata nel Delaware.

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Al decimo posto, poi, si è classificato il Bologna, che fa capo a società lussemburghesi e del piccolo ma potente paradiso fiscale degli Stati Uniti, l'onnipresente Delaware. E proprio allo stadio Dall'Ara andrà in scena il prossimo 22 settembre, quarta giornata di campionato, il primo “derby del Delaware”, quando sul campo di gioco si affronteranno Bologna e Roma.

Anche la Sampdoria potrebbe volare in Delaware se avrà successo la trattativa per la compravendita tra l'attuale presidente e proprietario, il produttore cinematografico Massimo Ferrero, e la cordata capeggiata da Gianluca Vialli, ex bomber della Samp. Secondo le indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi, Vialli rileverebbe il club attraverso la CalcioInvest Llc, una società iscritta il 20 agosto 2018 nel registro delle società del Delaware. La Sampdoria diventerebbe così l'ottava squadra di Serie A controllata da paradisi fiscali e gli insoliti derby si moltiplicherebbero.

Gianluca Vialli e Massimo Ferrero

Insomma, non c’è da stupirsi se un fetta di ogni biglietto per le partite, di ogni abbonamento, di ogni match che guardiamo in tv, di ogni gadget della squadra del cuore che acquistiamo finisce inesorabilmente nei paradisi offshore insieme ai 32mila miliardi di dollari che secondo le stime dell'economista James Henry sono stipati nelle giurisdizioni segrete in giro per il mondo.

L'insolita attrazione per le serie minori
E non c'è solo la Serie A. Negli ultimi anni anche le squadre di calcio delle serie minori sembrano essere diventate un Eldorado per finanzieri e imprenditori stranieri a caccia di insoliti investimenti. In Serie B - per esempio – c'è il Venezia, controllato da due società delle Isole Cayman dell'avvocato statunitense Joe Tacopina, e c'è lo Spezia Calcio, posseduto da una fondazione olandese, la Stichting Social Sport dell'uomo d'affari italiano naturalizzato nigeriano Gabriele Volpi, azionista di peso anche di Carige. Pochi giorni fa Volpi ha rilevato, pare attraverso la stessa fondazione olandese, anche l'Arzachena, che milita in Serie D, e l'ha ribattezzata Arzachena Academy Costa Smeralda.

In Serie C il Como è controllato dal miliardario indonesiano Robert Budi Hartono, 54° uomo più ricco del mondo con un patrimonio di oltre 18 miliardi di dollari secondo la classifica di Forbes. Hartono è proprietario del Como 1907 (questa la denominazione del club), una società a responsabilità limitata con un capitale sociale di soli 15mila euro e che è nelle mani dell'uomo d'affari attraverso la società londinese Sent Entertainment Limited. Cosa spinge un miliardario che vive dall'altra parte del mondo a investire in una piccola squadra del campionato italiano di Serie C?

Il “gioco dell'offshore”
Già, perché tanta attenzione al mondo del calcio? E perché quasi sempre tutto avviene passando dai più noti paradisi fiscali? A queste domande hanno cercato di dare risposta i giornalisti investigativi inglesi George Turner (oggi direttore di Tax Watch Uk) e Nick Mathiason (direttore di Finance Uncovered) e l'economista e Ceo di Tax Justice Network, Alex Cobham, in un report del 2015, “The Offshore Game”. L'indagine ha analizzato i bilanci e le proprietà di 134 club dei campionati di calcio inglesi e scozzesi.

Il focus si è indirizzato su 34 squadre controllate da società domiciliate nei paradisi fiscali, come il Manchester United, posseduto attraverso entità delle Isole Cayman, o il Manchester City controllato dagli Emirati Arabi Uniti. Ma i tre ricercatori hanno anche scoperto che altre grandi squadre fanno capo a società delle Isole vergini britanniche, Jersey, Guernsey, Isola di Man, Malta, Malaysia, Thailandia e India.

