di Michele De Gaspari

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci


Lavoro
Disoccupazione
Dieci anni di disoccupati
Il divario Nord-Sud
Cassa integrazione
Retribuzioni
Costo del lavoro
Le nuove serie Istat 1992-2003
L'occupazione non regolare

Crescono occupati (+1,4%) e disoccupati (7,1% sulla forza lavoro) nel 1° trimestre 2008
Continua l'effetto immigrati e part time. E' sempre positiva l'evoluzione del mercato del lavoro italiano, che si conferma in controtendenza al rallentamento dell'economia: 324mila nuovi posti nel primo trimestre 2008 rispetto a un anno prima, a fronte dei 234mila in più nella media dello scorso anno. La vivace dinamica dell'occupazione riflette, in particolare, l'apporto della componente straniera (+188mila unità) e del lavoro a tempo parziale (+273mila unità), determinanti nella crescita complessiva. Disoccupati in rialzo al 7,1% dal 6,4% del periodo corrispondente 2007, il livello più elevato degli ultimi due anni (6,1% la media 2007 e 6,8% quella del 2006). L'indagine trimestrale Istat sulle forze di lavoro.


Gli altri temi

Prodotto interno lordo
Domanda interna
Produzione industriale
Inflazione
Conti con l'estero
Moneta e tassi
Finanza pubblica


Le nuove serie Istat 1992-2003

Istat: la misura dell'occupazione non regolare (1980-2005)

Isae: il mercato del lavoro italiano nel 2007
Clicca qui per ingrandire l'immagine del grafico
Nota: il tasso di occupazione (la percentuale di occupati sulla popolazione in età lavorativa, 15-64 anni) è pari in Italia al 58,7% nella media del 2007, a fronte del 65% circa in Germania, 63% in Francia, 72% in Gran Bretagna, 64% in Spagna (65% la media Ue a 15) e del 75% negli Stati Uniti.


Si confermano favorevoli, sempre in controtendenza al rallentamento dell'economia, i risultati del mercato del lavoro italiano nel primo trimestre 2008, nonostante il rimbalzo del tasso di disoccupazione al livello più elevato dall'inizio del 2006. Continuano a migliorare anche gli indicatori strutturali, dal tasso di occupazione a quello di attività, mentre è molto rilevante la crescita dei lavoratori part time (+9%) e della componente straniera (+14%). Il quadro che emerge dai dati Istat mostra, infatti, un'ulteriore prosecuzione del vivace andamento dell'occupazione caratteristico degli ultimi anni, che appare sempre condizionato dalla spinta delle regolarizzazioni degli immigrati e degli occupati a tempo parziale, mentre tendono a stabilizzarsi i lavoratori a termine (le componenti cosiddette atipiche). L'aumento dei posti di lavoro si è concentrato nel settore terziario, nelle regioni del Centro Italia e del Nord-Est, mentre il Nord-Ovest appare meno dinamico e arretra il Mezzogiorno. E' notevole, inoltre, il contributo dell'occupazione part time (dipendente e indipendente), soprattutto quella femminile, che spiega in larga misura l'incremento complessivo. Il tasso di disoccupazione, per contro, cresce sensibilmente nel confronto tendenziale, risalendo al 7,1% nel primo trimestre 2008 (6,4% nel periodo corrispondente del 2007, 6,1% nella media del 2007 e 6,8% nel 2006), un livello che resta inferiore a quello prevalente nei paesi dell'area euro.

La dinamica dell'occupazione è tornata ad avvicinarsi, nel corso del 2006-2007, a quella del Pil e del valore aggiunto e ha mostrato una significativa ripresa nel processo di creazione di nuovi posti (pari all'1,5% medio nel biennio, in linea con l'aumento del Pil). Se negli ultimi sei anni (2002-2007) il Pil ha messo a segno il 6% di crescita complessiva cumulata, gli occupati sono aumentati nello stesso periodo di oltre il 7%, grazie sia alla maggiore flessibilità introdotta, che ha migliorato il rapporto tra i nuovi posti di lavoro creati e l'andamento dell'attività produttiva, sia alla regolarizzazione degli immigrati dal 2003 in poi. La crescita degli occupati è stata, infatti, in buona parte la conseguenza dell'aumento della popolazione residente (circa lo 0,7% annuo), come mostra la rilevazione Istat sui trimestri del 2004-2007, che ha inaugurato la nuova serie. Ne è risultato così un quadro senza dubbio distorto in senso ottimistico, con un'evidente anomalia statistica; ma una volta esauriti i benefici delle riforme e assorbito l'effetto immigrati, la situazione dovrebbe tornare alla normalità: a un'economia che marcia a un ritmo modesto non può non corrispondere una dinamica dell'occupazione altrettanto contenuta.

A partire dal 2004 la rilevazione trimestrale è cambiata; essa è diventata, infatti, più ricca, dando la possibilità di analizzare il mercato del lavoro italiano in maggiore dettaglio. La situazione per trimestre, in particolare, è fotografata lungo tutto il periodo considerato in maniera continua e non in una sola settimana, con informazioni necessariamente più precise. L'Istat ha anche diffuso, insieme ai risultati della rilevazione continua nei quattro trimestri dell'anno, la ricostruzione delle serie storiche dei principali aggregati del mercato del lavoro a partire dal quarto trimestre 1992. Le prospettive per il 2008-2009 scontano un rallentamento nella creazione di posti di lavoro, legato alla decelerazione del ciclo congiunturale. Ma vanno messe in conto, da un lato, la crescita dell'occupazione legata alla regolarizzazione della popolazione immigrata e alla conseguente emersione di lavoro irregolare e, dall'altro, le recenti trasformazioni del mercato del lavoro, favorite dall'entrata in vigore della riforma Biagi e dai suoi effetti di maggiore flessibilità. Nel corso del 1998-2007 la diffusione di forme contrattuali flessibili ha, infatti, contribuito notevolmente alla crescita dell'occupazione complessiva, mentre è proseguito il calo del tasso di disoccupazione a un ritmo abbastanza spedito nel suo più recente andamento (da mezzo punto a un punto percentuale all'anno a partire dall'inizio del 1999).

L’occupazione italiana, in particolare, ha incominciato ad allungare il passo a partire dall'inizio del 1998 con l’adozione del pacchetto Treu, che favoriva l’utilizzo di forme di lavoro a termine e a tempo parziale. Da allora, infatti, la quota dei lavoratori occupati a part time sul totale dei dipendenti è passata dal 7% al 14% nell’intera economia, arrivando a quasi il 20% nel settore terziario privato. I lavoratori a tempo determinato sul totale dei dipendenti salgono a loro volta, negli ultimi sei anni, dal 7% a circa il 13% se si escludono gli addetti all’agricoltura e al settore turistico-commerciale, dove è molto alta l’incidenza dei lavoratori stagionali. Più elevata è, inoltre, la quota delle donne con contratti a termine (16%) e, soprattutto, quella dei giovani con meno di trent’anni, che raddoppia rispetto alla media degli occupati. Ma è significativo anche l’aumento dei lavoratori assunti a tempo indeterminato e a tempo pieno, la cui dinamica ha chiaramente beneficiato della complessiva maggiore vivacità del mercato del lavoro.

19 giugno 2008

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
Pubblicità
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.


 
   
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-