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Domande e risposte / Non è l'anidride l'unica strada per curare il clima

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13 agosto 2009

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Nicolaj Kundert Jensen, Londra (via e-mail)
BL: Io ritengo che l'enorme frattura tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo possa essere meglio affrontata attraverso politiche dirette ed efficienti come la lotta alla malnutrizione, la lotta alle malattie infettive, i servizi igienico-sanitari, l'istruzione, ecc, piuttosto che attraverso politiche climatiche indirette e inefficienti, che risulterebbero molto meno utili per affrontare i problemi di cui parla lei

Perché ora ritiene che sia «vitale» un accordo a Copenaghen, quando sono sempre più numerose le prove che le emissioni di anidride carbonica prodotte dall'uomo non rappresentano il fattore principale all'origine dei cambiamenti climatici, e le temperature globali sembrano aver invertito, più o meno dal 2003, la loro tendenza al rialzo?
Preferivo la sua posizione precedente, quando diceva che ci sono altre questioni molto più importanti su cui concentrarsi, con la possibilità di ottenere risultati più concreti e definiti con minor esborso di denaro
jcsmall
BL: È assolutamente vero che esistono problemi globali dove potremmo raggiungere risultati molto importanti con investimenti relativamente contenuti: la malnutrizione è uno degli esempi più ovvi in tal senso. Il riscaldamento globale probabilmente si tradurrà in un incremento della malnutrizione in certe aree, ma otterremmo molto di più con politiche dirette di lotta contro la malnutrizione che con politiche indirette contro il riscaldamento globale. Questa è una cosa importantissima da chiarire, e spesso è assente dalle nostre discussioni sul riscaldamento globale. Penso però che sia necessario anche ragionare sul modo per contrastare il riscaldamento globale. E considero vitale è fare in modo che questa reazione sia il più intelligente possibile

Come si fa a distinguere i cambiamenti climatici naturali da quelli prodotti dall'uomo?
Se non sappiamo questo non possiamo sapere che tipo di azioni intraprendere per mitigare il nostro impatto sul clima
Robert Davies
BL: Ritengo che il miglior punto di partenza sia prendere in esame il lavoro dell'Ipcc a questo riguardo

Secondo lei, quanto incidono la pigrizia e un atteggiamento egoista da parte delle persone su quelle teorie che si concentrano sui potenziali costi supplementari di un comportamento più ecologista? La mia impressione è che esistono certe persone che amano protestare contro le iniziative in favore dell'ambiente solo per sollevare polemiche o per evitare lo sforzo di leggere sul bidone della spazzatura dove si debbano buttare i rifiuti riciclabili. Lo stesso succede con le grandi aziende che non vogliono cambiare i loro comportamenti, che trascurano quanto potrebbero risparmiare spengendo le luci e invece si lamentano dei costi che comporta rivedere i loro metodi
Analista finanziario
BL: Io credo che la cosa realmente importante sia fare in modo che diventi praticabile, economicamente accessibile e attraente abbandonare la dipendenza dalle fonti di energia basate sul carbonio, e farlo per tutto il pianeta. Sforzi minori, come io o lei che spengiamo le nostre lampadine, non sono negativi di per sé, ma servono a ben poco per combattere il riscaldamento globale: bisogna cambiare l'infrastruttura energetica invece che attardarsi in futili tentativi per modificare la pigrizia e l'egoismo dell'umanità

La mia domanda per lei, Bjørn, è questa: la geoingegneria non equivale a un intervento temporaneo, che non impedirà determinati effetti molto negativi sotto il profilo della produzione alimentare? Limitarsi a ridurre le temperature ma lasciare che gli oceani si acidifichino assorbendo una maggior quantità di anidride carbonica porterà a una perdita di molluschi e coralli che avrà come minimo ripercussioni sulla disponibilità alimentare di prodotti ittici e nella peggiore delle ipotesi una perdita di biodiversità
Eliota1
BL: In una risposta precedente ho detto che è importante rendersi conto che tutte le possibili risposte ai cambiamenti climatici – compresi i tagli delle emissioni, su cui tanto ci impegniamo al momento – comportano dei rischi. Qui voglio aggiungere che abbiamo un problema e abbiamo diverse opzioni a nostra disposizione. Una – l'ingegneria climatica – appare incredibilmente economica ma potenzialmente molto efficace, mentre un'altra – i tagli delle emissioni – appare molto costosa ma non particolarmente efficace. Io penso che sia il momento di discutere più seriamente di queste due opzioni, e delle altre possibilità evidenziate nella ricerca che il Copenhagen Consensus on Climate sta lanciando questo mese sul sito

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13 agosto 2009
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