«L'opacità finanziaria della proprietà di una squadra di calcio, specialmente attraverso giurisdizioni segrete o “paradisi fiscali”, è un serio problema strutturale che le autorità calcistiche non hanno del tutto affrontato nonostante i ripetuti danni al gioco e, soprattutto, ai tifosi», spiega Cobham al Sole 24 Ore.

Grazie a questa opacità finanziaria è possibile teoricamente ingannare le regole societarie. «Il segreto - aggiunge il Ceo di Tax Justice Network, ovviamente senza nessun riferimento alle squadre italiane - facilita tutte le forme di abuso fiscale personale e societario, nonché il riciclaggio di fondi. È più facile, per esempio, anche barare sulle regole del calcio, sui pagamenti agli agenti, sulla corruzione di avversari e funzionari e sul fair play finanziario. Tutte queste diverse attività hanno due effetti in comune: minano l'integrità del gioco e minano la stabilità dei club, nascondendo maggiori rischi finanziari che alla fine possono portare le società di calcio a implodere. Entrambi questi effetti causano danni a coloro ai quali sta più a cuore il mondo calcio: i tifosi dei club».

La tendenza a servirsi di paradisi fiscali non è dunque una stranezza nostrana ma un trend che da anni imperversa in tutta Europa a partire proprio da Inghilterra e Scozia ma anche in Francia e in Belgio. Il che rende tutto più opaco.

Alla Juventus piace Amsterdam
Ad aprire le danze del nuovo campionato di Serie A, sabato 24 agosto alle 18 in punto, sarà Parma-Juventus. I campioni d'Italia si scontreranno con la squadra emiliana, tornata da poco in mani italiane dopo essere stata controllata da azionisti di Hong Kong che conservano ancora una partecipazione del 30%.

La Juventus è quotata in Borsa ma il 63,8% del capitale è saldamente nelle mani della società olandese Exor Nv, controllata a sua volta da un'altra entità olandese, la Giovanni Agnelli Bv. Entrambe hanno sede al numero 25 di Gustav Mahlerplein, nel quartiere finanziario di Zuidas ad Amsterdam. Come noto, la famiglia Agnelli-Elkan è il beneficiario finale dei proventi della squadra allenata da Maurizio Sarri.

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L'Olanda è al 14° posto nella classifica del Financial Secrecy Index redatto dal Tax Justice Network (Tjn) di Londra. L'indice misura la segretezza delle giurisdizioni in tutto il mondo ed evidenzia le caratteristiche di quelli che vengono comunemente definiti paradisi fiscali.

Una nuova indagine del Tjn, pubblicata alla fine di maggio di quest'anno, pone i Paesi Bassi al quarto posto tra i maggiori paradisi fiscali per le multinazionali. In Olanda infatti - come ha evidenziato una recente inchiesta multimediale di Fiume di denaro sul ilsole24ore.com - gli utili distribuiti da una società non residente e le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società non residenti non concorrono in genere alla formazione del reddito se rispettano determinati requisiti. Gli interessi, le royalties e i dividenti in uscita, inoltre, sono generalmente esenti da ritenute.

JUVENTUS SULLA ROTTA AMSTERDAM-TORINO

Chi controlla il club secondo i registri delle società. (Fonte: Cerved, registri societari di Olanda e Usa)

JUVENTUS SULLA ROTTA AMSTERDAM-TORINO


Non c’è solo il Granducato per il Milan
Lussemburgo, Delaware e poi anche le Isole Cayman: il Milan non si fa mancare proprio niente. Dopo la stagione del misterioso uomo d'affari cinese Yonghong Li (sulla quale continuano a indagare i magistrati di Milano), il fondo statunitense Elliott controlla la maggioranza del club attraverso la lussemburghese Project Redblack, a sua volta posseduta da due società del Delaware dello stesso fondo Elliott (la King George Investment e la Genio Investment, entrambe costituite il 4 marzo 2017) e da un'altra holding lussemburghese (la Blue Skye Financial Partners) di proprietà di due persone fisiche: i finanzieri napoletani Gianluca D'Avanzo e Salvatore Cerchione, che fino all'ingresso nella compagine del Milan non avevano mai avuto un ruolo attivo nel mondo del calcio.

