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I timori di Draghi e Strauss-Kahn sulle resistenze alle riforme dei mercati

di Antonio Pollio Salimbeni

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17 marzo 2010

La resistenza a regolare le transazioni finanziarie che oggi sfuggono al controllo sarà forte, dice Mario Draghi. Vale innanzitutto per il mercato dei derivati e, in questo ambito, dei credit default swap, con la crisi greca al centro dell'agenda politica europea. Sono preoccupato, dice Dominique Strauss-Kahn perché più la situazione migliora e più si indebolisce la spinta a cambiare. Per quanto si tratti di affermazioni espresse con toni felpati, è l'allarme è innegabile. Draghi guida il Financial stability board, Strauss-Kahn il Fondo monetario internazionale. Il primo ha il compito di ridisegnare le regole della finanza globale, il secondo esercita la sorveglianza. Entrambi rispondono ai loro 'azionisti' che sono i governi i quali, nell'ambito del G20, devono dare il via libera alle regole e verificare che tutti le rispettino. E' dunque ovvio che se l'allarme arriva da loro va preso sul serio.

Draghi: riforme troppo lente
Il bersaglio di Draghi è la lentezza con cui si sta completando la riforma delle regole: dopo le agenzie di rating e la supervisione a livello europeo, oggetto di negoziato tra Ue ed Europarlamento, ci sono gli hedge fund (l'Ecofin ha appena rinviato la decisione data l'opposizione britannica), il 'trading' dei derivati da centralizzare nell'Eurozona, settore che nel mondo ha un valore di 600mila miliardi di dollari che per l'80% sfugge a qualsiasi controllo, un minimo comune denominatore a livello globale per gestire il fallimento delle banche a carattere sistemico, il lavoro sui requisiti di capitale in corso a Basilea per prevenire le crisi. Ci sono interessi forti e consolidati, ha detto il governatore Bankitalia, che remano contro la centralizzazione della regolazione delle transazioni dei derivati (che la Bce vuole nell'Eurozona e non a Londra). Tra i settori che resistono anche le banche, che in tale prospettiva perderanno dei soldi, dice Draghi.
Ci sono pressioni per diluire le riforme e "dobbiamo stare in guardia". Che i contrari si annidino nell'industria finanziaria "per preservare vantaggi concorrenziali non sorprende, ma tali pressioni sono evidenti anche nell'esitazione di alcuni paesi, esitazione più forte là dove il punto di partenza è più debole".

La conclusione del governatore è che sarebbe un grave errore permettere che ciò porti in futuro a standard deboli. Ecco perché va mantenuta la pressione alta, niente a questo punto può essere concordato e attuato "senza il sostegno dei leader politici nazionali e di quelli che devono decidere".

Strauss-Kahn: bisogna evitare interventi non coordinati
Anche il direttore del Fmi, Strauss-Kahn mette sotto tiro le resistenze a mantenere il ritmo delle riforme della finanza: "Accadrà che i paesi cominceranno a risolvere i problemi a casa propria, proporranno riforme sistemiche che vanno in direzioni diverse e a velocità diverse con il grande rischio che ciò si traduca in politiche non coordinate, distorca i flussi di capitale e induca agli arbitraggi regolatori (le transazioni si effettuano là dove ci sono meno vincoli - ndr)". Sta già accadendo. Nell'ultimo periodo sembra scattata la corsa alle azioni unilaterali con il risultato che in qualche misura tutti diventano ostaggio di tutti: Londra e Parigi con la tassazione dei bonus dei banchieri; Washington con il divieto per le banche che raccolgono risparmio di comprare e vendere strumenti finanziari per conto proprio (proprietary trading) e la proibizione di investire in hedge funds e private equity; l'Europa non vuol sentir parlare di 'ricetta Volcker' (le misure restrittive per le banche americane confezionate dall'ex presidente della Fed), punta tutto sulla stretta sui requisiti di capitale delle banche e ora cerca di capire se é possibile bandire i credit default swap legati al debito sovrano. E' diventato quasi un percorso a ostacoli, peraltro l'Europa è fortemente divisa, a sua volta ostaggio del blocco britannico sulla regolazione degli hedge fund (complice il probabile cambio della guardia a Downing Street entro l'inizio dell'estate) e con l'Europarlamento che dovrà pronunciarsi sulle nuove regole di supervisione finanziaria.
Il secondo bersaglio di Strauss-Kahn riguarda la macro-economia: il G20 ha indicato come "alta priorità" assicurare che la crescita del dopo-crisi sia più equilibrata. E' ora che i governi ci mettano le mani. Vuol dire una cosa semplicissima (ma difficilissima da realizzare): le economie che hanno deficit di parte corrente persistente, come gli Usa e diversi paesi europei, devono risparmiare di più e le esportazioni devono contribuire di più alla crescita; i paesi che hanno persistenti surplus, come Cina, Germania e molti produttori petroliferi, devono accrescere la domanda interna sostenendo i consumi. (Agenzia Radiocor)

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17 marzo 2010
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