ILSOLE24ORE.COM > Notizie Finanza e Mercati ARCHIVIO

Lezioni da Shanghai: senza stimoli l'economia non riparte

di Alberto Annicchiarico

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
31 ottobre 2009

Lezioni da Shanghai. Il ministro del commercio cinese Chen Deming ha lanciato al mondo un avvertimento che più chiaro non si può: guai a chiudere i rubinetti che hanno abbeverato i cavalli dell'economia per aiutarli ad uscire dalle secche della crisi globale più profonda dai tempi della Grande Depressione americana. «Arrivano segnali sempre più evidenti - ha dichiarato Chen durante un meeting a Shanghai venerdì sera - che l'economia mondiale sta andando nella giusta direzione, ma le incertezze sono ancora troppe». E se «i governi dovessero ritirare le misure di stimolo proprio ora, l'economia globale affonderebbe».

Un punto vista pienamente condiviso da una vecchia volpe dei mercati finanziari, il miliardario (e, ça va sans dire, filantropo) George Soros. Secondo Soros non si può affatto escludere il rischio che la locomotiva mondiale non abbia «vapore a sufficienza» per uscire dal tunnel della crisi e che un'altra fase recessiva sia proprio dietro l'angolo, con la prospettiva che il segno meno inchiodi la crescita già nel corso del 2010 o al più tardi nel 2011.

Del resto proprio ieri è arrivato un segnale chiaro dai mercati: dopo una decina di sedute in cui ha fatto capolino la tanto annunciata e attesa, e per certi versi perfino salutare, correzione (dai massimi del 19 ottobre Milano ha accusato un calo del 9,7%), il calo dei consumi delle famiglie americane ha certificato che senza stimoli governativi per auto, case e quant'altro, la domanda non riparte. Il che, sommato alla persistente disoccupazione, vicina al 10% in settembre negli Stati Uniti, non fa presagire un rapido recupero. Anzi.

Basti pensare che la manovra da 786 miliardi di dollari varata da Barack Obama all'inizio del suo mandato, a detta dell'amministrazione Usa, ha salvato 650 mila posti di lavoro, ma la notizia ha lasciato piuttosto fredda l'opinione pubblica. E i media hanno ricordato al presidente che, dal varo del piano, sono stati persi ben 2,7 milioni di posti di lavoro. Un'emorragia non ancora bloccata, ogni mesi si bruciano 300 mila posti di lavoro, meno dei 600 mila di qualche mese fa, ma sempre tantissimi.

Eppure le banche centrali vorrebbero già tirare i remi in barca, per paura che la liquidità in circolo finisca pwer fare esplodere presto o tardi l'inflazione. Australia e Norvegia hanno alzato i tassi di interesse, la Banca del Giappone smetterà di finanziarie direttamente le imprese entro fine anno. La Bce ha fatto capire che presto ridurrà alcune misure non convenzionali di politica monetaria espansiva. La Federal reserve probabilmente aspetterà di capire le intenzioni del presidente Obama.

«È prematuro parlare di uscita dai piani di stimolo», ha sentenziato tuttavia da Shanghai il premio nobel per l'economia, Joseph Stiglitz, mai avaro di osservazioni critiche nei confronti della squadra messa in piedi dal presidente Obama. E così Chen a dargli manforte: sarà ben difficile per i consumi un ritorno ai livelli pre crisi. Insomma, il mondo non sarà mai più quello che abbiamo conosciuto e le sfide comprendono i livelli occupazionali, la debolezza degli investimenti, i prezzi delle materie prime e la volatilità delle valute .

Finora la Casa Bianca ha escluso un secondo piano di stimoli economici, ma potrebbe cambiare idea. Nell'Eurozona si discute sul rinnovo degli incentivi per l'acquisto delle auto. Nel frattempo la Germania punta a tagliare 24 miliardi di tasse a famiglie imprese e in Italia la maggioranza si divide sull'abolizione dell'Irap. L'impressione è però che potrebbe essere necessaria una nuova tornata di misure soprattutto a favore del mondo della produzione, piuttosto che alle banche.

Il punto della situazione in Italia. Considerazioni che trovano facile sponda anche tra gli studiosi più realisti nella vecchia Europa. Del resto nell'Eurozona il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 9,7%, il massimo degli ultimi dieci anni. Secondo il presidente del Gei (Gruppo Economisti di Impresa), Lorenzo Stanca, in Italia «la situazione rimane critica: l'attività economica ha toccato il fondo, ma stenta a riprendersi in maniera strutturale».

Dopo alcuni mesi di timida risalita, dopo l'estate insomma, l'attività produttiva, diminuita di un quarto rispetto all'anno precedente, è tornata a manifestare segnali di debolezza. A ruota di un terzo trimestre che dovrebbe far segnare a consuntivo un dato di Pil in incremento di circa mezzo punto percentuale rispetto al secondo trimestre, negli ultimi mesi dell'anno si dovrebbe registrare un nuovo calo. Nel complesso del 2009 la previsione è per un calo attorno al 5 per cento. Ancora in forte sofferenza i settori produttori di beni di investimento e costruzioni.

L'attuale fase recessiva si conferma come la più intensa del dopoguerra, oltre che una delle più prolungate. L'apprezzamento dell'euro (che ha chiuso la settimana poco sotto i massimi dell'anno, a 1,48 contro il dollaro) costringe le imprese a ridurre i margini all'esportazione, nonostante i processi di spostamento verso la qualità messi in atto negli ultimi anni abbiano ridotto l'elasticità al cambio del nostro export.

  CONTINUA ...»

31 ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio


L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.