Secondo lo statuto della Project Redblack la gestione della società spetta ai possessori delle azioni di classe A e cioé alle due entità del Delaware del fondo Elliot. Il fondo ha poi comunicato di controllare le due società del Delaware attraverso altre entità domiciliate nello stesso Stato degli Usa e nelle Isole Cayman.

TRE PARADISI PER IL MILAN

Chi controlla il club secondo i registri delle società. (Fonte: Cerved, registri delle società del Lussemburgo e del Delaware)

TRE PARADISI PER IL MILAN


Inter, la catena arriva a Hong Kong e alle Cayman
Lussemburgo e poi Hong Kong. La catena proprietaria dell'Inter conduce in Asia attraverso il piccolo Granducato europeo. In cima c'è il gruppo cinese Suning che ha rilevato il club dall'imprenditore indonesiano Erick Thohir. Oggi il 68,55% dell'Inter è controllato dalla lussemburghese Great Horizon, a sua volta controllata al 100% dalla Suning Sports International di Hong Kong. Una quota di minoranza del club (pari al 31,05%) è nelle mani della Lionrock Zuqiu Limited delle Cayman attraverso la società italiana International Sports Capital. Lionrock è un fondo di private equity di Hong Kong.

INTER CONTROLLATA DA CINA E CARAIBI

Chi controlla il club secondo i registri delle società. (Fonte: Cerved, registri delle società di Lussemburgo, Hong Kong, Cayman Islands)

INTER CONTROLLATA DA CINA E CARAIBI


La Roma ha la cassaforte in Delaware
Si chiama As Roma Spv Llc la società del Delaware che controlla il club della Roma. Il suo dominus è James Joseph Pallotta, finanziere nato nel Massachusetts da genitori italiani. La struttura societaria è semplice e lineare. La Roma è controllata per l'83,3% dalla società italiana Neep Roma Holding che è posseduta dall'entità del Delaware. Quest'ultima poi ha in portafoglio direttamente un altro 3,3% della Roma.

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Il Delaware è il principale paradiso fiscale e societario degli Stati Uniti e si sta imponendo come il centro offshore più conveniente per le società. Qui la segretezza è d'obbligo. Con 870mila abitanti, lo 0,3% della popolazione americana, e 154 chilometri quadrati di superficie, lo 0,07% del territorio federale, il Delaware ha attratto il 60% delle società della classifica Fortune 500. Più della metà delle maggiori compagnie statunitensi, infatti, sono domiciliate qui. E tra queste anche numerose Limited liability companies che posseggono club calcistici di mezzo mondo.

IL DELAWARE ALLA GUIDA DELLA ROMA

Chi controlla il club secondo i registri delle società. (Fonte: Cerved, registro delle società del Delaware)

IL DELAWARE ALLA GUIDA DELLA ROMA


Fiorentina e Milan nella stessa casa a Wilmington
Il 6 giugno di quest'anno è stato ufficializzato il passaggio del controllo della Fiorentina dalla famiglia Della Valle a Rocco Commisso, un imprenditore italiano naturalizzato statunitense. Fondatore di Mediacom, quinta azienda fornitrice di Tv via cavo negli Stati Uniti, Commisso è presidente e proprietario anche del New York Cosmos.

Anche Commisso ha scelto il Delaware per controllare la squadra viola. Il 100% della Fiorentina è nelle mani della italiana New Acf Fiorentina, controllata a sua volta completamente dalla Columbia Soccer Venture Llc, costituita il 17 maggio 2019. E dove? In Delaware, naturalmente.

