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Obama promuove la proposta Dodd contro la crisi

di Mario Platero

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16 marzo 2010
Christopher Dodd svela in conferenza stampa i dettagli della bozza sulla riforma finanziaria (Afp)

«Questa proposta getta fondamenta solide per costruire un sistema finanziario più sicuro»: con queste parole il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha commentato la presentazione della riforma delle regole per il settore finanziario ad opera del senatore democratico Christopher Dodd. Come aveva promesso, e dopo un tentativo di compromesso dell'ultima ora di ieri mattina coi repubblicani Richard Shelby e Bob Corker, Dodd ha deciso che anche in questo caso i democratici andranno avanti da soli. Alle 14 in punto ora di Washington ha fatto trovare sul tavolo dei suoi colleghi senatori un documento di 1.336 pagine, con le nuove regole che cambieranno drasticamente il quadro di procedure, controlli, parametri di bilancio e rapporti di forza nel settore. Misure che terranno la principale supervisione sotto l'ombrello della Federal Reserve, come voleva Obama. Ma che riguardano la protezione di consumatori; una nuova formula di supervisione delle banche con attività patrimoniali superiori ai 50 miliardi di dollari da parte della Fed; la creazione di un nuovo consiglio di nove persone, il Financial Stability Oversight Council, presieduto dal segretario al Tesoro, che dovrà individuare e giocare d'anticipo sul pericolo di rischi sistemici offrendo raccomandazioni alla Fed.

Fra le altre misure si impone che il Presidente della Fed di New York sia nominato dalla Casa Bianca e non dalle banche di Wall Street, «socie» della Fed di NY. Si introdurranno regole per i fondi hedge: i più importanti dovranno registrarsi con le autorità di governo ed essere più trasparenti. Con il progetto Dodd, si cerca anche di minimizzare la possibilità che le banche diventino «too big to fail», troppo grandi per poter fallire. Si creano ad esempio procedure speciali per isolare istituzioni in difficoltà, con l'obiettivo di pilotarne il fallimento e si impongono nuovi e più rigidi standard su leverage e capitali oltre a introdurre metodi di supervisione molto più rigidi degli attuali. È stata sottoscritta la «Volcker rule»: le grandi banche e le loro controllate non potranno fare trading per conto proprio in concorrenza con i fondi hedge o operare nel settore private equity in operazioni che richiedono forti leve sul debito. Il voluminoso progetto di legge, che arriva ben 18 mesi dopo il fallimento di Lehman Brothers dovrà essere adottato, ha detto Dodd, per evitare o quanto minimizzare il pericolo di una nuova crisi sistemica.

C'è tuttavia un problema: non è detto che il progetto passi. È vero, come ha detto Dodd, che su undici capitoli di riforma, ce ne sono solo due su cui i repubblicani non vogliono assolutamente cedere. Il primo riguarda la nuova agenzia per la protezione dei consumatori, che sarà incorporata sotto l'autorità della Fed, ma avrà una sua autonomia sia operativa che di bilancio. Il secondo riguarda nuove formule di corporate governance giudicate troppo rigide. Per le regole societarie si prevede che la Sec attribuisca poteri di cui oggi gli azionisti non dispongono. Se hanno il controllo di un minimo del pacchetto azionario della banca in oggetto ad esempio, gli azionisti avranno la possibilità di votare sui pacchetti per la remunerazione dei vertici societari. Per l'altra voce controversa, quella per la protezione dei consumatori, si attribuisce alla nuova agenzia il controllo su istituti con più di dieci miliardi di dollari di attività patrimoniali e l'autorità per intervenire se vi è la percezione che vi siano tassi passivi troppo elevati o pratiche vessatorie per chi usa le carte di credito o per chi ha contratto dei mutui immobiliari. È chiaro che la questione, come nel caso della sanità, diventa politica: i repubblicani guardano alle elezioni di novembre e hanno già anticipato che utilizzeranno l'ostruzionismo per bloccare la proposta Dodd. I democratici non hanno più la maggioranza di 60 seggi necessaria a blindare le proposte di legge in caso di irriducibile opposizione repubblicana. «Avrebbero dovuto intervenire molto prima - ci ha detto ieri l'economista Allen Sinai - dopo il disastro della crisi finanziaria e i sospetti dell'opinione pubblica nei confronti di Wall Street, la riforma è dovuta. Se i repubblicani la bloccheranno, rischieranno molto anche loro, la partita è aperta».

I punti chiave della riforma Usa
La stretta sulla finanza al vaglio del Senato Usa (di Mario Margiocco)
Chi è Chris Dodd

16 marzo 2010
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