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Fmi: i problemi dell'Italia
non vengono dalla crisi

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3 ottobre 2009

I problemi dell'Italia vanno ben oltre questa recessione» e dipendono dal «basso potenziale di crescita» dell'economia. La diagnosi è di Ajai Chopra, vice direttore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale. Nel corso della conferenza stampa di presentazione del Rapporto regionale sull'Europa, l'economista ha osservato che «nel corso dell'ultimo decennio» l'Italia ha visto «declinare la produttività, ristagnare i redditi e allargarsi ulteriormente il gap di competitività». Per questo, ha aggiunto, «bisogna agire con molta più forza per affrontare gli impedimenti strutturali alla crescita» che gravano sull'economia italiana.

I nodi strutturali dell'Italia, ricorda il Fondo, si inseriscono in un quadro europeo di «ripresa fragile» nel 2010 che richiede un'azione più incisiva da parte dei governi e le autorità. L'Italia così con lo 0,2% della crescita prevista per il 2010 si raffronta a un +0,5% della stima dell'Unione Europea e dello 0,3% dell'Eurozona. Nel Vecchio Continente, nota Belka, «il credito rimane scarso, la disoccupazione cresce e la crisi ha ridotto il potenziale di crescita dell'Europa».

L'Europa inoltre non potrà più contare sulle esportazioni per ripartire visto che i consumi americani resteranno stagnanti e l'Asia, seppure in crescita, non colmerà tale gap. Infine il problema del deficit e del debito che nei paesi europei sono schizzati a seguito delle misure anti crisi. Il Fondo ripete come per ora le misure vanno mantenute ma che occorre pensare al loro ritiro. «In genere - spiega il vice direttore per l'Europa Ajai Chopra - un taglio delle spese deI conti pubblici ha un effetto più duraturo ma in alcuni casi, come ad esempio la Spagna, sono necessari anche aumenti delle tasse».

Gli scudi fiscali? Strumenti da utilizzare "solo per disperazione" e che diminuiscono la loro efficacia all'aumentare della loro frequenza. Il capo del dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale, Marek Belka, ha un'opinione precisa sugli strumenti per far rientrare dall'estero i soldi evasi al fisco come quelli adottati da Italia e Regno Unito. Belka ha risposto così sullo scudo fiscale: «Il Fondo Monetario Internazionale non ha una specifica opinione al riguardo. Quello che penso io come ex politico ed ex regolatore è che più gli interventi sono frequenti e meno sono efficaci. Se uno ricorre a tali misure lo deve fare solo in circostanze eccezionali. Le amnistie fiscali vanno adottate solo per disperazione».

3 ottobre 2009
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