Già. Per meglio capire le dimensioni del “fenomeno Delaware” basta un solo esempio. Nella periferia nord di Wilmington, una delle principali città dello Stato, sorge un edificio dove ha sede il Corporation Trust Center della Ct Corporation, azienda specializzata nella costituzione e domiciliazione di società. Solo qui sono registrate più di 285mila imprese, parte delle quali sono entità fantasma. Un solo edificio ospita, insomma, un numero quattro volte superiore ai 71mila abitanti dell'intera Wilmington.

Tra le società che hanno sede in questo palazzo c'è la Columbia Soccer Venture, proprietaria della Fiorentina. Ma ci sono anche la King George e la Genio Investment, le società del fondo Elliott che controllano il Milan. Nel Delaware, Fiorentina e Milan condividono la stessa casa.

FIORENTINA, COMMISSO SCEGLIE IL DELAWARE

Chi controlla il club secondo i registri delle società (Fonte: CERVED, registri delle società del Delaware)

FIORENTINA, COMMISSO SCEGLIE IL DELAWARE


L'Udinese sceglie il fiduciario dello juventino Cristiano Ronaldo
Le strane coincidenze del calcio nostrano non finiscono qui. Perché in un altro edificio, questa volta in Lussemburgo, a più di seimila chilometri dal Delaware, sono domiciliate la società che controlla l'Udinese Calcio e la holding di Cristiano Ronaldo. Al numero 92 di Rue de Bonnevoie, in un anonimo palazzo alle spalle della stazione ferroviaria della città del Granducato, negli uffici della fiduciaria Private Trustees c'è la Gesapar, la società che possiede il 100% delle azioni dell'Udinese. Ma c'è anche la Crs Holding del campione juventino. Entrambe le entità sono amministrate dall'avvocato italiano Paolo Panico, proprietario della Private Trustees.

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E sempre qui - solo per aggiungere un’altra curiosità - ci sono anche le due holding lussemburghesi del gruppo Angelucci, editori di Libero e del Tempo.

La Gesapar è controllata da un'altra società lussemburghese, la Kalmuna, che è posseduta a sua volta dalla holding spagnola Diversify Sport Investment della famiglia Pozzo, che in Spagna è stata proprietaria del Granada.

Ma perché il Lussemburgo attrae così tanto anche i club del calcio? Nel Granducato gli utili distribuiti da una società non residente e le plusvalenze realizzate non concorrono di norma alla formazione del reddito mentre gli interessi e le royalties vengono premiate dall'esenzione di ritenute. Per i dividendi in uscita, poi, la legge prevede una ritenuta alla fonte del 15% che può essere ridotta in presenza di convenzioni fiscali internazionali.

UDINESE PASSA DA SPAGNA E LUSSEMBURGO

Chi controlla il club secondo i registri delle società. (Fonte: Cerved, registro delle società del Lussemburgo)

UDINESE PASSA DA SPAGNA E LUSSEMBURGO


Bologna, dal Lussemburgo agli Stati Uniti
Ancora Lussemburgo e ancora Delaware per il Bologna Football Club. La società presieduta da Joey Saputo, figlio di un siciliano emigrato in Canada e diventato milionario alla guida di un gruppo caseario con oltre 10mila dipendenti, è controllata al 99,9% dalla Bfc 1909 Lux Spv, a sua volta nelle mani della Bfc 1909 Usa Spv domiciliata in Delaware.

Nel più piccolo Stato degli Usa, chiamato anche il First State per essere stato il primo a ratificare nel 1787 la Costituzione degli Stati Uniti, nessun amministratore o manager di una Limited liability company (Llc) è responsabile personalmente dei debiti e delle obbligazioni della società. Il proprietario non deve essere una persona fisica né è obbligato a risiedere negli Stati Uniti. Non c'è nessun obbligo neanche di svolgere attività economiche o di stabilire una propria sede. Una legge del 2006 obbliga gli agenti che registrano le società a conoscere fisicamente i beneficiari della Llc ma la regola può essere facilmente aggirata. Il certificato di registrazione di una Llc costa 90 dollari e le informazioni obbligatorie da registrare sono solo il nome della società, l'indirizzo e il nome dell'agente residente. Nient'altro.

