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Recenti dati scientifici (Meinhausen et al., 2009, Allen et al., 2009) suggeriscono che abbiamo bisogno di «decarbonizzare» interamente le emissioni globali prima del 2040 se vogliamo avere il 75 per cento di probabilità di limitare il riscaldamento globale a non più di 2 gradi centigradi di qui al 2100. Oltre alle teorie sulla geoingegneria, quali sono le sue priorità per raggiungere questo risultato? Che cosa ne pensa del progetto Desertec?
the1nigel
BL: Questo indica che forse l'obbiettivo non è molto sensato. Il primo studio con revisione inter pares dal 2007 che ha analizzato i fondamenti di questo obbiettivo ha scoperto che «l'obbiettivo è supportato da argomentazioni piuttosto esili, basate su metodi inadeguati, ragionamenti traballanti e citazioni selettive da un insieme di studi molto ristretto». Richard Tol ha rilevato che le argomentazioni proposte per giustificare questo limite si basavano su studi di scarso merito scientifico o economico, che spesso distorcevano clamorosamente la letteratura in materia, ed è arrivato alla conclusione che «l'obbiettivo di 2 gradi centigradi dell'Ue appare infondato»
Personalmente ritengo che il dibattito sulla geoingegneria dovrebbe svolgersi dopo Copenaghen, perché l'importanza di questo trattato sta nel bloccare o rallentare le attuali linee di tendenza di uno sviluppo e di una crescita economica ecologicamente insostenibili. Dottor Lomborg, continuando a illustrare le possibilità della geoingegneria non stiamo offrendo una scappatoia a quei Paesi e a quei negoziatori ancora riluttanti ad adottare regole contro i cambiamenti climatici?
jshell
BL: I politici dei Paesi ricchi si sono riuniti a Rio de Janeiro nel 1992 e hanno promesso di tagliare le emissioni entro il 2000, ma non è successo. A Kyoto, nel 1997, abbiamo visto i leader promettere riduzioni ancora più drastiche entro il 2010, ma le emissioni hanno continuato a crescere. Il mio timore è che i leader si riuniscano a Copenaghen questo dicembre per accordarsi di nuovo sulle stesse cose, drastiche riduzioni delle emissioni che nessuno rispetterà. Il rischio reale è di sprecare un altro decennio senza affrontare veramente il problema del riscaldamento globale. Ecco perché penso che sia importante discutere adesso, in questi pochi mesi che ci separano dal vertice di Copenaghen, di tutte le opzioni possibili e di quali siano le migliori
Può darmi il suo parere sulla praticabilità del sistema di scambio delle emissioni?
Sono diffidente verso qualunque meccanismo per ridurre le emissioni di anidride carbonica che non tenga conto della convenienza economica e non dimostri chiaramente il successo della misura
Henk J. Alkema
BL: La maggior parte degli economisti è del parere che in via teorica i sistemi di scambio di quote di emissioni e la carbon tax siano efficienti più o meno allo stesso modo. Il problema del primo di questi due sistemi è che è più esposto a interferenze politiche e inefficienze, come evidenziato dalla legge Waxman-Markey, che esclude numerosi settori inquinanti e offre a molti altri sussidi impliciti ed espliciti. In realtà, questi meccanismi spesso sono poco incisivi, e dunque una tassa sulle emissioni è un modo più onesto e più verosimile per produrre risultati. Naturalmente, se il nostro obbiettivo è ridurre l'impatto dei cambiamenti climatici, le nostre ricerche hanno dimostrato – e dimostreranno – che ci sono molti altri modi ancora più efficienti per farlo
(Traduzione di Fabio Galimberti)