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Bagnasco: «Il no all'aborto è un valore non negoziabile nel voto dei cattolici»

di Carlo Marroni

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22 marzo 2010
Bagnasco: «Il no all'aborto è un valore non negoziabile nel voto dei cattolici»

La difesa della vita umana, innanzitutto dal «delitto incommensurabile» dell'aborto in tutte le sue forme, è uno dei valori «non negoziabili» in base al quale i cattolici devono votare nelle prossime regionali. E' un'indicazione chiara quella del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, a meno di una settimana dal voto. Aprendo i lavori del Consiglio Permanente, il porporato non cita espressamente la candidata del centro-sinistra alle regionali del Lazio, ma il suo appello a pochi giorni dal voto sembra riferirsi principalmente a Emma Bonino. Il presidente della Cei indica la difesa della vita e della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come criteri imprescindibili.

Nella lunga prolusione Bagnasco parla poi di pedofilia: la Chiesa italiana - ha detto - ha prontamente seguito le direttive, impartite già da anni dalla Santa Sede, per vigilare e prevenire possibili casi di pedofilia nel clero. Di fronte agli scandali di pedofilia, la Chiesa ha imparato da Benedetto XVI a non tacere o coprire la verità, «anche quando è dolorosa e odiosa». Il porporato ha anche espresso al Papa la «vicinanza» dell'episcopato italiano: «quanto più, da qualche parte, si tenta di sfiorare la sua limpida e amabile persona, tanto più il popolo di Dio a lui guarda commosso e fiero».

Poi una dura analisi sulla situazione italiana. Non ci possono essere «alibi preventivi» o «coperture impossibili» per quei politici o amministratori che rubano, per proprio tornaconto personale, dalla «cosa pubblica», con «grave scandalo dei cittadini comuni» ha detto Bagnasco al parlamentino della Cei, e ha esortato gli uomini di Stato a porre fine «a comportamenti iniqui» e « contiguità affaristiche», e a tornare «sul piano della politica vera». E ha aggiunto: «Non cerchiamo alibi preventivi nè coperture impossibili: sottrarre qualcosa a ciò che fa parte della cosa pubblica - ha spiegato il porporato - non è rubare di meno, semmai, se fosse possibile, sarebbe un rubare di più. A qualunque livello si operi e in qualunque ambiente. Per i credenti poi, questo obbligo assurge alla dignità di comando del Signore, dunque non si può venir meno».

Bisogna mettere fine, ha insistito, «a quella falsa indulgenza secondo la quale, poichè tutti sembrano rubare, ciascuno si ritiene a sua volta autorizzato a farlo senza più scrupoli». Dinanzi a quel che va emergendo anche dalle diverse inchieste in corso della magistratura «noi vescovi ci sentiamo di dover chiedere a tutti, con umiltà di uscire dagli incatenamenti prodotti dall'egoismo e dalla ricerca esasperata del tornaconto e innalzarsi sul piano della politica vera. Questa è liberazione dalle ristrettezze mentali, dai comportamenti iniqui, dalle contiguità affaristiche per riconoscere al prossimo tutto ciò di cui egli ha diritto, e innanzitutto la sua dignità di cittadino».

Poi un accenno alla crisi economica: le difficoltà, ha detto, «non si superano tagliando semplicemente i posti di lavoro» ma sforzandosi «soprattutto di immaginare il nuovo». Bagnasco ha invocato anche «ammortizzatori sociali» che permettano «di non far sentire alcuno abbandonato dalla collettività ». Davanti alla crisi, ha esortato il porporato, «resistiamo insieme, pensiamo insieme, industriamoci insieme. E insieme, dopo la crisi, ripartiamo più forti».


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22 marzo 2010
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