Fragilità della ripresa, sostegno alle imprese e costi della politica sono i tre punti essenziali della relazione del presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, all'assemblea annuale della Confederazione che si è svolta stamane alla presenza di oltre 3mila delegati. Ed è proprio sulla questione delle spese per la politica che si è aperto uno scontro a distanza tra Montezemolo e Prodi. Sfiorano i 4 miliardi di euro, dice Montezemolo. Il solo sistema dei partiti, afferma, «costa al contribuente 200 milioni di euro l'anno, contro i 73 milioni della Francia, mentre stime recenti parlano di un costo complessivo della politica vicino ai 4 miliardi. In quale altro Paese i partiti sono così pesanti e così numerosi?». Secondo Montezemolo «non ci spaventa dover sopportare il costo anche di qualcosa che funziona bene, ci imbarazza il costo altissimo di un sistema che ha perso efficacia e stenta a produrre risultati». Da 15 anni l'Italia è prigioniera della «transizione»: la politica è in crisi e i protagonisti continuano ad accapigliarsi sui fantasmi del passato, la divisione tra destra e sinistra è «antica». L'Italia reale deve tornare protagonista e, per il presidente di Confindustria, serve capacità di leadership, di cogliere i nuovi confini tra gli schieramenti che corrono «lungo crinali molto diversi dal passato» su linee «spesso trasversali». Sulla semplificazione istituzionale Montezemolo chiede qualche segnale preciso e semplice. «Facciamo, ad esempio, una specie di business plan per l'abolizione delle province»
per evitare di costituirne di nuove e cancellare «quelle esistenti entro qualche anno. Risparmieremmo molto denaro pubblico, semplificando la vita dei cittadini». Montezemolo propone anche di «stabilire che non si possono accettare comunità montane a pochi metri di altezza sul livello del mare. Parlo, per capirci, dell'altezza di un condominio». Insomma c'è nella politica c'è un «drammatico» problema di rapporti tra costi e risultati.
Subito i cronisti si rivolgono al presidente del Consiglio per un commento su questo passaggio della relazione. Montezemolo «si commenta da solo» replica Romano Prodi. Allora, presidente, con il suo discorso Montezemolo sta «scendendo» in politica? «Sta salendo» replica il premier. A stretto giro e altrettanto sintetica la controreplica di Montezemolo al quale viene riferita la battuta di Prodi: «Vuol dire che l'ha apprezzata».
Una ripresa fragile
Nella sua relazione Montezemolo aveva preso le mosse dal giudizio sulla ripresa economica in atto. «La ripresa non è ancora consolidata, è fragile e si spegnerà rapidamente se saremo lasciati soli, se non saranno rimosse le tante, tantissime anomalie che ci costringono a competere con un braccio legato dietro la schiena». Per il presidente degli industriali «l'Italia non può continuare a essere il paese dei veti, dai rifuti alla Tav, dai rigassificatori alle autostrade, ma deve diventare il paese delle decisioni». Gli imprenditori, poi, non vogliono accettare processi alle imprese, anche perché la ripresa dell'economia italiana «viene tutta dalle imprese e dal mercato». Occorre, dunque, «un clima diverso», sottolinea Montezemolo, perché come imprenditori «abbiamo bisogno di sentire più tifo attorno a noi». Applauso scrosciante nel passaggio della relazione sull'addizionale Irap, che «toglie soldi alle imprese per premiare le Regioni che amministrano peggio». Da gennaio, dice Montezemolo, quando in Germania entrerà in vigore la riforma che riduce di nuovo i punti l'aliquota fiscale sui profitti, «le aziende italiane saranno le più tassate d'Europa. Guardo al Paese che vogliamo costruire da qui al 2015: chi produce, chi lavora, chi paga regolarmente le tasse, non deve più essere penalizzato. Non é accettabile una pressione fiscale così concentrata sulla produzione, rispetto alle rendite e ai consumi».
Cuneo fiscale.
