Botta e risposta tra Claudio Petruccioli e Emanuele Macaluso sul futuro del Partito democratico. I due si sono scambiati pareri e opinioni in una serie di lettere (tre in tutto) su www.leragioni.it.
L'ex presidente Rai scrive a Macaluso («tu mi vai bene come giudice») per prendere le distanze da quanti pensano che la fine del Pd sia segnata. Se è stato difficilissimo costituirlo, annota «sarà ancora più difficile disfarlo, cancellarlo dalla scena politica». Ma non lesina critiche alla gestione attuale. Il Pd «come il bipolarimo non funziona». Eppure indietro non si torna. Quello che manca è un sano spirito pionieristico, il che determina «un territorio incolto». Ciò che l'ex presidente Rai vede nella fase attuale è una «tentazione trasformistica» già individuata nella classe dirigente politica della sinistra italiana («di fronte a insuccessi e incapacità non si cambiano i dirigenti ma i partiti; e i dirigenti restano – più o meno – sempre gli stessi»).
La frase, di cui Petruccioli non ricorda l'autore, è proprio di Emanuele Macaluso che nella risposta glielo rammenta. «Sono d'accordo con te», gli risponde Macaluso, il Pd «è un grande territorio picchettato e nominato» che però perde pezzi. Quello che non funziona, scrive è il bipartitismo, non il bipolarismo: «la Lega condiziona sempre più Berlusconi e il Pd cerca soci, alla sua destra e alla sua sinistra». Il problema è che il Pd, ora come ora, non è in grado di essere alternativo alla destra. Ma la sua crisi, riflette Macaluso, riguarda soprattutto il gruppo dirigente, che non è «da pensionare ma da ridimensionare». Perciò propone un grande dibattito da aprirsi dopo le elezioni regionali tra chi ritiene utile che in italia ci sia «una grande sinistra e una coalizione di centrosinistra».
Petruccioli gli risponde in un'ultima lettera. E proprio sulla distinzione tra «grande sinistra e coalizione di centrosinsitra» chiede lumi all'interlocutore, da sempre critico rispetto alla mancata ispirazione socialista nel profilo identitario del Pd. L'ex presidente Rai propone «un po' di igiene linguistica» per arrivare a parlare semplicemente di «sinistra di governo». Perché invece che «guardare l'orto della socialdemocrazia», come gli suggerisce apertamente Silvio Rezzano, che pure ha letto la corrispondenza, Petruccioli preferisce parlare di territorio Pd, «che deve essere messo a coltura». «Non importa di che colore è il gatto; importa che prenda il topo», conclude Petruccioli, parafrasando un vecchio proverbio cinese, «se c'è un gatto socialdemocratico capace di far fiorire il Pd si dia da fare. Il primo a gioirne sarò io».
La lettera di Petruccioli a Macaluso
La risposta di Emanuele Macaluso
Lettera conclusiva di Claudio Petruccioli