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Azienda Italia peggio delle attese, la ripresa segna il passo

di Michele De Gaspari

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6 settembre 2007

I dati di contabilità nazionale della prima metà del 2007 mostrano una crescita dell'economia italiana in sensibile decelerazione, con un aumento del Pil ridisceso quasi a zero (+0,1% nel secondo trimestre) in termini congiunturali, che rappresenta il risultato peggiore dall'ultimo quarto del 2005, pur non compromettendo il discreto consuntivo dell'anno in corso (grazie al robusto effetto di trascinamento del quarto trimestre 2006, la crescita acquisita alla fine del semestre è pari all'1,5% medio). Si tratta di un importante segnale del rallentamento di una ripresa che solo all'inizio dell'estate sembrava ben avviata, sull'onda di quanto lasciavano intravedere gli indicatori della congiuntura interna e internazionale, già in notevole recupero di tono dell'attività produttiva. Proprio dalla componente estera hanno origine i fattori di rischio messi in evidenza dai più recenti sviluppi: alle notizie tutto sommato positive provenienti dall'Europa si contrappongono quelle, molto meno confortanti, riferite agli Stati Uniti, dove la crisi innescata nel mercato dei mutui potrebbe determinare una recessione nel settore edilizio-immobiliare, con inevitabili sfavorevoli ripercussioni sulla spesa dei consumatori e l'economia in generale.

Le prospettive del nostro paese risultano, pertanto, legate al rischio di un deterioramento del quadro internazionale, che avrebbe effetti depressivi sulla crescita europea e italiana, conseguenti al minore dinamismo della domanda e degli scambi commerciali, alla stretta creditizia e alla spinta verso un ulteriore deprezzamento del dollaro, non sostenuto come in passato dal più rapido sviluppo dell'economia Usa rispetto agli altri paesi industrializzati. L'Italia, in particolare, resta sempre il vagone di coda della crescita in Europa; l'area euro è cresciuta negli ultimi cinque anni (2002-2006) dell'1,6% medio, a fronte del nostro arrancante 0,7%, così come nel decennio 1995-2005 l'Unione europea a 15 si è avvicinata al 2,5% medio annuo, pari a quasi il doppio del tasso di sviluppo italiano.

Perché è a rischio l'obiettivo Dpef del 2% di crescita 2007

Nei primi sei mesi del 2007 l'economia italiana è cresciuta a un ritmo ben più modesto del previsto: +0,1% congiunturale e +1,8% tendenziale annuo nel secondo trimestre (+0,3% e +2,3% rispettivamente nel primo). Per centrare l'obiettivo programmatico del 2% fissato nel Dpef 2008-2011 dello scorso giugno - come ha precisato l'Istat nella successiva audizione parlamentare - sarebbe necessario un aumento medio dello 0,4% congiunturale in ciascun trimestre dell'anno, un risultato ormai difficilmente raggiungibile, pur nella relativa volatilità dei dati statistici. Al rallentamento in atto ha senza dubbio contribuito lo scarso dinamismo della produzione industriale, la cui migliore performance sembra essere alla spalle, anche se i segnali di novità nel campo dell'industria manifatturiera (ristrutturazioni) dovrebbero portare a qualche ulteriore positivo risultato sul piano della congiuntura, grazie ai recuperi di produttività.

Una buona parte della crescita del Pil italiano nel 2007 dipende, in ogni caso, dall'andamento della spesa delle famiglie, che i più recenti dati sui consumi vedono in affanno. Le vendite del commercio al dettaglio, se depurate dell'inflazione, continuano a mostrare un'evoluzione degli acquisti molto deludente, con una contrazione della spesa anche nei prodotti alimentari. Il quadro dei consumi privati resta, dunque, incerto; la dinamica del reddito reale disponibile è condizionata sia dai timori di una possibile risalita dell'inflazione, sia della modesta crescita salariale. In più, le prospettive per l'occupazione appaiono quest'anno meno brillanti che nel 2006 e accentuano lo stato di debolezza della domanda per consumi, a cui non giova la persistente incertezza nelle scelte della politica economica.

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