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Berlusconi: «Franceschini è un catto-comunista»

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12 marzo 2009

Dario Franceschini «è un leader catto-comunista» ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la consegna del premio Oscar alla politica del Riformista. «Adesso il Pd ha un leader catto-comunista e questo - ha spiegato - era qualcosa di previsto. Pensavo ci fosse una preminenza della sinistra e non del catto-comunismo, che ancora non ho ben chiaro a quali principi e tradizioni si riferisca».

Non si è fatta attendere la rispostra a distanza del leader Pd, che in serata, a margine del vertice del partito democratico in vista delle Europee, ha contrattaccato: «Tecnicamente lui è un clerico-fascista». E ha aggiunto parlando con i giornalisti: «Ho visto che Berlusconi mi ha definito un catto-comunista. È una vecchia offesa che veniva utilizzata prima che io nascessi nei confronti dei cattolici progressisti. Magari sarebbe utile che il suo consulente di storia del movimento cattolico gli spiegasse che lui, tecnicamente, è un clerico-fascista». E ancora: «se Berlusconi stravince alle europee, quello che potrà fare il giorno dopo è inimmaginabile», è la chiamata alle armi del segretario che sta mettendo a punto una doppia strategia, fatta di alleanze per le amministrative e di candidati forti per le europee.

Dopo la proposta del segretario del Pd Franceschini di tassare i redditi superiori a 120mila euro attraverso un'una tantum da destinare alle famiglie più povere, cresce quindi la polemica. «È una ricetta sbagliata secondo l'idea della dottrina tradizionale dell'economia liberale», ha detto Berlusconi. Anche perché tra le persone che godono di grandi ricchezze, «chi può fa azioni e compie opere sociali che vanno ben al di lá del 2% dell'Irpef. Io non faccio sapere nulla, ma la mia famiglia -osserva- è molto attiva nella costruzione di ospedali, orfanatrofi e altre opere».

«Viviamo la politica con un sistema ed una architettura che non sono più in linea con i tempi», ha poi aggiunto parlando della Costituzione. Berlusconi ha ricordato come «si veniva da un ventennio di dittatura ed ha vinto la logica non presidenziale, ma parlamentare. Ora, invece, i tempi sono tali per avere percorsi più brevi e decisioni più immediate». Sul ruolo del presidente del consiglio, il cavaliere ha invece aggiunto: «Il premier non ha poteri, se non la sua autorità e magari insieme a una forte maggioranza parlamentare. È un primus inter pares e può solo redigere l' ordine del giorno del Consiglio dei Ministri».

Questo - ha osservato ancora Berlusconi ricevendo l'Oscar come miglior politico dal quotidiano Il Riformista - lo fa bene Gianni Letta. A me dunque mi si accusa di avere un atteggiamento dittatoriale, ma in effetti io non ho nessun potere. Chi sta lì - dice ancora il premier riferendosi al suo ruolo - non ha una stanza dei bottoni, perché tutto deve passare attraverso il presidente della Repubblica e le Camere».

«Non ho mai parlato di presidenzialismo», ha assicurato poi il presidente del Consiglio. «Anche alla conferenza di fine anno quando mi chiesero se pensassi al presidenzialismo io ho risposto che non era un tema sul tavolo. È una cosa che magari si potrebbe fare, al limite nella seconda parte della legislatura, ma con l'accordo di tutti».

«È andata bene, molto bene. Tra i banchieri ho trovato grande serenità» ha poi aggiunto ha spiegato ai cronisti l'esito dell'incontro di ieri a cena a Villa Madama. Ma c'è un problema di credito? «Quando una banca - ha osservato il premier - fa un affidamento, deve valutare che questo affidamento sia sicuro perché in un momento difficile del mercato si chiede se sarà in grado di recuperare il credito. È chiaro che in questo momento c'è prudenza e proprio per questo motivo si deve diffondere fiducia». Il premier ha ribadito che «le banche devono fare le banche, i cittadini devono continuare con le loro abitudini e le imprese devono continuare a produrre. Le famiglie italiane non sono coinvolte in questa crisi, c'e semplicemente bisogno
di fiducia».

12 marzo 2009
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