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Protocollo welfare, «sì» all'81%. Al voto in 5,2 milioni

Giorgio Pogliotti

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12 ottobre 2007

Ecco i punti principali dell'accordo sul welfare
DOCUMENTO / Protocollo su previdenza, lavoro e competitività
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Referendum welfare: per Cgil, Cisl e Uil sì al 75 per cento. Alla Fiat prevalgono i no
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IL PUNTO / Nei giorni più amari del Professore, l'ossigeno del referendum (di Stefano Folli)

In 5,2 milioni hanno votato al referendum sul protocollo del welfare. L'intesa ha incassato l'81% dei consensi tra pensionati e lavoratori attivi. I sì prevalgono nettamente nel pubblico impiego, nelle costruzioni, nell'industria tessile, nell'agroindustria, nel commercio, nei trasporti, nel turismo e nelle banche. Più articolato il risultato tra i metalmeccanici, dove sembra emergere sostanzialmente un equilibrio tra le grandi imprese in cui vince il no, e le piccole e medie in cui si afferma il sì. A livello regionale spicca il dato di Sicilia e Puglia, dove i voti favorevoli hanno raggiunto rispettivamente il 90,11% e il 92,33%, attestandosi al 75% in Lombardia (nel referendum del 1995 sulla riforma Dini il 52% votò sì).
Il quadro fornito dalle anticipazioni dei sindacati – che verranno ufficializzate oggi, in una conferenza stampa alla presenza dei leader di Cgil, Cisl e Uil – evidenza una crescita, sia del consenso che della partecipazione, rispetto alla precedente consultazione del 1995, in cui votarono in 4,4 milioni con il 66,4% di sì. Ma vediamo più nel dettaglio i risultati: nel pubblico impiego, il sindacato dopo aver scrutinato oltre 522mila voti («circa due terzi dei voti espressi»), ha comunicato che il sì ha ottenuto il 74% dei consensi, mentre il no si è attestato al 24,1% del totale. Nel 1995, al referendum sulla riforma Dini delle pensioni il sì tra i pubblici dipendenti si era attestato al 57,46%. «I favorevoli all'intesa prevalgono in tutti i comparti – spiega Carlo Podda (Fp-Cgil) – il voto ha caratteristiche omogenee per aree territoriali, senza grandi scostamenti tra piccoli e grandi posti di lavoro, con il minimo del 67,5% nelle funzioni centrali ed il picco dell'84% nella sanità privata e nel socio assistenziale».
Passando alle costruzioni, nei settori dell'edilizia, legno, cemento, lapidei e laterizi, dove si sono svolte oltre 5.500 assemblee, i sì hanno raggiunto il 90%. «Il dato è generalizzato – spiega Franco Martini (Fillea-Cgil) – e riguarda tanto i piccoli cantieri, quanto le grande imprese edili, le grandi fabbriche del cemento e del legno-arredo, quanto le cave di marmo». Nelle grandi fabbriche del settore legno, il sì tocca l'80% alla Scavolini, l'82% alla Frau, l'88% nel gruppo Berloni e il 93% alla Pica. In edilizia, all'Impregilo i voti favorevoli sono stati il 73,47%% e all'Ilva il 95%; nelle cave di marmo di Tivoli e Carrara il consenso al Protocollo ha raggiunto il 95%, alla Buzzi l'82%, all'Italcementi il 93%. Cgil, Cisl e Uil delle costruzioni non risparmiano una stoccata alla visibilità data dai mass media ai colleghi della Fiom (contrari all'intesa), sostenendo che «questi lavoratori contribuiscono alla crescita del Paese in ugual misura degli altri», ed hanno diritto «ad avere dagli organi di informazione la stessa attenzione e dignità di coloro che in misura largamente minoritaria hanno espresso opinioni diverse».
Lo stesso quadro emerge tra gli operai tessili: per il sindacato il sì oscilla tra l'85 e il 90%. In particolare nelle regioni con una alta concentrazione di aziende del sistema moda, tra i lavoratori attivi i tessili sono la categoria in cui il sì ha raggiunto le percentuali più elevate (il 90,03% della Toscana, l'87,68% in Emilia Romagna, il 92,35% in Puglia e il 90,12% in Campania). Nei servizi, su 206 mila votanti i sì sono pari all'85,61%; il risultato secondo il sindacato è «equilibratamente diffuso su tutto il territorio nazionale e su tutti i settori, dal commercio, alle imprese di pulizia per arrivare al turismo». Quanto ai trasporti, il dato parziale assegna al sì il 75%. Infine i pensionati: oltre un milione è andato a votare ed il 90% ha detto sì all'accordo. Per il sindacato la partecipazione tra i pensionati è cresciuta del 25% rispetto alla precedente consultazione.

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