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Prodi esclude il contagio dalla crisi greca ma senza svolte l'Europa diventa «un museo». Nessuno scandalo se interviene il Fmi

di Giuseppe Chiellino

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1 marzo 2010
Prodi esclude il contagio dalla crisi greca

Milano - La crisi finanziaria della Grecia non sarà il crollo dell'Europa o della zona euro, così come non lo è stata la crisi lettone di due anni fa. Nonostante i titoloni dei giornali anglosassoni che decrivono la moneta unica in crisi e sotto attacco. Ne è convinto Romano Prodi, presidente della Commissione Europea dal 2000 al 2005, il quale tuttavia non nasconde il momento di "paralisi" che la UE nel suo complesso sta vivendo, dettato soprattutto dalla "paura". In una lectio magistralis davanti ad una platea di più di mille persone tra studenti e professori dell'università Bicocca a Milano, Prodi ha messo in evidenza i limiti dell'Unione che, di fronte ad una crisi economica come quella greca, "è priva di strumenti di intervento e di salvataggio. Ma sono stati gli stati nazionali a non averli voluti, che non hanno voluto cedere sovranità". I singoli stati si sono impegnati, "era fatale che intervenissero ma si sono impegnati a livello individuale: ma così l'Europa – che è stato il più grande laboratorio politico degli ultimi 50 anni rischia di diventare un museo". Prodi euroscettico, dunque? "Non diciamo sciocchezze" è stata la risposta.
Quanto alla Grecia, due sono gli snodi fondamentali per Prodi: il superamento dell'unanimità nelle principali decisioni politiche comunitarie e un ampliamento del bilancio dell'Unione (oggi pari a meno dell'1% del Pil dell'area) per consentire la messa in atto di strumenti di intervento Ue contro le crisi dei singoli stati. Ma un intervento del Fondo Monetario sarebbe stato più efficace? "Penso che un problema europeo vada gestito a livello europeo – ha precisato – anche se non ci sarebbe stato nulla di scandaloso se fosse intervenuto l'Fmi. Anche perché i trattati Ue non lo escludono. Ma l'Europa dovrebbe avere gli strumenti propri per intervenire". Prodi ha escluso "per ora" il rischio di contagio della crisi greca ad altri paesi come la Spagna e il Portogallo e pur sottolineando le colpe del governo di Atene "che ha truccato i conti", ha
ricordato pure il peso limitato dell'economia ellenica sull'intera zona euro. E ai paesi "che si ritengono virtuosi" ha richiamato la parabola evangelica della trave e della pagliuzza: "Andiamo a vedere – ha detto – come sono i bilanci di Usa e Gran Bretagna…"


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1 marzo 2010
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