IL BOLOGNA FA TAPPA IN LUSSEMBURGO

Chi controlla il club secondo i registri delle società. (Fonte: Cerved, registri delle società del Delaware e del Lussemburgo)

IL BOLOGNA FA TAPPA IN LUSSEMBURGO


Andata e ritorno con Londra per il Brescia
Massimo Cellino, ex patron del Cagliari e del Leeds, è dal 2017 proprietario del Brescia, neopromossa in Serie A. Il club è controllato dalla società italiana Brescia Holding. Salendo più in alto nell'organigramma si arriva a Londra, dove è domiciliata la Eleonora Sport Limited, che controlla la Brescia Holding e che era proprietaria del Leeds. Salendo ancora più in su si torna in Italia con la Eleonora Immobiliare, che è controllata fiduciariamente dalla Melior Trust. Impossibile dire se le quote intestate alla fiduciaria siano direttamente nelle mani di Cellino oppure se siano controllate da un'altra società appartenente allo stesso imprenditore.

BRESCIA, ANDATA E RITORNO PER LONDRA

Chi controlla il club secondo i registri delle società. (Fonte: Cerved, registro della società di Londra)

BRESCIA, ANDATA E RITORNO PER LONDRA


Venezia, dal Canal Grande alle Cayman
Il Venezia milita in Serie B ed è presieduto da Joe Tacopina, nato a New York ma con cittadinanza italiana, uno dei più importanti avvocati della Grande Mela. Nel 2011 Tacopina fa parte della cordata di Thomas DiBenedetto che rileva la Roma, poi nel 2017 con Joey Saputo entra nella compagine del Bologna ma ne esce un anno dopo. Ha rilevato il Venezia tramite due società delle Cayman, la Venezia Fc 1907 (che controlla il 99% del capitale del club italiano) e la Venezia II Fc 1907, che detiene il rimanente 1%.

Le Isole Cayman sono al terzo posto nella classifica dei paradisi fiscali del Tax Justice Network. In termini di rapporto tra Pil e attività estere, le Cayman sono il più grande centro finanziario offshore nel mondo, con attività estere pari a 1.500 volte la dimensione dell'economia domestica. Le isole sono anche l'ottavo centro bancario del globo, con asset per un valore di mille miliardi di dollari, e ospitano oltre 10mila fondi d'investimento con un valore patrimoniale netto di più di tremila miliardi di dollari. Nel suo territorio ci sono 176 banche, più di seimila società fiduciarie e oltre 92mila società registrate.

VENEZIA NELLE ISOLE DEI CARAIBI

Chi controlla il club secondo i registri delle società. (Fonte: Cerved, registro delle società delle Cayman Islands)

VENEZIA NELLE ISOLE DEI CARAIBI

Calcio & affari, i rischi da evitare
«Delaware, Cayman e Lussemburgo - sottolinea Alex Cobham, Ceo di Tax Justice Network - sono famose perché permettono alle società di fornire poche o addirittura nessuna comunicazione pubblica. La Lega Calcio italiana sta assistendo all'aumento delle proprietà, o del debito delle società, legati a questo tipo di giurisdizioni, e deve adottare misure rigorose per garantire che i club forniscano un livello più elevato di trasparenza finanziaria pubblica. Altrimenti, come dimostrano le esperienze dolorose vissute nel calcio inglese e scozzese, si metterà a rischio sia l'integrità del calcio italiano sia la stabilità degli stessi club. E saranno i tifosi, ovviamente, a soffrirne».
Chissà cosa ne direbbero Nereo Rocco e Andrea Rizzoli.

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