«Il taglio del cuneo - spiega Montezemolo all'assemblea - non finisce nelle tasche degli imprenditori, è un vantaggio per tutta l'economia perché ci rende più competitivi». Per il presidente di Confindustria e necessario ridurre le imposte sulle imprese come hanno fatto in Germania, Spagna, Regno Unito, Austria e Svezia. «Dobbiamo allinearci all'aliquota media europea - dice Montezemolo - che è più bassa di ben 8 punti. Siamo disponibili a scambiare qualunque incentivo in cambio di minore pressione fiscale sulle imprese e su questo vogliamo confrontarci con il Governo prima della Finanziaria». La strada per ridurre in modo stabile la pressione fiscale è quella di «abbattere il debito pubblico, tagliare la spesa improduttiva, spingere la crescita dell'economia».
Liberalizzazioni
Bene, ma ancora lunga la strada da percorrere. Il Governo, dice Montezemolo, «con il ministro Bersani, ha avviato un processo, apprezzabile ma ancora insufficiente, di liberalizzazioni». Necessario, quindi «approfittare del clima favorevole che si è creato e imprimere, cominciando dai provvedimenti che sono già in Parlamento, una forte accelerazione in tanti settori ancora chiusi alla concorrenza: energia, professioni, servizi pubblici locali, pubblica amministrazione». Occorre, secondo Montezemolo, «bonificare la crescente foresta di società pubbliche o semipubbliche generate dagli amministratori locali per creare poltrone e gestire affari». In questo scenario, rileva il presidente di Confindustria, «avevamo salutato con vero interesse il disegno di legge del ministro Lanzillotta sui servizi pubblici locali» ma «il compromesso che è stato raggiunto rischia di essere insufficiente e non capiamo perché sia stata accettata una revisione al ribasso». Sul fronte della liberalizzazione dei servizi pubblici locali, poi, «bisogna procedere con più determinazione e più in fretta. Serve una forte assunzione di responsabilità politica. Si tratta di una questione centrale per affrontare la modernizzazione del Paese. E auspichiamo un vero impegno da parte di tutti coloro che si definiscono riformisti nella maggioranza e nell'opposizione».
Pensioni.
Sulle pensioni occorre uno sguardo all'Europa. «Siamo il Paese del vecchio continente con l'età media più alta e con l'età di pensionamento più bassa. In tutti i grandi paesi europei si va in pensione ormai a 65 anni e c'è chi, come la Germania ha già fissato un obiettivo più ambizioso. Non si tratta di fare riforme difficili ma solo di applicare le leggi esistenti, a partire dalla legge Dini, approvata con le firme di tutti i sindacati, e dalla riforma Maroni». L'adeguamento del sistema pensionistico, secondo Montezemolo, «è necessario perché i lavoratori possano avere in tarda età una pensione consistente. O davvero si pensa che i giovani di domani siano disposti a pagare una pensione per ogni salario? Perché questo avverrà, se non interveniamo oggi». Su pensioni, riforma degli ammortizzatori sociali e completamento della legge Biagi di riforma del mercato del lavoro «vorremmo confrontarci con un sindacato che guardi un po' meno al passato e un po' più al futuro e a quello che succede nel mondo».
Riforma elettorale.
Per migliorare la governabilità del Paese è urgente una riforma elettorale. Serve un «sistema che consenta ai migliori di emergere e di governare, e dia agli elettori la possibilità di scegliere senza liste prefabbricate». Necessaria anche l'adozione di misure che estendano le prerogative del premier per rafforzare l'esecutivo. Comunque, «la riforma elettorale da sola, non basta», occorre «accelerare sulle riforme istituzionali», a partire «dall'aggiornamento della Carta Costituzionale».
Pubblica amministrazione.
Alla Pubblica Amministrazione serve un'iniezione di concorrenza e di merito. Nella sua relazione all'Assemblea il leader degli imprenditori, ha sottolineato che la Pubblica amministrazione «deve aprirsi alla concorrenza e al merito, premiando e pagando meglio chi lavora e chi è capace, ma facendo a meno dei cosiddetti fannulloni».