LONDRA - Alessandro Profumo non si dimette, né ha minacciato di farlo e la quota di Generali di cui ieri ha confermato la cessione è stata liquidata per il concretizzarsi di un'offerta "superiore" al consenso degli analisti, in ottemperanza alla richiesta dell'Antitrust.
Il giorno dopo aver visto «un'Inter da otto e mezzo» incenerire le ambizioni del Chelsea, il nerazzurro amministratore delegato di UniCredit, ha presentato a Londra i risultati del 2009 (oltre le previsioni con il titolo in gran spolvero in Borsa), per poi toccare tutti i temi di questa fitta congiuntura finanziaria che incrocia i destini di Generali, Mediobanca e di UniCredit. O meglio del suo destino in UniCredit. «No» ha risposto Profumo a una domanda diretta sulle sue presunte intenzioni di dimettersi. Ha escluso di aver minacciato di farlo e sul travaglio verso banca unica, ovvero la riorganizzazione di UniCredit, ha sfoderato ottimismo. «Il focus è migliorare il servizio e la riorganizzazione avverrà nel 2010 con una nuova segmentazione della clientela e la risistemazione del network». Entro tre- quattro settimane sarà, invece, necessario trovare un accordo sulla via da seguire dopo ilrinvio deciso al cda dell'altro ieri.
Sulle tensioni con gli azionisti, Profumo ha voluto sdrammatizzare. «Le relazioni sono buone come sempre. Il mio interfaccia è il cda dove c'è una dialettica che considero sinceramente giusta». La questione è la creazione e la scelta di un direttore generale? «Il problema- ha replicato l'amministratore delegato non è posto in questi termini, ma riguarda il cambiamento della holding che diviene società operativa. Dobbiamo capire bene come dovrà funzionare». In questo contesto di relativa incertezza resta sospesa anche l'ipotesi di creare un country manager per l'Italia,ipotesi che per Profumo «si può anche considerare.... ma bisogna capire che ruolo avrà». E siamo al punto di partenza ovvero alla definizione dell'operatività della holding.
Un dibattito in divenire che incrocia, quantomeno nel calendario, il cammino che attende Generali e Mediobanca.
Nell'ipotesi che la partita di Trieste renda necessaria la scelta di un nuovo presidente per Mediobanca, Profumo ha ribadito la linea già espressa: UniCredit non starà a guardare. «Siamo i maggiori azionisti, l'investimento è significativo non possiamo ignorare un tema del genere».Battute da considerare in senso generale perché Profumo s'è sottratto al gioco dei «se» e dei «ma» evitando di indicare il profilo che riterrebbe ideale per un eventuale presidente di Mediobanca nel caso Cesare Geronzi andasse al vertice di Generali. Di certo da Trieste UniCredit s'è allontanata con la cessione del 2,84 che deteneva fino a ieri. Un annuncio diffuso in coincidenza con risultati che vanno oltre le attese, al termine di un anno nel quale la banca secondo Profumo «ha fatto molto per porre le basi per la crescita con un capitale rafforzato ».
L'utile di 1,7 miliardi e il dividendo in contante non bastano per dare garanzie sul futuro. «La politica sui dividendi dipenderà da Basilea 3». E, naturalmente, dalla congiuntura che nei mercati di UniCredit sembra migliorare. «In Polonia, Russia, Turchia e Repubblica Ceca vediamo il ritorno della crescita... abbiamo garantito maggiori capitali a Bank Austria proprio per seguire e sviluppare questi segnali ».
Profumo: «Non ho minacciato le dimissioni»
INTERVISTA / Profumo: «Progetto strategico troveremo insieme la soluzione giusta» (di Alessandro Graziani)
I principali azionisti
I membri del cda
Il progetto «Banca unica»
Il titolo in Borsa