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Pensioni: l'Ecofin in lotta contro la disinformazione

di Antonio Pollio Salimbeni

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22 giugno 2007

BRUXELLES - Quanto prenderà di pensione un lavoratore oggi attivo? Non lo sa il 65% degli olandesi, ne hanno una idea "molto vaga" i britannici, come l'83% dei francesi. Gli altri paesi non stanno meglio, Italia compresa. D'altra parte, piu' aumenta la parte integrativa, meno si sapra' sul risultato finale. Tale incertezza fa il paio con un'altra realta': la tendenza generale a spostare sempre di piu' la responsabilita' dei contributi a fini pensionistici dall'amministrazione pubblica e dalle imprese alle famiglie fa inevitabilmente ricadere su queste ultime rischi nuovi e aggiuntivi: rischi di mercato
(fluttuazione dei tassi di interesse, dei valori di Borsa, rischi di credito e associati con l'utilizzo degli strumenti derivati), di inflazione, di longevita' (e' difficile prevedere l'evoluzione della mortalita'), di investimento.
In un recente documento sulle conseguenze dell'invecchiamento della popolazione sui mercati, gli sherpa dell'Ecofin lanciano quasi un grido d'allarme. I nuovi rischi si aggiungono a quelli classici: perdita del posto di lavoro, divorzio o scomparsa di
un congiunto produttore di reddito, una maggiore spesa sanitaria futura i cui costi, dice l'Ecofin "nessuno puo' prevedere". Se e come le famiglie saranno in grado di fronteggiarli dipendera' dalla natura dei piani pensionistici privati e dalla distribuzione del rischio tra sponsor dei piani pensionistici aziendali, istituzioni finanziarie e famiglie.

Sono preparati questi 'attori'? La risposta dell'Ecofin e' un no secco. Cominciamo dalle famiglie: «Non sono pienamente consapevoli dell'ampiezza della riduzione del reddito da pensionati». Sole di fronte a offerte di mercato complesse e non capite, con una
ridotta ripartizione dei rischi con altri (demutualizzazione) a causa della crescente
individualizzazione dei piani pensionistici integrativi, le famiglie non riescono a definire il loro fabbisogno di prodotti di risparmio aggiuntivi o complementari. Risultato: si moltiplicheranno i casi di «scelta individuale errata del prodotto» e sara' spesso «sottostimato il livello di risparmio necessario per mantenere lo standard di vita atteso».
Visto che in alcuni paesi i lavoratori semplicemente tendono «a non partecipare», viene ipotizzata una terapia d'urto che non esclude la partecipazione «quasi» obbligatoria ai regimi integrativi di pensione o l'iscrizione automatica ai piani pensionistici (con la possibilita' individuale di non partecipare). Gli sherpa sono dei tecnici senza potere, ma di questo si discute all'Ecofin.

La scarsa alfabetizzazione finanziaria «non e' controbilanciata da una adeguata offerta di consulenza ai clienti da parte degli intermediari». Gli investitori istituzionali incrementano le loro attivita' nell'immobiliare, nel private equity, negli hedge funds e nelle infrastrutture. Cio' «migliora la diversificazione, comporta rendimenti piu' alti e/o
piu' stabili, ma anche rischi addizionali sul pianodella protezione dei consumatori».
Inoltre «restano incerti gli effetti sui prezzi degli asset e sui tassi di interesse» dei cambiamenti nelle strategie di investimento: verso le obbligazioni a lungo termine o indicizzate all'inflazione o utilizzo di swap a reddito fisso (liability driven); verso investimenti adeguati all'eta' (lifestyle) che offrono rendimenti piu' elevati contro maggiore rischio di investimento e maggiore volatilita'. La prima strategia (piu' conservativa) viene per esempio accusata di diminuire i redditi futuri. Il che
potrebbe ad un certo punto costringere i baby boomers (i nati tra il 1946 e il 1964) a liquidare le loro attivita' finanziarie con conseguenti rischio teorico di un crollo dei mercati. Per fortuna, dice l'Ecofin, e' uno scenario non confortato da prove empiriche, ma sarebbe irresponsabile escluderlo.

I PRECEDENTI
Francia: l'Iva sociale che puo' dividere l'eurozona - (15/06/07)
Germania: cinque motivi per non rallentare le riforme - (08/06/07)
Eurogruppo: coordinamento economico alla prova - (01/06/07)
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