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Moncler, voci di interesse di Kering. Il titolo balza in Borsa

Secondo indiscrezioni la società del piumino ha colloqui esplorativi con il gruppo francese Kering , la holding che controlla anche Gucci. Ruffini, il principale azionista della società del piumino, ha confermato contatti, ma ha precisato che al momento non ci sono ipotesi concrete allo studio

di Eleonora Micheli

(Reuters)

4' di lettura

Moncler vola in Borsa riconquistando i massimi storici segnati nel giugno 2018. . A spingere il marchio sono le indiscrezioni di Bloomberg secondo le quali Kering avrebbe avuto colloqui esplorativi col gruppo dei piumini anche se non ci sono certezze che le discussioni portino a un'acquisizione. Il numero uno della società e principale azionista con una quota del 22,5% del capitale ha confermato contatti con Kering, così come con i principali gruppi del lusso o investitori, ma ha precisato che al momento «non ci sono ipotesi concrete allo studio».

Gli analisti ritengono plausibile l'asse Kering-Moncler
Gli analisti ritengono che sia ragionevole pensare che ci siano trattative in corso tra Kering e Moncler. Anzi gli esperti di Citigroup si spingono anche a pensare che si tratti più di «semplici colloqui» portati avanti dal numero uno Remo Ruffini e dai vertici del gruppo transalpino. Del resto, hanno ricordato gli analisti del la banca americana, di recente il top management della società del piumino ha venduto azioni di Moncler, fatta eccezione dello stesso Ruffini. Notizia che, hanno sottolineato gli analisti, è passata inosservata sul mercato. Citi consiglia di accendere i riflettori proprio su Ruffini, definendolo «un manager eccezionale» che in poco più di dieci anni, implementando strategie di successo nel settore del lusso, è riuscito a invertire la rotta di un marchio che aveva già fatto il suo tempo. Nel 2018 ha anche lanciato il progetto Genius, che ha consentito un ulteriore accelerazione del brand, che nel corso degli anni aveva già conquistato un posizionamento unico. Gli analisti di Citi, però, si sono interrogati su quanto Moncler potrà rimanere «una mucca da mungere», mettendo in conto che è da escludere la scelta di una diversificazione del marchio. E’ chiaro però, hanno sottolineato, che più cresce il valore dell’azienda più diventa difficile una eventuale cessione. Dunque chissà che Ruffini abbia deciso di anticipare i tempi, si chiedono gli esperti nel report di oggi intitolato «Moncler. Un regalo di Natale?».

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Equita ipotizza un'offerta da almeno 50 euro per azione

Anche per Equita «l`interesse di Kering è plausibile. Pensiamo sia rivolto al consolidamento dell'intero gruppo». L’acquisizione della società del piumino permetterebbe di diluire di circa 5 punti il peso di Gucci sui risultati del gruppo: oggi i numeri della griffe fiorentina disegnata da Alessandro Michele pesano circa l’83% sull'ebit. «Kering potrebbe portare risorse organizzative e manageriali, e supportare più rapidamente i vari progetti di crescita in corso», hanno commentato gli esperti, aggiungendo: «pensiamo però che sarebbe opportuno mantenere la guida creativa e strategica di Ruffini, oggi azionista di maggioranza tramite Ruffini Partecipazioni, con il 22,5% del capitale». Equita si spinge a ipotizzare che Ruffini consideri l’offerta di Kering e decida anche di rimanere nella società con una quota di minoranza. In termini di prezzo, hanno aggiunto: «ci sembrerebbe ragionevole un premio del 30% sui prezzi attuali», ossia che Kering metta sul tavolo circa 50 euro per azione, con multipli impliciti 2020 di 33 volte il rapporto tra prezzo e utili.

Kering rilancia dopo l'opa di Lvmh su Tiffany
Gli analisti ritengono che l'operazione sarà positiva anche per Kering. Equita ipotizza che l'eventuale acquisizione di Moncler possa spingere in alto gli utili del gruppo francese del 20% nel 2020. Il gruppo della famiglia Pinault, che detiene marchi come Gucci e Saint Laurent, rilancia dopo che la rivale Lvmh di recente ha raggiunto un accordo per rilevare l'americaba Tiffany & Co. per 16,2 miliardi di dollari , mettendo a segno l’affare nel mondo del lusso più grande di sempre. La rivalità tra il presidente di Lvmh Bernard Arnault e l’azionista di controllo di Kering, Francois Pinault, padre di Francois-Henri, è stata il motore della trasformazione del settore del lusso francese nel corso degli anni.

Ruffini ha riportato in auge un marchio decotto
Gli esperti del lusso sono concordi nel ritenere che Ruffini ha fatto un piccolo miracolo, rilanciando un marchio completamente decotto. La società è stata fondata nel 1952 a Monestier-de-Clermont, località sciistica vicino Grenoble, da René Ramillon, artigiano di attrezzature da montagna francese, e André Vincent. Dopo il successo degli anni '80, iniziò il declino della societ.à, che nel 1992 diventò italiana, rilevata prima da Pepper Industries, poi di Finpart. Nel 2003 per la prima volta Remo Ruffini, che già lavorava nella società, entrò nel capitale e da quel giorno iniziò a lavorare al rilancio. MOncler iniziò a vantare considerevoli tassi di crescita, al punto da entrare nel radar di un fondo di private equity internazionale come Carlyle che nel 2008 2008 acquistò una quota pari al 48% del capitale (Ruffini scese al 38%). Nel 2011 la società decise di rinviare il progetto di quotazione e accettò l'offerta di Eurazeo, che entrò nel capitale con una partecipazione pari al 45%. Nel 2013, poi, l'azienda sbarcò a Piazza Affari e da quel giorno ha praticamente visto quadruplicare il valore delle azioni . La società ha dichiarato in ottobre un aumento del 12% delle vendite dei primi nove mesi dell’anno, per 995,3 milioni di euro. La capitalizzazione di Borsa oggi sfiora gli 11 miliardi e da inizio anno l’aumento dei prezzi si attesta attorno al 50%.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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