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La Russa: «La croce sul tricolore? Solo una battuta»

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30 nonembre 2009

Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, in disaccordo con i colleghi della Lega non vede il nesso fra il voto sul divieto di costruire minareti in Svizzera e la proposta del viceministro Roberto Castelli che chiede di mettere la croce nel Tricolore. «La Svizzera - ha spiegato La Russa ha fatto molto bene a esprimere un'opinione che conferma che non bisogna mai discriminare ma nemmeno arrendersi ad un futuro, non dico multietnico che mi va bene, ma multiculturale. Da questo far discendere un cambiamento della bandiera, lo può fare solo chi non la ama: non è nemmeno una provocazione, è solo una battuta che può fare chi non capisce che le bandiere non sono bandierine che se ne possa sventolare una diversa ogni giorno». Quanto al crocefisso, secondo La Russa «basta saperlo tenere dentro la nostra cultura e la nostra tradizione cristiana».

Il referendum svizzero sul divieto di costruire minareti in territorio elevetico ha vinto con il 57,5% e i commenti nel Belpaese non si sono fatti attendere.

Secondo Alberto Castelli, viceministro della Lega Nord, occorre trarre un importante insegnamento dal risultato elvetico: «Il messaggio, che arriva soprattutto a noi che viviamo vicini a questa terra, è forte – afferma Castelli -. Occorre un segnale forte per battere l'ideologia massonica e filoislamica che purtroppo attraversa anche le forze alleate della Lega». E propone: «Credo che la Lega Nord possa e debba nel prossimo disegno di legge di riforma costituzionale chiedere l'inserimento della croce nella bandiera italiana».

Per il ministro della semplificazione Calderoli «Quel che sembra emergere dalla scelta del popolo svizzero è da una parte il rispetto per la libertà di religione e dall'altra la necessità di mettere un freno agli aspetti politici e propagandistici legati all'Islam.È una cosa che dovrebbe far riflettere anche da noi - afferma Calderoli - in Svizzera si mette un freno mentre in Italia si ipotizza addirittura la nascita di un partito islamico, e quindi di un partito religioso, alla luce delle proposte di diritto di cittadinanza e quindi di voto».

Per Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl al Senato: «Anche la paziente Svizzera si è stancata del dilagare di immigrazione e Islam. Lo conferma l'esito del referendum sui minareti. Anche in Italia dobbiamo proseguire nella politica del rigore. È un nostro pieno diritto».

Secondo il deputato della Lega Nord, Marco Rondini: «Ancora una volta dalla vicina Svizzera viene lanciato un esempio di democrazia a tutta l'Europa. Un esempio che dovremmo recepire anche nel nostro Paese, dando subito corso alla proposta di legge Cota-Gibelli sulla regolamentazione dei luoghi di culto non cristiani, che fra le altre cose prevede l'obbligo di un referendum consultivo di fronte a qualsiasi richiesta di costruzione di nuove moschee». Dello stesso parere Riccardo Decorato, vice sindaco di Milano: «La democraticissima Svizzera - ha detto - oggi ha dato una lezione all'Italia, in particolare a quegli esponenti della sinistra che, se un'iniziativa del genere avesse avuto luogo nel nostro Paese, avrebbero alzato le barricate e gridato allo scandalo».

Soddisfatto del "No" anche il presidente del Veneto Giancarlo Galan, che commentando gli esiti del referendum afferma: «Ci sono più ragioni per procedere con prudenza, buonsenso e sana lungimiranza sulla possibilità del diffondersi di moschee nell'occidente europeo. Senza per questo impancare su stupide crociate per primati di civiltà o altre xenofobe idiozie, riterrei assolutamente obbrobrioso un paesaggio svizzero punteggiato da minareti».

Di opposto tenore il commento di Francesco Francescaglia, responsabile Esteri del Pdci «Brutto referendum e pessimo esito. In Europa soffia un vento di intolleranza che inquieta e allarma. L'unica strada è l'integrazione e non l'esclusione. L'esultanza della Lega Nord non fa presagire nulla di buono e sono la conferma che anche in Italia c'è chi soffia su fuoco dell'intolleranza».

Una lettura fori dagli schemi arriva dalla portavoce delle donne marocchine in Italia Souad Sbai «Il popolo è sovrano e quando decide una cosa va rispettato - afferma - È bene che ci sia un controllo sulle moschee, c'è un'avanzata radicale, in Europa e nel nostro paese, che ci preoccupa moltissimo e va fermata subito».A preoccupare, secondo la portavoce delle donne marocchine, «non è certamente il minareto, ma chi ci sta dentro. È chiaro che sono contraria alla xenofobia - assicura – ma serve un controllo contro le moschee 'fai da tè che hanno rovinato i nostri ragazzi: questa gente, gli estremisti religiosi, fanno diventare xenofobi pure gli arabi».

30 nonembre 2009
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