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«La Borsa cinese è come
un gigantesco schema Ponzi»

di Andrea Franceschi

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17 agosto 2009

L'Asia sarà la locomotiva della ripresa globale? Il tonfo delle borse asiatiche in avvio di settimana (il peggiore da cinque mesi a questa parte per l'indice MSCI Asia Pacific) ha forse riportato con i piedi per terra quanti in questi mesi avevano scommesso sul Far East. «An astonishing rebound» (Un rimbalzo sorprendente) titola l'ultimo numero dell'Economist. La ripresa dell'economia globale - questa la tesi - sarà trainata dalle economie di Cina, Indonesia, Corea del Sud e Singapore. Nell'articolo di compertina, a supporto della tesi, vengono citati i brillanti risultati raggiunti in questi ultimi mesi dalle economie delle tigri asiatiche. Anche il Giappone (che ha registrato il primo aumento del Pil degli ultimi cinque trimestri, anche se minore del previsto) viene citato come una delle economie che prima di altre uscirà dalla recessione.

La frenata delle Borse asiatiche, con le sue conseguenze sui mercati globali, ha freddato gli entusiasmi. La più colpita è stata soprattutto la Borsa cinese, che ha perso il 5,79 per cento. Lo Shanghai composite index ha fatto registrare il peggior calo dal 18 novembre del 2008 (anche se mantiene un rialzo del 58% dall'inizio dell'anno). Cosa ha contribuito a questo brusco risveglio? Tanti fattori, a partire dalle perdite riportate nel primo semestre dal gigante dell'industria metallurgica Yunnan Copper (terzo produttore di rame del Paese). Ma soprattutto ha inciso il crollo degli investimenti stranieri di luglio (-35,7% a luglio e -20,3% nei primi sette mesi dell'anno). Tutti elementi che hanno rafforzato la convinzione, condivisa da molti analisti, che dietro il rally di Shanghai (salita in un anno di quasi il 100%) non ci sia altro che una bolla speculativa e non una solida ripresa dell'economia reale.

Il timore è quello che i bassi tassi d'interesse e le forti iniezioni di liquidità della Banca centrale cinese abbiano incoraggiato la speculazione (nel mercato azionario e in quello immobiliare) più che un sano impegno nel credito alle imprese. Tra i maggiori sostenitori di questa tesi c'è Andy Xie, ex capo-economista per l'area Asia Pacifico di Morgan Stanley, oggi indipendente. «Nella prima parte dell'anno la liquidità immesa nel sistema bancario è aumentata del 24% - si legge in un suo report pubblicato dal blog di Barry Ritholtz (uno dei guru della finanza più ascoltati negli Usa) - ma il loan deposit ratio (rapporto tra prestiti e depositi) è rimasto pressoché stabile al 66%». Questo significa che la liquidità è stata utilizzata, più che per finanziare le imprese, per investimenti a leva nel mercato azionario e nella speculazione immobiliare.

L'eccesso di liquidi in circolazione, sostiene Xie, ha dato origine a una bolla definita metaforicamente «un gigantesco schema Ponzi» (lo stesso meccanismo adottato dal finanziere-triffatore Bernie Madoff). Il mercato azionario cinese è quindi drogato e il valore delle azioni, secondo l'economista, sono sopravvalutate del 50-100%. Quando scoppierà la bolla? Secondo Xie ci sarà un'importante correzione di rotta a partire dal quarto trimestre dell'anno. Staremo a vedere se il tonfo di Shanghai è solo un temporale estivo, oppure è l'annuncio di una più grave tempesta.


17 agosto 2009
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