La Cina ha annunciato una nuova normativa ambientale per chiudere le aziende siderurgiche che oltrepassano determinati limiti di contaminazione. Il ministero dell'Industria e della tecnologia ha reso noto, attraverso la sua pagina web, che una legge limiterà la quantità di acqua inquinatà a due metri cubi per tonnellate prodotte, mentre le emissioni di diossido di carbonio non potranno superare l'1,8 chilogrammi per tonnellate.
Al fine di riorganizzare un settore molto frammentato, la bozza di documento prevede anche la chiusura delle aziende che non superino il milione di tonnellate di produzione all'anno. La Cina, il maggiore produttore di acciaio al mondo e anche il Paese che scarica nell'ambiente la quantità maggiore di gas serra, ha annunciato la normativa nella stessa settimana in cui a Copenaghen si svolge il vertice sul clima. Alla vigilia del summit, Pechino si è impegnato a ridurre entro il 2020 del 40-45% sui livelli 2005 la sua intensità energetica (le emissioni di CO2 per ogni unità di Pil); una novità però che, se la crescita cinese continuerà ad aumentare agli stessi ritmi degli ultimi anni potrebbe non portare ad alcuna riduzione delle emissioni. E a Copenaghen la delegazione cinese ha già criticano i Paesi sviluppati, ricordando loro che devono essere i primi a ridurre le emissioni.